Archivio mensile:Maggio 2016

SU QUESTE GIORNATE TERRIBILI

Non c’è stato alcuno sgombero del campo di Ventimiglia. È bastata la minaccia di un’azione di forza della polizia a far ripiegare il campo di fortuna sorto qualche settimana fa sulle rive del fiume Roya. È evidentemente la scelta di una comunità fragile, poco sicura di se stessa perché nata in mezzo alle ostilità, in quest’europa in guerra. I/le migranti in viaggio hanno sperato fino all’ultimo che di fronte a una scelta tanto umile l’intervento militare non ci sarebbe stato.

Domenica quindi all’ora indicata dall’ordinanza del sindaco Ioculano migranti e solidali si trovavano in spiaggia, in assemblea, a discutere di dove andare, come rimanere visibili, come riuscire a rimanere a Ventimiglia senza essere deportati. Ai telefoni dei/delle solidali presenti cominciano a giungere telefonate allarmanti. Avvocati, associazioni e altre fonti sono unanimi: ci sono almeno 150 uomini delle forze dell’ordine a Imperia che si preparano ad una grossa operazione. Pullman e aerei sono pronti per il giorno successivo.

L’assemblea ricomincia e alla scelta di resistere prevale il bisogno di protezione. Non tutti sono d’accordo, ma alla fine ci si dirige verso la chiesa più vicina. L’idea è di occuparla senza mediazioni. Le porte della chiesa vengono chiuse, si prova a forzare e il prete pare spaventato, ma poi interviene il Vescovo, di nuovo lui, Suetta, che quando le cose precipitano è sempre pronto a metterci una buona parola.

Molte persone, circa duecento, trovano quindi rifugio in chiesa. In città ce n’è almeno un altro centinaio. In molti non ci stanno e si dirigono verso il confine, altri provano a nascondersi in città. Diversi solidali, vista la situazione, preferiscono restare in strada e continuare a monitorare quanto accade. Si smonta il campo in spiaggia e si cerca comunque di supportare i/le migranti in chiesa. La loro scelta non piace a tutti/e, ma sebbene sia evidente la difficoltà a costruire insieme un discorso collettivo non schiacciato dalla paura, rimane la determinazione di tante persone a non andarsene da Ventimiglia.

Lunedì mattina, poco prima delle 6, è scattata l’operazione di “sgombero” della città. La situazione è grottesca: squadroni di carabinieri, militari, agenti di polizia e della guardia di finanza sfilano per la città dando la caccia ai/alle migranti. Gruppi di almeno una ventina di agenti rastrellano e inseguono poche persone che si nascondono o che non sanno nemmeno cosa stia succedendo.

Una disparità di forze terribile e agghiacciante. La città è militarizzata. I controlli si concentrano dapprima nella zona della spiaggia, della stazione e nel lungo Roia. Le persone vengono fermate, alcune chiuse dentro la sala d’attesa della stazione e viene loro tolto il telefono. Verso le 9 del mattino parte il primo autobus pieno di persone senza documenti, pare diretto verso qualche centro vicino a Ventimiglia.

Per tutto il giorno tra la frontiera alta e la città continuano questi rastrellamenti. Vengono fermate le persone che arrivano con il treno da Genova. Altri due autobus partono verso le 13, questa volta la direzione è Genova dove ad aspettarli pare ci siano dei voli della Mistralair, compagnia area delle Poste Italiane, diretti verso i cara di Mineo e di Bari. Gli ultimi due autobus partono, invece, verso le 16 in direzione dell’autostrada. Non è chiara quale sia la loro meta.

La situazione in stazione a Ventimiglia torna alla normalità: nel corso del pomeriggio i rastrellamenti avvengono direttamente a Genova Principe, dove almeno una decina di persone sono state fermate. Dopo il primo giorno di rilancio del piano Alfano la strategia delle autorità appare la stessa di qualche settimana fa: deportare le persone senza documenti presenti a Ventimiglia e bloccare nuovi arrivi in città. Solo che a questo punto il fallimento di questa politica razzista e violenta può essere mitigato dal protagonismo di santa romana chiesa.

In chiesa le assemblee si susseguono, mentre le notizie di quanto accade a Ventimiglia riempiono i media locali e nazionali. Le cronache dicono che le operazioni di polizia scorrono tranquille, come se la pulizia etnica di una città fosse ordinaria amministrazione. Il resto della scena è tutta del vescovo Suetta, sempre pronto alle emergenze, che propone una tendopoli nel giardino del seminario gestita da Croce Rossa e Protezione Civile. Le tendopoli poi diventano tre, ma in realtà si sa ancora poco delle trattative tra Vescovo, Sindaco e Prefetto. Suetta sembra non aver alcun problema a stare allo stesso tavolo dei responsabili delle deportazioni in corso.

I limiti di queste giornate sono evidenti. La scelta dell’assemblea è stata più un’espressione del bisogno di protezione e della volontà di superare il confine, che una scelta politica. Chiesa cattolica e Croce Rossa hanno mostrato un attivismo già visto in passato e stanno continuando a spostare il discorso pubblico sui bisogni, eludendo la questione centrale, quella del confine e della sua chiusura e guardandosi bene dal denunciare violenze e deportazioni, a cui peraltro la CRI ha spesso e volentieri partecipato. Per la polizia la giornata è stata fin troppo tranquilla, con duecento persone protette dalla chiesa non restava che rastrellare le strade prendendo i/le migranti in piccoli gruppi e aspettando quelli/e che arrivavano in stazione.

Restano comunque delle possibilità. Le persone rifugiate in chiesa sono sfuggite alla deportazione e da due giorni sono in assemblea permanente con i/le solidali presenti. Domani si dovrà uscire da quella maledetta chiesa e a quel punto si capirà meglio dove va la determinazione delle persone in viaggio e di chi le supporta e fino a che punto le autorità sono disposte ad arrivare pur di tener fede ai loro propositi razzisti. La strategia del governo è fallimentare, su questo non ci sono dubbi, e le persone continueranno ad arrivare a Ventimiglia e a bruciare il confine, tutti i giorni.

alcune/i solidali di Ventimiglia e dintorni                                                                                               al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera

 

P.S. mentre finiamo di scrivere queste righe la polizia è entrata dentro la chiesa dove si sono rifugiate le persone senza documenti e ha preso tutte le/gli europee/i solidali. Quindici persone sono state portate nella caserma di polizia e stanno subendo una perquisizione personale ed un identificazione fotodattiloscopica. Seguiranno aggiornamenti.

 

sfilatareparti dei carabinieri sfilano nel centro di Ventimiglia, ha inizio la caccia ai/alle migranti

gitareparti antisommossa dei carabinieri a guardia dei pullman per le deportazioni

LIBERTÀ PER LE PERSONE IN TRANSITO A VENTIMIGLIA! [ITA/FR]

È scaduto alle 13 di oggi il termine di 48 ore per lo sgombero del campo di fortuna sulle rive del Roia ordinato dal sindaco Ioculano in nome della sicurezza e dell’igiene pubblica. Le circa 200 persone in viaggio hanno deciso di riunirsi in spiaggia, dove è in corso un’assemblea sul da farsi. Il campo di fatto non esiste più, ma nel frattempo a Imperia si sono concentrati 150 uomini delle forze dell’ordine e sono pronti almeno 5 pullman per le deportazioni. Domattina dovrebbe scattare l’operazione di polizia il cui obiettivo annunciato è l’allontanamento con la forza di centinaia di persone dalla città di confine.

Chiediamo a tutte/i le/i solidali di mobilitarsi in solidarietà alle persone in transito a Ventimiglia, per la libertà di circolazione, contro detenzioni e deportazioni. In caso di azione di forza da parte della polizia invitiamo, laddove fosse possibile, a rendere concreta la solidarietà con azioni di blocco della circolazione e di denuncia dei responsabili e dei complici delle deportazioni.

Mentre nel mar Mediterraneo migliaia di persone continuano a morire per riuscire a raggiungere le coste dell’europa, l’accoglienza riservata ai/alle superstiti la vediamo nei territori di confine dove si moltiplicano le violenze e gli sgomberi della polizia, senza che queste riescano a piegare la volontà delle persone in viaggio. A Idomeni come a Calais, a Lampedusa come a Ventimiglia continua la lotta per la libertà di migliaia di uomini e donne. Noi siamo con loro, e non resteremo ferme/i di fronte al nuovo apartheid europeo.

Contro sgomberi e violenze,
estendere la solidarietà, bloccare le deportazioni!
alcuni/e solidali di Ventimiglia
al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera

[FR}

« Aujourd’hui [29 mai] à 13 heures ont pris fin les 48 heures accordées pour l’évacuation du camp de fortune érigé sur les rives de la Roya, ordonné par le maire local au nom de la sécurité et de l’hygiène publique. Les 200 personnes en voyage ont décidé de se réunir sur la plage, où une assemblée est en cours pour décider ce qu’il faudrait faire. De fait, le camp n’existe plus, mais 150 hommes des forces de l’ordre se sont entretemps réunis à Imperia, où 5 bus sont de plus prêts pour les déportations. Demain matin, l’opétation de police dont l’objectif annoncé est l’éloignement par la force de centaines de personnes de la ville-frontière devrait être déclenchée.

Nous appelons tou-te-s les personnes solidaires à se mobiliser en solidarité avec les personnes en transit à Vintimille, pour la liberté de circulation, contre les détentions et les déportations. En cas d’action de force de la part de la police, nous invitons là où cela est possible à rendre concrète la solidarité à travers des actions de blocage de la circulation et de dénonciations des responsables et des complices des déportations.

Tandis que des milliers de personnes continuent de mourir en mer Méditerranée pour parvenir à atteindre les côtes de l’Europe, nous pouvons observer l’accueil réservé aux survivant-e-s sur les territoires de frontières, où se multiplient les violences et les expulsions par la police sans que celles-ni ne parviennent toutefois à faire plier la volonté des personnes en voyage. A Idomeni comme à Calais, à Lampedusa comme à Vintimille, la lutte pour la liberté de milliers d’hommes et de femmes continue. Nous sommes avec elles et eux, et nous ne resterons pas à rien faire face au nouvel apartheid européen.

Contre les expulsions et les violences
étendre la solidarité, bloquer les déportations !
quelques solidaires de Vintimille
aux côtes de celles et ceux qui voyagent, contre toutes les frontières ! »

 

NUOVO SGOMBERO IN ARRIVO PER I/LE MIGRANTI A VENTIMIGLIA – appello alla solidarietà [ITA]

Il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano ha firmato l’ordine di sgombero del campo di fortuna nato in via Tenda. Quarantotto ore il tempo concesso alle persone in viaggio per andare non si sa bene dove. La motivazione: le precarie condizioni igienico-sanitarie. Il circo mediatico si è riattivato, lo spettacolo può cominciare.

Dopo un mese di rastrellamenti, deportazioni e violenze sono riesplose le contraddizioni delle politiche razziste all’opera sui due lati del confine. Il fallimento del piano Alfano era in realtà già evidente una settimana dopo l’annuncio, quando il 15 maggio almeno duecento tra migranti e solidali sono scesi/e in piazza per protestare contro le violenze della polizia e la chiusura del confine. Secondo le autorità, locali e nazionali, a Ventimiglia quel giorno i/le migranti non ci sarebbero dovuti essere.

E invece nel frattempo sulle rive del fiume Roya, sotto un ponte, è nato un campo di fortuna che ospita tra le cento e le duecento persone in viaggio verso il nord europa. In questo luogo, scelto perché meno esposto alle continue vessazioni delle forze di polizia, migranti e solidali hanno ricominciato a organizzare la propria libertà contro il regime di frontiera. In due settimane, nonostante le difficoltà, l’autogestione dei bisogni ha mostrato come il problema non stia nella dimensione umanitaria della questione, la tanto proclamata “accoglienza”, ma continui a essere la chiusura del confine. Dal primo giorno si sono tenute diverse assemblee, è stata montata una cucina da campo che funziona in autogestione, sono stati creati dei provvisori bagni a secco e ogni mattina dei gruppi autorganizzati procedono alla pulizia del campo, con tanto di raccolta differenziata. Ogni sera gruppi di persone partono in direzione della Francia. Qualcuno ci richiama da oltre confine, qualcuno torna indietro dopo l’ennesimo respingimento.

Tanta la solidarietà degli/delle abitanti del quartiere, che hanno dimostrato di essere ben diversi/e dalla giunta che li/e vorrebbe rappresentare. Ogni giorno donne e uomini dei palazzi adiacenti al campo hanno portano viveri, acqua e beni di prima necessità. È stata chiesta l’istallazione di bagni chimici per ovviare alle ragioni igienico-sanitarie, che oggi sono alla base dell’ordine di sgombero. Ioculano ha invece deciso di seguire la linea dura e, alla luce del fallimento dei disegni totalitari richiesti e annunciati, si assume oggi la responsabilità di nuove, inutili, violenze e deportazioni.


È di qualche giorno fa il ritiro dell’ordinanza che vietava la distribuzioni di cibo e bevande ai/alle migranti in transito, perché “inutile e non rispettata”. Sembrava quasi che il giovane sindaco renziano avesse avuto dei ripensamenti, che le contraddizioni generate da una politica razzista e inumana avessero imposto un cambio di strategia. La sua posizione si chiarisce invece con l’autosopensione di protesta dal partito democratico. Ioculano se la prende con il suo partito perché credeva che la polizia razziale potesse funzionare, che i famosi controlli “a monte” avrebbero risolto il problema, e sembra dire che se non ha funzionato è perché non si è fatto abbastanza. Non ci sono state abbastanza deportazioni, abbastanza rastrellamenti, abbastanza detenzioni…

Quindi l’ordine di sgombero. C’è poco da dire su un atto tanto infame, salvo forse che se l’autorità pensa di risolvere la questione con un pugno di camionette ci sentiamo di garantire che non sarà così. Si dovranno confrontare con la determinazione di migranti e solidali a non farsi determinare dall’alto, e comunque vada non fermeranno il movimento di migliaia di persone che vogliono scegliere liberamente dove andare. Ventimiglia è uno dei tanti luoghi dove si sperimenta l’apartheid globale, dove la guerra in corso si trasforma in caccia ai/alle migranti. Qui come a Lampedusa, Calais, Idomeni e nei tanti luoghi di detenzione e segregazione dei migranti si continua a resistere e lottare per la libertà di tutte e tutti.

A chi lotta contro le frontiere, a chi sostiene i/le migranti in viaggio rinnoviamo l’appello alla solidarietà diffusa. In caso di azioni di forza da parte della polizia è necessario che la risposta sia ovunque ci siano solidali. Ciò che immaginiamo è una risposta collettiva fatta di blocchi della circolazione e azioni dirette su autori e complici del regime di confinamento, diffusi sul territorio e con le pratiche che ogni realtà, più o meno organizzata, vorrà mettere in campo. Oggi al campo si terrà un pranzo collettivo ed un’assemblea di migranti e solidali per decidere come rispondere alla repressione e continuare la lotta contro il confine.

Solidali di Ventimiglia e abitanti della Val Roya invitano inoltre tutte/i a partecipare sabato 18 giugno ad una Critical Mass Breil-Ventimiglia-Menton con l’obiettivo, in una dimensione aperta e popolare, di far convergere la lotta contro le frontiere e quella contro le infrastrutture inutili ed il traffico merci in questa valle di confine. “Bloccare la circolazione per liberare le persone!” le parole d’ordine di una giornata su due ruote che vuole inceppare il dispositivo di confine e disturbare il normale flusso di merci che attraversano questo territorio.

Libertà per tutte/i, con o senza documenti!

Contro sgomberi, violenze e deportazioni:

estendere la solidarietà, rilanciare la lotta!

alcune/i solidali di Ventimiglia e dintorni

al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera

DAL RICATTO UMANITARIO SUL CIBO ALLE VIOLENZE DI OGGI [ITA]

DSC00678Il sindaco di Ventimiglia ritira l’ordinanza sulla somministrazione di cibo e bevande Quando a luglio scorso il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano emanò un’ordinanza che vietava la somministrazione di cibo e bevande ai migranti in transito sul territorio comunale, diverse voci si levarono a denunciare quello che a tutti gli effetti si configurava come un reato di solidarietà. Mentre al presidio in frontiera la cucina autogestita continuava a funzionare a pieno regime gli unici a subire questo provvedimento furono alcune associazioni islamiche di Nizza, che tutte le sere andavano a distribuire cibo alle persone in stazione. L’ordinanza aveva due principali obiettivi: disincentivare la solidarietà verso le persone in viaggio e designare la Croce Rossa Italiana come gestore unico dell’emergenza. Al campo i suoi effetti furono esattamente opposti: la cucina autogestita venne potenziata e i migranti decisero di non accettare più il cibo dalla stessa organizzazione che collaborava alle deportazioni da Ponte San Luigi al centro di accoglienza in stazione. Dopo lo sgombero del campo la Croce Rossa ritrovava la sua centralità, e ad attaccare il suo ruolo restavano solo un pugno di razzisti infastiditi dalla presenza “straniera” in città. A dicembre si cominciava ad applicare anche a Ventimiglia il cosiddetto “approccio hotspot”. Dato che i centri di identificazione in sud italia non riuscivano a contenere i flussi di persone in arrivo, le identificazioni dovevano poter aver luogo ovunque, anche col ricatto e l’uso della forza. Il centro di accoglienza in stazione diventava un hotspot, l’accesso ai migranti vincolato all’identificazione, alle impronte digitali e alla domanda di asilo sul territorio italiano. Prendeva corpo così il ricatto umanitario di questura e prefettura, complice la Croce Rossa, e l’ordinanza di Ioculano, quasi dimenticata dai più, tornava ad essere di una certa importanza nel dispositivo di frontiera. Per i migranti che giungevano a Ventimiglia quest’inverno la questione si poneva così: se vuoi mangiare e avere un posto dove dormire devi farti identificare, altrimenti per te non restano che la strada e la fame. Ben pochi ovviamente cedevano a tale ricatto, arrivati/e a Ventimiglia per proseguire il proprio viaggio non erano disposti/e a farsi incastrare dalla procedura di Dublino. Tante persone, da dicembre ad oggi, hanno quindi dormito in strada e senza alcun sostegno alimentare salvo quel poco che Caritas distribuisce giornalmente. I/le solidali sul territorio hanno deciso allora di sostenere questa scelta di dignità e cominciare la distribuzione di cibo e coperte sia in stazione che in spiaggia. Queste pericolose attività sono state subito notate dalla stampa, che ne ha fatto un caso. L’amministrazione, come titolava qualche giornale, è rimasta compatta nel condannare queste gravi violazioni agli ordini dell’autorità. La questura ha continuato a identificare chiunque si avvicinasse ai migranti con fare solidale. Nel frattempo si moltiplicavano gli appelli del sindaco Ioculano per la chiusura del centro della CRI e la risoluzione del problema “a monte”. Se il ricatto umanitario non bastava a far desistere i migranti dall’arrivare a Ventimiglia e cercare di oltrepassare il confine, allora bisognava usare la forza. Nessuno lo diceva, ma il succo era questo. La solidarietà verso i migranti continuava, e i pasti condivisi diventavano occasione di incontro e protesta. Arrivato Alfano in città ecco l’annuncio di un piano per svuotare Ventimiglia dalla presenza migrante. Violenze e deportazioni si sono moltiplicate nell’ultimo mese, eppure i migranti sono continuati ad arrivare e a tentare di attraversare il confine. Due settimane fa è nato un campo di fortuna sotto un ponte, un posto brutto, marginale, senza acqua ne elettricità. Il piano Alfano è ufficialmente fallito e le istituzioni locali sono rimaste disorientate. Di nuovo il territorio si è attivato, sono arrivate coperte, cibo e qualche giorno fa è stata montata una cucina da campo, subito autogestita dai migranti. Il 23 maggio infine Ioculano ha ritirato l’ordinanza sul cibo, perchè “non ha avuto alcuna utilità” e “non viene comunque rispettata”. Qui si interrompe la narrazione ed è forse il momento per qualche valutazione sul merito di questo provvedimento e sull’opposizione sociale che ha generato. Inutile per sua stessa ammissione, l’ordinanza che vietava la distribuzione di cibo e bevande ha rappresentato un dispositivo razzista e inumano. Nata per disincentivare i solidali e riconfermare il ruolo della CRI, l’ordinanza è poi stata funzionale al ricatto umanitario che sosteneva l’applicazione del cosiddetto “approccio hotspot”. Falliti entrambi non è rimasta che la violenza pura e semplice. Oggi siamo in una nuova fase, e abbiamo l’impressione che la questione del cibo non sarà più così rilevante. Forse Ioculano, che si è contraddetto decine di volte in questi mesi, lo sa e vuole ripulirsi immagine e coscienza in vista di tempi peggiori. Per chi si oppone al confine la scelta di non riconoscere alcun valore all’ordinanza era scontata. Il fatto nuovo è stata la presa di posizione di tante persone del territorio, che ha messo in imbarazzo l’amministrazione fino al ritiro del provvedimento. Il campo di via Tenda sta ricevendo in questi giorni una solidarietà per nulla scontata. Tante persone stanno portando beni di prima necessità e ci auguriamo che così continui ad essere. Nel frattempo i meccanismi umanitari vengono spezzati dall’autogestione del campo stesso, dove si cucina e si mangia assieme senza bisogno di “distribuzioni”. La Croce Rossa è venuta un paio di volte e ha dovuto constatare a malincuore che il suo intervento non serviva. Ora, concluso questo triste gioco delle parti su un bisogno primario, si tratta di riportare l’attenzione sul problema reale: il regime di confinamento delle persone in viaggio e le violenze che questo genera. Più di duecento persone sono bloccate a Ventimiglia e non passa giorno senza che ci giunga notizia di nuove identificazioni, respingimenti e violenze. Rendere ingestibile il confine, così come è stata resa inutile l’ordinanza sul cibo, è l’obiettivo che in tanti e tante continuiamo a darci. Estendere la solidarietà, per un mondo senza confini! Alcune/i solidali di Ventimiglia al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera

Domenica 13 Maggio: una risposta collettiva al piano Alfano [ITA]

Possiamo dichiarare che il triste tentativo del Ministro Alfano di “ripulire” la città di Ventimiglia, in vista della stagione turistica, è miseramente fallito. La chiusura del centro della Croce Rossa su pressione del Sindaco Ioculano e le continue retate, deportazioni e minacce non sono riuscite a sortire l’effetto sperato: decine e decine di persone tentano ogni giorno di sfidare il dispositivo, arrivano a Ventimiglia, provano a prendere i treni, ad attraversare la frontiera e a resistere alle identificazioni. Il campo che è nato in riva al Roia è la dimostrazione di come la determinazione di migranti e solidali in lotta contro le frontiere non si fermi davanti a minacce ed ultimatum. Insieme si può rispondere, autodifendendosi da rastrellamenti e detenzioni.
Al campo di fortuna sotto il ponte, hanno iniziato ad arrivare sempre più migranti e solidali da varie città italiane e francesi, una rete di solidarietà che è l’espressione dell’esperienza dell’anno passato.
Dalla cucina condivisa, le lunghe assemblee in più lingue, le chiacchiere notturne è emersa la necessità di rivendicare pubblicamente quello che sta succedendo. Nessuno vuole creare un ghetto dove nascondersi dalle retate della polizia, quanto piuttosto il punto di partenza di un percorso. E proprio dal campo siamo partiti domenica per raggiungere il centro di Ventimiglia, per smettere di essere invisibili e per denunciare tutti/e insieme quello che sta succedendo in città. Circa 200 migranti supportati dai/dalle solidali provenienti da molte città italiane e dalla Francia hanno manifestato nella piazza del comune presidiato da un grande schieramento di forze dell’ordine. Quello stesso municipio su cui spicca un’ipocrita striscione che chiede “verità per Giulio Regeni”, ma allo stesso tempo ospita il consiglio comunale che vieta di distribuire cibo ai migranti. Per quasi due ore si sono susseguiti interventi a sostegno della lotta da parte dei/delle solidali e tante testimonianze dirette di chi si scontra in prima persona contro il sistema della Fortezza Europa. Dalla terribile situazione in Libia fino all’arrivo in Europa è una continua lotta contro polizia, militari, leggi assurde, botte, torture, arresti, identificazioni, deportazioni e rischio di espulsione. Ma queste testimonianze non sono una lamentela: sono un desiderio irrefrenabile di Libertà: di potersi muovere oltre confini e barriere e di determinare la propria vita al di là di un pezzo di carta o di uno status giuridico. Un’energia che ci spinge a continuare ad organizzarci e a lottare!
Gli striscioni e cartelli portati dai/dalle migranti erano chiari: “no one is illegal”, “where is freedom”, “stop fighting against migrants” o ancora “siamo venuti per la pace e la libertà, basta con torture e deportazioni”. La denuncia e la protesta era chiara; sia nel richiedere libertà di movimento sia nel denunciare le violenze della polizia e la paura dei rastrellamenti che vorrebbe far vivere centinaia di persone come fuggiaschi/e, ed ancora la complicità del comune di Ventimiglia con il piano alfano. Il luogo prescelto per il presidio non era casuale: davanti alla sede di un comune che si occupa solo delle lamentele dei commercianti e vuole i migranti fuori dalla città, e alla sede delle Poste Italiane che con la propria compagnia aerea, Mistralair, deportano i/le senza documenti.

Diversi sono stati anche i ventimigliesi che, nonostante la campagna di criminalizzazione portata avanti contro migranti e cosiddetti “No Borders”, si sono fermati ad ascoltare per capire la reale situazione. Durante il ritorno al campo non sono mancate le provocazioni della polizia con spintoni e uso della forza contro lo spezzone della Clown Army che chiedeva documenti agli stessi poliziotti. Forse una settimana di arresti, deportazioni, botte e minacce non è bastata a chi pensava di fermare il flusso persone che provano ad attraversare la frontiera di Ventimiglia. Sappiamo che quanto avvenuto fino ad ora potrà ripetersi, è per questo che invitiamo tutti a stare al fianco di chi viaggia.


La libertà è dove ci si organizza insieme!

alcune/i solidali a Ventimiglia

al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera


Notizie dalla frontiera 17 Maggio: Continuano i rastrellamenti a Ventimiglia

A Ventimiglia continuano i rastrellamenti delle persone senza documenti. Lunedì, almeno sette persone sono state fermate ed identificate. Quattro di loro sono stati presi appena scesi dal treno nella stazione ferroviaria mentre gli altri tre erano stati respinti dalla Francia e sono stai trattenuti alla postazione frontaliera di Ponte San Luigi. Tutte queste persone in viaggio hanno ricevuto un decreto di espulsione. Si tratta di un dato parziale, è possibile che le persone fermate ieri siano di più.
Oggi, hanno fermato quattordici persone scese dal treno proveniente da Genova. Due di loro sono stati immediatamente rilasciati mentre gli altri dodici sono stati portati via, alcuni per certo nella caserma di Ventimiglia. Non sappiamo dove sono stati portati tutti, stiamo cercando informazioni. Quello che sappiamo per certo è che la stazione di Ventimiglia nel primo pomeriggio era militarizzata: polizia, polizia locale, guardia di finanza, carabinieri e alpini. Tutto per fermare un gruppo di persone senza i documenti giusti. Se il piano alfano ha fallito l’obbiettivo di “sgomberare” la città dai/dalle migranti, ciò non significa che i rastrellamenti siano finiti.
A seguito della grossa operazione di polizia, nell’accampamento di fortuna sotto il ponte sul Roia c’è stata un’assemblea. Dopo la manifestazione di domenica, con la sua forte richiesta di dignità e libertà, rabbia, coraggio e paura si mischiano nel campo.
Noi stiamo dalla parta di chi viaggia,
per un mondo senza frontiere!
Estendiamo la solidarietà, fermiamo le deportazioni!

WHERE IS FREEDOM: Il piano Alfano e la lotta per la libertà [ITA] [FR] [ENG]

Il piano Alfano è fallito. La serenità di questa affermazione non vuole nascondere la rabbia per i rastrellamenti nelle strade di Ventimiglia, le violenze della polizia nei commissariati e la deportazione di cinquanta persone dal confine italo-francese all’hotspot di Trapani, dove sono attualmente detenute. Gli annunci mediatici del ministro degli interni hanno avuto degli effetti molto concreti fatti di abusi e violenze, ma il “piano per per svuotare Ventimiglia dai migranti”, rivendicato con tanto orgoglio dalla questura di Imperia, è fallito.

Nei giorni immediatamente successivi le dichiarazioni di Alfano il movimento delle persone in viaggio non si è fermato, e già martedì la linea ferroviaria Ventimiglia-Nizza rimaneva chiusa un’ora per l’iniziativa di un gruppo di migranti che in pieno giorno ha cercato di attraversare la frontiera seguendo i binari. In commissariato, nel frattempo, la polizia ha avuto non pochi problemi a imporre l’identificazione alle persone rastrellate in città e le forme di resistenza, anche estreme, si sono andate moltiplicando. La risposta della questura, rafforzata nel suo organico di 60 uomini (oltre ai 60 alpini la cui inutilità è lampante), è stata muscolare e mediatica. Lo scopo è stato placare la pancia razzista del paese mostrando la presenza militare dello stato. Uno spettacolo violento che però non ha sostanzialmente impedito alle persone di raggiungere Ventimiglia e, in più di un caso, di bucare il confine.

Oggi a Ventimiglia sono presenti almeno 150 migranti, a dimostrare che sono fantasie quelle di chi crede che si possano confinare uomini e donne a suon di fermi, detenzioni e deportazioni. Se la polizia non si è fatta scrupolo di fermare le persone anche lungo la strada che porta alla sede della Caritas, così come ha vilmente sgomberato la foce del Roia mentre i/le migranti erano in fila per ricevere un sacchetto di cibo, questo non significa che il piano del ministro sia riuscito a piegare la determinazione di chi viaggia. Le persone rinchiuse a Trapani ci hanno chiamato, stanno bene (come si può star bene in un centro di detenzione…) e non vedono l’ora di ritrovare la libertà per ricominciare il proprio viaggio. Li aspettiamo presto qui al confine.

Dopo lo sgombero della foce del Roia un gruppo di migranti ha trovato rifugio sotto un ponte. Un posto brutto, sulle rive dello stesso fiume ma più a monte. In questo luogo, marginale nell’economia della città rivierasca, hanno trovato un minimo di tranquillità dalle vessazioni quotidiane della polizia. Qui la libertà di chi viaggia ha ricominciato a organizzarsi. Negli scorsi giorni ci sono state diverse assemblee nelle quali è emersa più volte la volontà di stare uniti/e e di far fronte insieme all’attacco della questura. I/le migranti hanno deciso di partecipare alla manifestazione contro violenze e deportazioni, e hanno chiarito a più riprese come le ragioni della protesta riguardano tanto la chiusura del confine, quanto le violenze della polizia italiana e francese. Forte è la voglia di uscire dall’invisibilità, per riaffermare la propria presenza e la comune volontà di passare il confine. La parola d’ordine più ricorrente è sempre la stessa: freedom, hurriya, libertà.

La controparte non l’ha presa bene. Stampa e questura hanno dimostrato in questa settimana un certo nervosismo, cercando di smentire alcune delle testimonianze che i/le solidali andavano via via raccogliendo e diffondendo. Non sono mancate nemmeno le intimidazioni da parte della polizia rispetto alla costante attività di monitoraggio dei/delle solidali presenti sul territorio. Avrebbero evidentemente preferito un po’ di discrezione. Non è a loro che dobbiamo dimostrare la nostra affidabilità, ma a chi ci consegna queste storie. Siamo abituati/e a prendere molto seriamente i colpi inferti dal braccio armato dello stato e sappiamo che serve cura tanto per le ferite del corpo quanto per ciò che si portano dietro. Quando usiamo certe parole, come tortura, violenza, deportazione, non lo facciamo a cuor leggero, ma l’amicizia che ci lega alle persone in viaggio ci impone di raccontare ciò che accade. Le testimonianze riportate nei comunicati nascono come promesse fatte a mezza voce che si rompono in un grido di fronte al silenzio che circonda questi episodi. Forse cominceremo anche a raccogliere i referti medici, ma con o senza questi non temiamo smentite e intimidazioni, sappiamo ciò che diciamo e non sarà un giornale online o un questurino a farci smettere di raccontare.

Come solidali restiamo al fianco di chi è in viaggio, continuando a supportare queste persone che chi governa vorrebbe invisibili e passive. Come nemici e nemiche delle frontiere vogliamo dar seguito alle parole usate in questi giorni nei comunicati usciti. “Estendere la solidarietà”, “bloccare le deportazioni” non sono per noi semplici slogan. A quanti supportano i/le migranti e l’azione dei/delle solidali al confine chiediamo quindi di fare un passo in avanti. Se come abbiamo detto i piani del ministero degli interni e della questura non hanno sortito gli effetti desiderati, ciò non vuol dire che non ci aspettiamo altri attacchi alla libertà di chi viaggia senza documenti. Il campo di fortuna sulle rive del Roia non è un luogo sicuro e in stazione così come nelle strade continuano i rastrellamenti. E’ possibile che nuovi sgomberi e nuove deportazioni abbiano luogo. Dobbiamo essere pronti/e, e non rassegnarci a un ruolo di mera testimonianza. Gli obiettivi non mancano. Il primo di questi è il blocco reale delle deportazioni, interponendoci ai fermi e al trasporto coatto delle persone in viaggio ovunque sia possibile. Se anche non ci si trova sul percorso delle deportazioni questo non impedisce a nessuno di mettere in crisi la circolazione di mezzi e persone in altri luoghi, esprimendo così la propria solidarietà verso i/le migranti. Il secondo obiettivo è denunciare le complicità di cui gode il sistema delle deportazioni, boicottare con i mezzi che ognuno riterrà più opportuni chi fa soldi con il trasporto coatto e la detenzione di esseri umani, Poste Italiane in primis.

Al contempo sentiamo forte la necessità di estendere il piano della solidarietà, dando un sostegno concreto a chi è in viaggio e costruendo materialmente la possibilità per tutti/e di agire qui ed ora come se il confine non ci fosse. La libertà che cerchiamo per tutte e tutti ha bisogno di una dimensione popolare, ampia, che a partire dalle pratiche di mutuo aiuto quotidiane smonti pezzo pezzo il discorso legalitario sulla gestione dei flussi, sull’accoglienza ecc. Crediamo in sostanza che a partire dalle relazioni di solidarietà diretta il distinguo fra ciò che è legale e ciò che non lo è perda di significato, aprendo la strada a una solidarietà diffusa verso le persone senza documenti che metta in crisi gli apparati di controllo della fortezza europa.

Infine Ventimiglia. A breve usciremo con un resoconto della giornata di oggi, in cui in tante e in tanti siamo stati di nuovo in piazza insieme. Rimane importante una presenza al confine di solidali, ma non ci illudiamo che la nostra semplice presenza basti a farla finita con gabbie e frontiere. Per questo chiamiamo fin da subito a delle giornate di azione per il mese di giugno, per fare un passo ulteriore nella lotta internazionale contro tutte le frontiere, ovunque si trovino.

La libertà è dove ci si organizza insieme!

alcune/i solidali a Ventimiglia

al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera

[FR]

WHERE IS FREEDOM : le plan Alfano et la lutte pour la liberté

Le plan Alfano a échoué. Affirmer cela sereinement ne revient pas à cacher notre colère face aux rafles dans les rue de Vintimille, la violence de la police dans les commissariats et la déportation de 50 personnes de la frontière franco-italienne au Hotspot de Trapani, où elles sont actuellement toujours détenues. Certes les annonces médiatiques du ministre de l’intérieur italien a eu des effets très concrets faits d’abus et de violences, mais le « plan pour vider Vintimille des migrants », revendiqué avec tant d’orgueil par la préfecture d’Imperia a néanmoins échoué.

Dans les jours qui ont immédiatement suivi les déclaration d’Alfano, le mouvement des personnes en voyage ne s’est pas arrêté et déjà mardi la ligne ferroviaire de Vintimille-Nice restait fermée à l’initiative d’un groupe de migrant.e.s qui en pleine journée a cherché de traverser la frontière en suivant les rails. Pendant ce temps là, au commissariat, la police a eu quelques difficultés à imposer l’identification des personnes arrêtées en ville, et les formes de résistance, même extrêmes, se sont multipliées. La réponse de la préfecture, renforcée de 60 hommes (en plus des 60 « Alpini » dont l’inutilité est évidente) a été musclée et médiatique. L’objectif a été de satisfaire les racistes de ce pays par la présence militarisée de l’État. Un spectacle violent qui cependant n’a pas fondamentalement empêché les personnes de rejoindre Vintimille et, en plusieurs points, de créer des brèches dans la frontières.

Aujourd’hui à Vintimille se trouvent au moins 150 migrants qui prouvent par leur présence que croire que l’on peut confiner des femmes et des hommes à coups d’arrestations, de rétention et de déportation relève de la fantaisie. Si la police n’a eut aucun scrupule à arrêter les personnes même le long du chemin qui conduit à la porte du siège de la Caritas, tout comme à expulser de manière véhémente la Foce del Roia (l’embouchure de la rivière Roya) alors que les migrant.e.s étaient en file pour recevoir un sac de nourriture, cela ne signifie pas pour autant que le plan du ministre ait réussi à mettre un terme à la détermination de ceulles qui voyagent. Les personnes enfermées à Trapani nous ont appelé. Elles vont bien (aussi bien que l’on puisse être dans un centre de rétention…) et sont impatientes de retrouver la liberté pour recommencer leur propre voyage. Nous les attendons de pied ferme.

Après l’expulsion du camp au bord de la rivière, un groupe de migrant.e.s a trouvé refuge sous un pont. Un endroit affreux, sur les rives du même fleuve, mais plus en amont. En ce lieu, marginal dans l’économie de la ville, ils ont trouvé un minimum de tranquillité face aux vexations quotidiennes de la police. Ici la liberté de ceulles en voyage a recommencée à s’organiser. Durant les jours précédents, se sont tenues plusieurs assemblées au cours desquelles est apparue à plusieurs reprises la volonté de rester uni.e.s et de faire front commun face à cette attaque de la préfecture. Les migrant.e.s ont décidés de participer à la manifestation contre les violences et les déportations et ont clarifié à plusieurs reprises les raisons de cette protestation. Elles concernent aussi bien la fermeture de la frontière que les violences des polices italiennes et françaises. Le désir de sortir de l’invisibilité est fort, afin de réaffirmer leur propre présence et la volonté commune de passer la frontière. Le mot d’ordre le plus récurrent est toujours le même : freedom, hurriya, liberté !

Le camp adverse n’a pas particulièrement apprécié. Journaux et préfectures ont fait preuve cette semaine une certaine nervosité, cherchant de démentir certains des témoignages que les personnes solidaires avaient pu recueillir puis diffuser. Les intimidations de la police se sont multipliées contre le travail quotidien de monitoring (copwatch) des personnes solidaires présentes sur le territoire. Ils auraient évidemment préféré un peu de discrétion pour leur sale besogne.

Ce n’est pas à la parole de ceux-ci, mais plutôt à celle de ceux qui témoignent directement de ces choses que nous devons confier notre confiance. Nous sommes habitué.e.s à prendre très au sérieux les coups assénés par le bras armé de l’État et nous savons qu’ils nécessitent une attention et des soins, que ce soit pour les coups sur les corps que ces blessures qu’ils continuerons à porter en eux/elles. Quand nous usons de paroles telles que torture, violence, déportation, nous ne le faisons pas le cœur léger, mais l’amitié qui nous lie aux personnes en voyage nous impose de raconter ce qu’il leur arrive. Les témoignages rapportés dans nos communiqués naissent comme des promesses faites à demi-voix, qui se transforment en un cri de rage face au silence qui entoure ces épisodes. Peut-être nous allons commencer à recueillir les témoignages médicaux… Mais même en leur absence, nous ne craignons ni les démentis, ni les intimidations, nous savons ce que nous affirmons et ce ne sera pas un journal en ligne ou un minable préfet qui nous feront cesser de publier ces témoignages.

En tant que solidaires, nous restons au côté de ceulles qui voyages, persistant à soutenir ces personnes que nos gouvernements voudraient invisibles et passifs. En tant qu’ennemi.e.s des frontières, nous voulons donner une suite aux paroles utilisées ces derniers jours dans nos communiqués. « Etendre la solidarité », « bloquer les déportations » ne sont pas de simples slogans. Nous invitons donc toutes celles et ceux qui soutiennent les migrant.e.s et l’action des personnes solidaires à la frontières de faire un pas en avant. Si, comme nous l’avons dit, les plans du ministère de l’intérieur et de la préfecture n’ont pas aboutit aux effets escomptés, cela ne revient pas à dire que nous ne nous attendions pas à de nouvelles attaques à la liberté de ceulles qui voyagent sans papiers. Le camp de fortune sur les rives de la Roya n’est pas un lieu safe, tandis qu’à la gare comme dans les rues les arrestations se poursuivent. Il est possible qu’il arrive de nouvelles expulsions et de nouvelles déportations. Nous devons être prêts à ne pas nous résigner à un rôle de simple témoignage. Les objectifs ne manquent pas. Le premier d’entre eux est un un blocage effectif des déportations, nous interposant lors des arrestations et du transport forcé de personnes en voyage, partout où cela se révèle possible. Si nous n’y sommes pas présents, rien ne nous empêchent de mettre en échec la circulation des biens et personnes dans d’autres lieux, exprimant ainsi notre solidarité à l’encontre des migrant.e.s. Le second objectif serait de dénoncer la complicité de ceux qui bénéficient du système des déportations, de boycotter avec les moyens que chacun.e retiendra le plus opportun ceux qui font du profit avec les déportations forcées, la détention d’êtres humains, à commencer par la poste italienne [déportation avec un avion de la poste, sic]

En même temps, nous ressentons la nécessité d’étendre notre solidarité, en offrant un soutien bien concret à ceulles en voyage, construisant matériellement la possibilité de toutes et tous d’agir ici et maintenant comme si la frontière n’existait pas. La liberté que nous cherchons pour toutes et tous a besoin d’une dimension populaire, large, qui, à partir des pratiques d’entraide quotidienne démonte pièce par pièce le discours légaliste sur la gestion des flux, l’accueil, etc. Nous sommes intimement convaincus  qu’à partir de cette relation de solidarité directe la distinction entre ce qui est légal et ce qui ne l’est pas explose et nous apparaît comme inconsistante. Cela ouvre la voix à une solidarité diffuse envers les sans-papier.e.s qui puisse, finalement, mettre en crise les dispositifs de contrôle de la forteresse Europe.

Infine Vintimille. A terme, nous publierons un bilan de la journée d’aujourd’hui, durant laquelle nous fumes de nouveau nombreuses et nombreux dans la rue, ensemble. La présence de personnes solidaires à la frontière reste importante, mais nous ne faisons pas d’illusion : notre simple présence ne suffit pas d’en finir avec les cages et les frontières. Pour cela, nous appelons dès maintenant à des journées d’action durant le mois de juin, pour faire pas supplémentaire dans la lutte internationale contre les frontières, où qu’elles se trouvent.

La liberté se trouve là où l’on s’organise collectivement !

Quelques personnes solidaires de Vintimille

Aux côté de ceulles qui voyage, contre toutes les frontières !

[ENG]

WHERE is FREEDOM : the Alfano [interior italian minister, sic] and the struggle for freedom

The Alfano plan failed. Affirming this serenely doesn’t mean ignoring our anger with round-ups in the streets of Ventimiglia, the violence of the cops in the police station and the deportation of 50 people from the french-Italian border and the Hotspot of Trapani, where there are still detained. Obviously, those declarations of the Italian interior minister had real its real concreteness within various abuses and violence. Nervetheless, the “plan to pull back migrants from Ventimiglia”, proudly claimed by the prefecture of Imperia has failed.

In the following days of the Alfano statement, the movement of the travelling people did not stop and tuesday yet, the train line Ventimiglia-Nice stayed closed due to the presence of a group of migrants on the railway in the middle of the day who were trying to cross the border following it. Meanwhile in the police station, cops were having some difficulty to complete the identification of the persons arrested in city: the even more extreme forms of resistance multiplied. The answer of the police headquarters (questura) of Imperia , reinforced by 60 more men – in addition with the 60 useless “Alpini” has been highly forceful and publicized. The goal was certainly to satisfy the racists of this country showing up a reinforced militarized state presence. A violent spectacle. Noneless, it did not substantially block the persons to reach Ventimiglia and even breaking in the border on several points.

Today in Ventimiglia, there is at least 150 migrants, proving by their mere presence how believing to confine women and men with arrests, detention and deportation. If the police didn’t feel any problem with arresting people on the way to the Caritas [only place where they can get food legally, sic] or with their vehement eviction of the Foce del Roya Camp [at the estuary of the river] while migrants were in line to receive a food pack, it does not mean the Alfano Plan managed to break and submit the determination of the persons in travel. Persons jailed in Trapani called us, they are ok (as ok you can be in a detension center…) and they can’t wait to regain freedom to restart their own trip. We are waiting for them here.

After the eviction of the Foce del Roya, a group of migrant found shelter under a bridge. A awfull place, on the riverside of the city but more upstream. In this marginalized zone of the city economy, they found some minimal peace from the everyday vexations of the police. Here, the freedom of those who travel re-organized itself again. In the same days several assemblies took place where appeared on several occasions the strong will to stay together and stand united in front of the police offensive. The migrants decided to participate to the demonstration against violence and deportation, and they clarified on different occasion the reasons of this protest. The concern is as much about the closure of the border as the violence of the Italian and French police. Strong is the desire to get out of invisibility, to reassess their own presence and common will to cross the border. The watchword remains the same: FREEDOM! HURRYA!

Our enemies did not really appreciate. Medias as police prove a certain nervousness, trying to deny some of the testimonies that activists gathered and spread. Intimidations towards those same people present on the territory who try to monitor the border went growing. They would have obviously preferred more discreteness. Our trust must not go to those ones, but rather towards the ones who directly testified it to us. We are used to take seriously any hurt perpetrated by the armed hand of the state. We know perfectly how much attention those bodily inflicted injuries as those ones irreparable they will keep with them need. When we use some words like torture, violence, deportation, we don’t do it with a light heart, but the friendship that bounds us to those persons pushes us to say what is happening. Testimonies brought out in our statements get born as promises whispered, and breach out as a shout in front of all the silence surrounding those events. Maybe We will state to gather medical reports. But with or without them, We are not afraid of denials and intimidations We know what we are saying and it will not be an online journal or an officer who will stop to talk.

As person in solidarity, we stay together with those who travel, persisting in supporting those persons that governments would like to see invisible and passive. As ennemies of the borders, We want to give a continuation to the same words pronounced in our recent statements. “To extend solidarity”, “to stop deportations” are not mere slogans for us. To those who support migrants and the action of activists at the border we ask to make a step forward. If, as we said before, the plans of the interior ministry and of the police headquarters did not reached their goals, it doesn’t mean we are not awaiting for a new attacks to the freedom of those travelling without documents. The camp on the river of the Roya is not a safe place, and in the station as in the streets, arrests are continuing. New evictions and deportations could occur. We must be ready, and to not restrain within a role of mere testimony. We don’t miss goals to reach! The first one is the real blockade of any deportation, standing at any arrest and forced displacement of person in travel anyway it is possible. And even if We are not on the way of a deportation, it doesn’t stop anybody to put into crisis the free movement of goods and people in other places, expressing so her or his own solidarity towards migrants. The second objective is to denounce the complicity of those who take advantage of the deprtation system, boycotting by any means necessary, all those who make profit with forced displacement and detention of human beings, starting by the Italian Post Service [facilitating the airplane for the deportation to Sicily]

At the same time we strongly feel the necessity to spread the solidarity, giving concret support to those who are travelling, building materially the possibility for all to act here and now as if the border did not exist. The freedom We are claiming for all needs a grassroots and large dimension that, from practices of everyday mutual aid, breaks brick by brick the legalistic discourse on the management of fluxes, reception, etc. In a few words, We believe that from the relations of direct and widespread solidarity the distinction between legal and illegal loses its pertinence, opeing the way to a form of solidarity towards undocumented persons that put into crisis the systems of control of the Fortress Europe.

Finally, Ventimiglia. In a short time We will publish a statement about today’s events, during which we found ourself protesting together. The presence of persons in solidarity at the borders remains important, but We are aware own mere presence is not enough to make an end to a cage and border regime. This is why we already call for days of action during the month of June, in order to make a step forwards in the international struggle against all borders, anywhere they are.

Freedom is where We organize!

Some persons in solidarity in Ventimiglia

On the side of those who travel, against any border!

12 Maggio ’16: OPERAZIONE DI POLIZIA IN CORSO SUL CONFINE ITALO-FRANCESE: DEPORTAZIONI IN CORSO [ITA-ENG]

Da questa mattina è in corso una grande operazione di polizia sulla frontiera italo-francese, con blocchi di polizia su entrambi i lati del confine, il cui scopo è probabilmente difendere la deportazione verso altre città italiane tanto dei migranti respinti dalla Francia, quanto di coloro che sono state vittime dei rastrellamenti di questi ultimi giorni a Ventimiglia. Già nella frazione di Latte, uno degli ultimi centri abitati prima di raggiungere la Francia, è presente un grosso posto di blocco con mezzi di polizia, carabinieri e guardia di finanza che controllano ogni mezzo in direzione del confine. Poco più avanti un paio di pattuglie impediscono a chiunque di raggiungere la frontiera alta di Ponte San Luigi, dove risiede il centro di cooperazione transfrontaliera tra Italia e Francia. Alla frontiera bassa di Ponte San Ludovico la polizia è presente in forze. Stesso scenario sul lato francese, con un grande dispiegamento di uomini e mezzi. Da Menton Garavan è ugualmente impossibile raggiungere la frontiera alta, con i poliziotti francesi che dichiarano che non si può passare perchè c’è in corso un’operazione sul lato italiano.

Questa mattina a Ventimiglia sono stati avvistati due pullman civili che sono poi stati visti in frontiera alta. Una compagna italiana e un compagno francese che cercavano di raggiungere Ponte San Luigi sono stati fermati e trattenuti in caserma per un paio d’ore per impedire di monitorare la natura di questa operazione. Ciò che con molta probabilità sta accadendo è che alle richieste del sindaco Ioculano ed agli annunci del ministro Alfano stiano seguendo le deportazioni tanto dei migranti respinti dalla Francia, quanto di coloro che sono stati vittime dei rastrellamenti di questi ultimi giorni nelle strade di Ventimiglia. Stiamo cercando di entrare in contatto con i migranti detenuti per riuscire a capire quanti sono e dove hanno intenzione di deportarli.

Contro il piano Alfano ed il suo disegno razzista,
rilanciare la solidarietà, bloccare le deportazioni!

[ENG]

Since this morning, a large police operation has occurred on the Italian-French border. Police blocks have been placed on both sides of the border. Most likely, the purpose of this military operation is to defend the deportations happening there: deportations of, on one hand, the rejected migrants from France, and on the other hand of those people that have been recently victims of raids in Ventimiglia. In the village of Latte, one of nearest village to France, there is a big roadblock by police vehicles, police and financial police who control everyone is heading to the border. Just ahead a couple of patrols prevent anyone from reaching the ‘high border’ – frontier alta – of St. Luigi Bridge, where the center of cross-border cooperation between Italy and France is placed. At the lower border – frontiera bassa – of St. Ludovico Bridge, the police is also massively present. Same scenario on the French side, with a large deployment of personnel and equipment. Reaching the high frontier is equally impossible from Menton Garavan. There you will find the French police claiming that you can not cross the border since, on the Italian side, an operation is taking place.

But two civilian buses were spotted in Ventimiglia and then they were also seen in high frontier this morning. An Italian and a French comrades who tried to reach St. Luigi Bridge were arrested and detained for a couple of hours in order to prevent them to monitor this operation. What is probably happening is that the demands of Mayor Ioculano and of the Minister Alfano have been followed by deportations of both the migrants rejected by France, and also of the people who were victims of raids in recent days in Ventimiglia. We are trying to get in touch with detained migrants to figure out how many they are and where they are going to deport them.

Against the Alfano plan and his racist drawing,
raise solidarity, resist raids and deportations!

[ITA-ENG] Notizie dalla frontiera (11 Maggio ’16): Il piano Alfano,rastrellamenti e identificazioni

Il 7 Maggio Alfano è arrivato a Ventimiglia. Il ministro dell’Interno ha visitato il centro della Croce Rossa, vicino alla stazione ferroviaria e ha lanciato il suo piano per risolvere il “problema” dei migranti in città.

Chiudere il centro e aumentare i controlli” questa la ricetta. 60 poliziotti in più e 60 militari per “sgomberare” la città entro domenica. Il progetto prevede di impedire alle persone di raggiungere Ventimiglia per tentare di attraversare il confine, intensificando i controlli a Imperia, Savona e Genova. Risolvere il problema “a monte” come auspicava il sindaco Ioculano, privare della libertà di movimento le persone già all’interno dei confini nazionali. “Se lo capiscono con le buone non partono, se non lo capiscono con le buone li faremo scendere prima” così dichiara Alfano, lo stesso uomo che pubblicamente affermava la necessità di “un modederato uso della forza” per prendere le impronte ai migranti. Il moderato uso di forza di cui parla il ministro significa tortura psicologica, uso di teaser e percosse come ci raccontano le persone che escono dagli Hotspot di Pozzallo e Lampedusa.
Chiudere il centro della Croce Rossa dunque, che era aperto solo per quanti erano disposti a farsi identificare e a fare domanda di asilo in Italia come prevede Dublino 3, rinunciando così alla possibilità di raggiungere amici, familiari in altre destinazioni. Un luogo già funzionale al piano Hotspot, un vero e proprio centro di identificazione al confine.
Centinaia di persone da qualche mese r
estavano invece per strada, tra polizia e passeurs, bloccati in città anche per lungo periodo. Abbiamo già denunciato le violenze e i soprusi che tanti hanno dovuto subire, le continue deportazioni di chi viene fermato dalla polizia anche a Nizza o Marsiglia.
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Il piano Alfano mira a “svuotare” la città da chi vuole viaggiare. Come?
Mostrando i muscoli, rastrellamenti, identificazioni forzate e fogli di espulsione. Per ora.
Lo stiamo vedendo in questi giorni. Polizia e digos fermano le persone in viaggio, a piccoli gruppi per costringerle a lasciare le impronte. Una volta identificate quasi tutte queste persone ricevono un
decreto di espulsione e per ora vengono rilasciate. Martedì, nell’arco di tutta la giornata, almeno 14 persone sono state prese dalla polizia o da agenti in borghese. Qualcuno è stato fermato in spiaggia, altri nel parco pubblico e alcuni sulla strada tra la stazione e la sede della Caritas, che distribuisce cibo. Sempre martedì, nel tardo pomeriggio, la linea ferroviaria tra Italia e Francia è rimasta bloccata per 40 minuti. Un gruppo di migranti ha provato ad attraversare il confine tramite la strada dei binari in pieno giorno. La caccia all’uomo del piano Alfano non ferma la determinazione di chi viaggia. Si prova, in ogni modo, ad attraversare il confine. Anche in pieno giorno e bloccando i treni.

Mercoledì in mattinata gli agenti, grazie alla pioggia battente, sono andati sulla foce del Roya dove molti migranti si rifugiavano per dormire, e hanno gettato via tutte le coperte e i vestiti chiamando quest’infame operazione “sgombero”. Intanto le persone si erano spostate verso un altro luogo più riparato, molti si tengono alla larga dalla stazione per la paura di finire nelle mani dalla polizia. Il numero delle persone fermate dalla polizia continua a crescere; per ora circa 15 persone sono state fermate e prelevate dalla polizia. Alcuni hanno ricevuto il foglio di espulsione. Molti di loro sono già stati identificati in altre città italiane, molti di loro hanno subito violenze. Sappiamo che alcuni hanno provato a resistere all’identificazione, una procedura che inficia la possibilità di chiedere asilo o regolarizzarsi altrove. Qualcuno, nei giorni scorsi, ha messo a rischio la propria vita, provando a darsi la scossa con un filo elettrico e poi bevendo l’inchiostro presente nell’ufficio del commissariato. Sappiamo anche che venerdì una persona di nazionalità eritrea fermata sul confine è stata picchiata dalla polizia di frontiera italiana, aveva i segni delle percosse, ha provato ad impiccarsi con un filo elettrico.

A Ventimiglia è in atto una vera e propria caccia all’uomo.

Uomini, donne e bambini senza i documenti giusti, che già dormivano per strada in condizioni disumane, vengono ora ufficialmente banditi dalla città. Sono loro la preda della caccia, i “criminali”.

Stare in silenzio di fronte a questi rastrellamenti, alle identificazioni massicce e alla distribuzione di fogli di espulsione è accettare un regime razzista. Criminalizzare queste persone, lasciare che su di loro si usi la forza è inaccettabile e disumano.
La soluzione di Alfano rivela il vero volto delle politiche europee in materia di immigrazione: rastrellamenti, detenzione e deportazioni.
Non è più possibile voltarsi dall’altra parte, pensare che non ci riguardi. Bisogna scegliere da che parte stare.

[ENG]

On the 7th of May Minister of Interior, Alfano, arrived in Ventimiglia: he visited the Red Cross Center, situated near to the train station, and launched his plan to solve the “problem” concerning the migrants in the city.

Recipe is clear: close the center and increase controls. 60 more police man and 60 military man were send to Ventimiglia in order to “evict” the city by Sunday. The project aims to prevent people from reaching Ventimiglia in order to cross the border, intensifying controls in Imperia, Savona and Genoa. To solve the problem “upstream”, using the words of mayor of Ventimiglia Ioculano, means to deny the people already inside the country of their freedom of movement. “If they understand that, they will not leave, if they do not understand that we let them down before, with any means necessary” said Alfano. Beforehand, he also publicly stated that there was the need for ‘a moderate use of force’ in order to take fingerprints from migrants. The ‘moderate use of force’ mentioned by the minister means psychological torture, use of teaser and beatings as showed by the people coming from the Hotspot of Pozzallo and Lampedusa.

Close the Red Cross Center, then. The center was already open only to those who were willing to be identified and to apply for asylum in Italy – according to the procedures of Dublin 3. This also meant that people had to give up the chance to reach friends and family in other destinations. Therefore, a place already conceived to apply the Hotspot plan, an effective identification center placed in town.

Hundreds of people preferred instead to remain on the street even for few months, between police and smugglers, stuck in town, sometimes for long periods. We have already denounced the violence and abuses that so many people have suffered, and the continuing deportations of those people arrested by the police in Nice or Marseille.

The plan Alfano aims to “empty” the city from those who want to travel. How?
By showing the muscles. In other words, through raids, forced identifications and deportation orders. Until now.
We see it during these days. The Police and Digos stop people traveling in small groups and force them to leave fingerprints. Once this is done, almost all of these identified people receive a deportation order and for now they are released. On Tuesday during the day, at least 14 people were taken by cops and undercover cops. Someone was stopped on the beach, and some others in the public park or on the road between the station and the headquarters of Caritas, (which distributes food). Always on Tuesday, in the late afternoon, the railway line between France and Italy has been blocked for 40 minutes. A group of migrants tried to cross the border through the tracks in bright daylight. The manhunt required by the Alfano plan will not stop the determination of those who travel. We try, in every way, to cross the border. Even in broad daylight and blocking trains.

On Wednesday morning cops, also thanks to persistent rain, have gone on the mouth of the river Roya, where many people took shelter to sleep, and threw away blankets and clothes. They called this infamous operation “eviction”. Meanwhile, people had moved to another more hidden place, many avoid the train station for fear of ending up in the hands of the police. The number of people stopped by the police continues to grow; for now about 15 people were stopped and taken by the police. Some received deportation orders. Many of them have already been identified in other Italian cities, many of them have suffered violence. We know that some have tried to resist the identification procedure, a procedure which impede the possibility of applying for asylum or to be regularized elsewhere. Recently, someone risked his life, trying to jolt himself with an electric wire. Then he drunk the ink in the office of the police station. On Friday, we also know that a person of Eritrean nationality was stopped on the border and beaten by the Italian border police. He carried signs of beating all over his body. He tried to hang himself with an electrical wire.

Literally a manhunt is now taking place in Ventimiglia.

Men, women and children without proper documents, which were already sleeping on the street in inhuman conditions, are now officially banished from the city. They are the prey of the hunt, the “criminals”.

To be silent while raids, massive identifications and distribution of deportation orders sheets means to accept a racist regime. To criminalise these people and let the force to be used on them is unacceptable and inhumane.
The ‘Alfano solution’ reveals the true face of the European policies on immigration: raids, detention and deportation. You can no longer look the other way or think that it does not concern us. You have to choose a side.