Come presidio permanente No Border non abbiamo mai avuto interesse nel prendere parte a polemiche che riteniamo sterili. Negli ultimi giorni però abbiamo osservato con disappunto giornalisti e politici prendere posizione sul presidio e sulle attività portate avanti in questo luogo.
Crediamo che questo tipo di dichiarazioni serva unicamente allo scopo di distogliere l’opinione pubblica dal problema reale.
Ciò che abbiamo sotto i nostri occhi, tra Ventimiglia e Mentone, e spingendosi oltre fino a Calais, è il riproporsi di politiche razziali che si credevano superate. Mentre sui giornali leggiamo che il problema sarebbero le persone sugli scogli e chi li sostiene, noi crediamo sarebbe più importante aprire un dibattito pubblico sulle centinaia di migliaia di migranti in viaggio soggetti alle politiche repressive europee. Mentre a Calais i migranti muoiono sotto i tir nel tentativo di raggiungere l’Inghilterra, a Menton e a Nizza assistiamo a rastrellamenti di persone di colore sui treni, e a Ventimiglia la polizia non permette loro di raggiungere il presidio, consentendo invece ai trafficanti di uomini di svolgere il proprio lavoro indisturbati.
Qualcosa però sulle dichiarazioni fatte dai politici locali ci preme dirlo, perché vi è una netta differenza tra esprimere un’opinione e dire falsità con la consapevolezza di farlo. In questo momento al presidio No Border vi sono oltre 60 migranti, mentre i solidali sono poco più della metà. Nonostante la difficoltà di gestione e la scarsità dei mezzi, il presidio mantiene condizioni igienico sanitarie dignitose, come testimonia l’assenza di qualunque caso conclamato di malattie infettive e la costante presenza di medici.
All’interno del presidio vengono condivise diverse regole stabilite assieme ai migranti. I migranti non vengono segregati, hanno la possibilità di disporre della propria libertà come meglio ritengono, e sono parte attiva dei processi decisionali interni al presidio. Al contrario di quanto affermato da alcuni, non sono quindi strumento di propaganda di fantomatici esponenti dei centri sociali. Al presidio non ci sono “i centri sociali”, ma singoli e attivisti che si mettono in gioco in prima persona senza alcun ritorno se non la consapevolezza di combattere per una giusta causa.
Molte associazioni intuendo la realtà dei fatti hanno continuato ad esprimere la propria solidarietà e il proprio appoggio al presidio. Il nostro ringraziamento va quindi all’Imam di Nizza, a Medicine du Monde, ad Amnesty International di Mentone, ad A.D.N. di Nizza, alla cooperativa “Oltre il giardino” di Acquiterme, alla comunità di San Benedetto al Porto e a tutte le collettività e le persone che ci hanno supportato materialmente oltre che solidarizzato con le nostre ragioni.
E’ triste vedere come invece alcuni “professionisti” dell’informazione non capiscano alcune cose fondamentali: chiedere di non fare una fotografia o un video dei migranti in viaggio non è un attacco al diritto d’informazione, ma la tutela di persone la cui identificazione potrebbe avere conseguenze pesanti sulle proprie scelte di vita. Ci sconcerta quindi l’invadenza di certi operatori che pretenderebbero, in nome del diritto di cronaca, di poter violare perfino l’intimità dei luoghi dedicati all’igiene e al riposo. Il problema non sono i giornalisti, ma i cattivi giornalisti.
A questo punto ci chiediamo su cosa si fondino le richieste di sgombero, o “normalizzazione” come la chiama qualcuno. Qui non c’è un problema di ordine pubblico, ma un problema politico e sociale, rispetto al quale sarebbe ora di aprire gli occhi: la condizione dei migranti, rifugiati e non, nell’Europa della crisi. Mentre noi lo stiamo affrontando quotidianamente dal punto di vista pratico, altri speculano sull’emergenza. A loro vogliamo far sapere che non torneremo indietro. We are not going back!
Presidio permanente No Border – Ventimiglia
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The No Border Camp never wanted to take part in petty arguments wich we do not believe to be constructive. Recently, however, we observed that some journalists and local politicians have been critical of our project. We believe that the statements they are making serve to distract public opinion from the real problem.
What we are seeing in Ventimiglia and Mentone, a phenomenon wich stretches as far as Calais, is the re-emergence of the racist politics wich we believed to be a thing of the past. While the media proposes the problem to be the people stranded on the rocks of Ventimiglia and those supporting them, we believe that its far more important to direct the public debate towards the bigger issue wich is the thousands of migrant subjected to the repressive european politics. While in Calais people are dying trying to get to England, in Menton and Nice the police sistematically raid the trains picking out any black person they find, and in Ventimiglia the police don’t allow migrants to reach the solidarity camp, handing them over instead to the people smuglers who continue their work undisturbed.
We feel it necessary however to speak out against the statements made by local politicians, because there is a great difference between stating an opinion and knowingly lying. At the moment there more than sixty migrants in the No Border Camp, and only around thirty activists. In spite of the difficulties involved in organizing the camp and the scarcity of supplies, the camp mantains clean and hygenic standards there has never been a case of illness and we always have doctors available at the camp.
We decided all together, migrants and activisits, the rules of the camp. The migrants are not segregated, they are free to come and go as they please and to participate in the camp as they wish, helping to take the communal decisions. They are not, therefore, being exploited for the ends of some fanatic activists, as some claim. At the camp there are no “social centres” in the sense that all the activists come to take part of their own accord and not as representitives of political groups or factions, they are working for what they believe,as free individuals, to be a just cause.
Many organisations have expressed their solidarity with our cause and have given us their support. We would like to thank all of those who have supported us, including the Imam of Nice, “Medicine du Monde”, Amnesty International of Mentone, A.D.N. of Nice, the cooperative “Oltre il giardino” of Acquiterme, the community of San Benedetto al Porto and all the people and colletives who gave us practical assistance and solidarity.
It’s sad to see how some “professional” journalists do not understand some fundamental things: that asking people not to take photos or videos of migrants or people in the camp is not an attact on the right to information but rather it is about protecting people whose identification could put them in serious difficulty. We are shocked at the invasive attitude of some professionals who, inthe name of reporting news, violate the privacy of individuals and expose to the camera places of refuge, peoples homes, here in the camp. The problem is not journalists, but bad journalists.
At this point we ask on what grounds would one request the eviction of the camp, or “normalisation” as some call it. Our camp does not represent a threat to public order, but it is a manifestation of and thoughtful response to political and social problems, problems which we need to open our eyes to, namely the condition migrants find themselves in, refugees or non refugees, in the fortress Europe. While we are confronting these issues on a daily basis with practical solutions, others speculate about a situation of great “emergency”. To them we would like to simply say that we are not going back.
No Border Camp – Ventimiglia
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Le camp No Border n’a jamais voulu prendre part à des débats stériles qui ne sont pas constructifs. Récemment, nous avons toutefois observé que des journalistes et des policitiens locaux se sont montrés critiques à l’égard de notre projet. Nous croyons queleurs déclarations servent à détourner l’opinion publique du vraiproblème.
Ce que nous observons à Vintimille et à Menton, un phénomène qui s’étend jusqu’à Calais, est la résurgence de politiques racistes dont nous croyions qu’elles faisaient partie du passé. Dans le discours médiatique, le “problème” ce sont les gens coincéssur les rochers de Vintimille et leurs soutiens. Nous estimons que le débat devrait s’orienter vers le sort réservé aux milliers de migrants touchés par les politiques répressives européennes. Pendant qu’à Calais, des migrants meurent en tentant de rejoindre l’Angleterre, la police perquisitionne systématiquement les trains à Menton et à Nice, avec un contrôle au faciès systématique à l’égard des non-blancs. A Vintimille, la police empêche les migrants de rejoindre le camp de solidarité, et préfère les jeter en pâture aux passeurs qui continuent leur travail en toute tranquilité.
Nous devons répondre aux déclarations des politiciens locaux, parcequ’il y a une différence entre émettre une opinion et mentir sciemment. Il y a 60 migrants au No Border Camp, et seulement environ30 activistes. Malgré des difficultés dans l’application des normes d’hygiène et de propreté, il n’y a jamais eu de maladies infectueuses et des docteurs viennent fréquemment sur le camp.
Nous avons décidé des règles du camp tous ensemble, migrants et activistes. Les migrants sont libres de rejoindre ou de quitter le camp quand ils le veulent, de participer au camp comme ils le souhaitent, et notamment en participant aux décisions collectives. Contrairement à ce que disent certains, ils ne sont donc pas exploités par des activistes fanatiques. Au camp, il n’y a pas de “centres sociaux”: les activistes viennent d’eux-mêmes, et pas en tant que représentants de groupes ou factions politiques. Ils travaillent en tant qu’individus libres pour ce qu’ils considèrent être une juste cause.
De nombreuses organisations ont exprimé leur solidarité avec notre cause et nous soutiennent. Nous remercions ceux qui nous aident, notamment l’Imam de Nice, Médecins du Monde, Amnesty International, A.D.N., la coopérative “Oltre il giardino”, la communauté de San Benedetto al Porte et chaque collectif ou personne qui nous a apporté une aide matérielle ou tout autre type de solidarité avec notre projet.
Il est triste de constater que des journalistes professionnels ne comprennent pas des choses fondamentales. Demander à ce qu’il n’y ait pas de photos ou de vidéos des migrants et autres personnes présentes sur le camp n’est pas une attaque au droit àl’information. Il s’agit plutôt de protéger des personnes dont l’identification pourrait les mettre en danger. Nous sommes choqués par l’attitude invasive de certains journalistes professionnels qui, au nom de l’information, violent l’intimité d’individus et exposent aux caméras un lieu de refuge. Le problème, ce ne sont pas lesjournalistes, mais les mauvais journalistes.
Sur quoi peut-on se baser pour demander l’expulsion du camp, ou sa “normalisation” ? Notre camp ne représente pas un trouble à l’ordre public. C’est l’expression d’une réponse aux probèmes politiques et sociaux sur lesquels nous devrions ouvrir les yeux. A savoir, la situation dans laquelle se trouve les migrants, réfugiés ou non, dans la Forteresse Europe. Pendant que nous nous confrontons quotidiennement à ces questions avec des réponses pratiques, d’autres spéculent sur une situation “d’urgence”. A ceux-là,nous disons simplement que nous ne reculerons pas. We are not going back!
No Border Camp – Vintimille