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18 Giugno/Juin: Critical Mass/Velorution Breil-Ventimiglia-Menton [ITA-FR]

[ITA]

Sabato 18 Giugno 2016
CRITICAL MASS
Breil-Ventimiglia-Menton
BLOCCARE LA CIRCOLAZIONE PER LIBERARE LE PERSONE!

Ritrovo alle ore 11:00 alla stazione di Breil-sur-Roya con le vostre bici

Mentre alla frontiera la polizia francese continua a respingere le persone senza documenti in base a controlli razziali su treni e strade, a Ventimiglia la polizia italiana prosegue i rastrellamenti e le deportazioni verso il sud Italia. Le persone in viaggio vengono private della libertà anche con la violenza e i/le solidali repressi duramente. Nel frattempo nella vicina Val Roya cresce la mobilitazione contro l’abbandono delle linee ferroviarie Nizza-Tenda-Cuneo-Ventimiglia e per impedire che la valle diventi un asse stradale per il grande traffico internazionale di merci (Torino-Cuneo-Ventimiglia). Il raddoppio del tunnel del col di Tenda ed il conseguente aumento del numero di camion in transito ogni giorno, minaccia seriamente l’ambiente naturale della valle e la vita rurale dei/delle suoi abitanti.
Oggi in questi territori la logica contraddittoria del sistema che ci viene imposto si manifesta chiaramente: si bloccano le persone mentre si fa di tutto per facilitare il flusso di merci. Contro tutte le frontiere e contro la devastazione del territorio, solidali di Ventimiglia e della Val Roya invitano tutte/i a partecipare a questa giornata d’azione per la libertà di tutte e tutti!
Portate la bici!

Informazione pratiche:
Per chi viene dall’Italia in treno ritrovo alla stazione di Ventimiglia alle ore 10:00
Possibilità di ospitalità (contattateci noborders@anche.no; sauvons.la.roya@gmail.com)
Sulla situazione a Ventimiglia: noborders20miglia.noblogs.org
Sulla situazione in val Roya: sauvons-la-roya.fr


[FR]

Samedi 18 Juin 2016
VELORUTION
Breil-Vintimille-Menton
BLOQUER LA CIRCULATION POUR LIBERER LES PERSONNES!

Rendez vous à 11:00 à la Gare de Breil-sur-Roya avec vos velò

Alors qu’à la frontière, la police française continue d’expulser les sans-papiers à l’aide des contrôles raciaux dans les trains et dans les rues, à Vintimille la police italienne continue les rafles et les déportations vers le sud de l’Italie. Les migrants sont privés de leur liberté, de façon souvent violente, et les personnes solidaires sont durement réprimés/ées.
Pendant ce temps, la mobilisation grandit dans la vallée de la Roya contre l’abandon des lignes ferroviaires Nice-Tende-Cuneo-Vintimille et pour empêcher que la vallée ne devienne un grand axe routier pour le transport international de marchandises. Le doublement du tunnel du col de Tende et, en conséquence, l’augmentation du nombre de poids-lourds qui y circulent chaque jour menacent sérieusement l’environnement naturel de la vallée et le mode de vie rural de ses habitants.
Aujourd’hui, au sein de ces territoires, la logique du système qu’on nous impose apparaît au grand jour: les personnes sont bloquées alors que tout est fait pour faciliter les flux des marchandises.
Contre toutes les frontières et contre la dévastation du territoire, les solidaires de Ventimiglia et de la vallée de la Roya vous invitent à participer à cette journée d’action pour la liberté de toutes et de tous!
Amenez vos vélos!

Infos pratiques:
Pour ceux qui viennent de l’Italie en train rendez vous à la gare de Vintimille a 10:00
Possibilité d’hébergement militant (nous contacter: sauvons.la.roya@gmail.com; noborders@anche.no)
Sur la situation à Vintimille: noborders20miglia.noblogs.org
Sur la situation dans la Roya: sauvons-la-roya.fr

WHERE IS FREEDOM: Il piano Alfano e la lotta per la libertà [ITA] [FR] [ENG]

Il piano Alfano è fallito. La serenità di questa affermazione non vuole nascondere la rabbia per i rastrellamenti nelle strade di Ventimiglia, le violenze della polizia nei commissariati e la deportazione di cinquanta persone dal confine italo-francese all’hotspot di Trapani, dove sono attualmente detenute. Gli annunci mediatici del ministro degli interni hanno avuto degli effetti molto concreti fatti di abusi e violenze, ma il “piano per per svuotare Ventimiglia dai migranti”, rivendicato con tanto orgoglio dalla questura di Imperia, è fallito.

Nei giorni immediatamente successivi le dichiarazioni di Alfano il movimento delle persone in viaggio non si è fermato, e già martedì la linea ferroviaria Ventimiglia-Nizza rimaneva chiusa un’ora per l’iniziativa di un gruppo di migranti che in pieno giorno ha cercato di attraversare la frontiera seguendo i binari. In commissariato, nel frattempo, la polizia ha avuto non pochi problemi a imporre l’identificazione alle persone rastrellate in città e le forme di resistenza, anche estreme, si sono andate moltiplicando. La risposta della questura, rafforzata nel suo organico di 60 uomini (oltre ai 60 alpini la cui inutilità è lampante), è stata muscolare e mediatica. Lo scopo è stato placare la pancia razzista del paese mostrando la presenza militare dello stato. Uno spettacolo violento che però non ha sostanzialmente impedito alle persone di raggiungere Ventimiglia e, in più di un caso, di bucare il confine.

Oggi a Ventimiglia sono presenti almeno 150 migranti, a dimostrare che sono fantasie quelle di chi crede che si possano confinare uomini e donne a suon di fermi, detenzioni e deportazioni. Se la polizia non si è fatta scrupolo di fermare le persone anche lungo la strada che porta alla sede della Caritas, così come ha vilmente sgomberato la foce del Roia mentre i/le migranti erano in fila per ricevere un sacchetto di cibo, questo non significa che il piano del ministro sia riuscito a piegare la determinazione di chi viaggia. Le persone rinchiuse a Trapani ci hanno chiamato, stanno bene (come si può star bene in un centro di detenzione…) e non vedono l’ora di ritrovare la libertà per ricominciare il proprio viaggio. Li aspettiamo presto qui al confine.

Dopo lo sgombero della foce del Roia un gruppo di migranti ha trovato rifugio sotto un ponte. Un posto brutto, sulle rive dello stesso fiume ma più a monte. In questo luogo, marginale nell’economia della città rivierasca, hanno trovato un minimo di tranquillità dalle vessazioni quotidiane della polizia. Qui la libertà di chi viaggia ha ricominciato a organizzarsi. Negli scorsi giorni ci sono state diverse assemblee nelle quali è emersa più volte la volontà di stare uniti/e e di far fronte insieme all’attacco della questura. I/le migranti hanno deciso di partecipare alla manifestazione contro violenze e deportazioni, e hanno chiarito a più riprese come le ragioni della protesta riguardano tanto la chiusura del confine, quanto le violenze della polizia italiana e francese. Forte è la voglia di uscire dall’invisibilità, per riaffermare la propria presenza e la comune volontà di passare il confine. La parola d’ordine più ricorrente è sempre la stessa: freedom, hurriya, libertà.

La controparte non l’ha presa bene. Stampa e questura hanno dimostrato in questa settimana un certo nervosismo, cercando di smentire alcune delle testimonianze che i/le solidali andavano via via raccogliendo e diffondendo. Non sono mancate nemmeno le intimidazioni da parte della polizia rispetto alla costante attività di monitoraggio dei/delle solidali presenti sul territorio. Avrebbero evidentemente preferito un po’ di discrezione. Non è a loro che dobbiamo dimostrare la nostra affidabilità, ma a chi ci consegna queste storie. Siamo abituati/e a prendere molto seriamente i colpi inferti dal braccio armato dello stato e sappiamo che serve cura tanto per le ferite del corpo quanto per ciò che si portano dietro. Quando usiamo certe parole, come tortura, violenza, deportazione, non lo facciamo a cuor leggero, ma l’amicizia che ci lega alle persone in viaggio ci impone di raccontare ciò che accade. Le testimonianze riportate nei comunicati nascono come promesse fatte a mezza voce che si rompono in un grido di fronte al silenzio che circonda questi episodi. Forse cominceremo anche a raccogliere i referti medici, ma con o senza questi non temiamo smentite e intimidazioni, sappiamo ciò che diciamo e non sarà un giornale online o un questurino a farci smettere di raccontare.

Come solidali restiamo al fianco di chi è in viaggio, continuando a supportare queste persone che chi governa vorrebbe invisibili e passive. Come nemici e nemiche delle frontiere vogliamo dar seguito alle parole usate in questi giorni nei comunicati usciti. “Estendere la solidarietà”, “bloccare le deportazioni” non sono per noi semplici slogan. A quanti supportano i/le migranti e l’azione dei/delle solidali al confine chiediamo quindi di fare un passo in avanti. Se come abbiamo detto i piani del ministero degli interni e della questura non hanno sortito gli effetti desiderati, ciò non vuol dire che non ci aspettiamo altri attacchi alla libertà di chi viaggia senza documenti. Il campo di fortuna sulle rive del Roia non è un luogo sicuro e in stazione così come nelle strade continuano i rastrellamenti. E’ possibile che nuovi sgomberi e nuove deportazioni abbiano luogo. Dobbiamo essere pronti/e, e non rassegnarci a un ruolo di mera testimonianza. Gli obiettivi non mancano. Il primo di questi è il blocco reale delle deportazioni, interponendoci ai fermi e al trasporto coatto delle persone in viaggio ovunque sia possibile. Se anche non ci si trova sul percorso delle deportazioni questo non impedisce a nessuno di mettere in crisi la circolazione di mezzi e persone in altri luoghi, esprimendo così la propria solidarietà verso i/le migranti. Il secondo obiettivo è denunciare le complicità di cui gode il sistema delle deportazioni, boicottare con i mezzi che ognuno riterrà più opportuni chi fa soldi con il trasporto coatto e la detenzione di esseri umani, Poste Italiane in primis.

Al contempo sentiamo forte la necessità di estendere il piano della solidarietà, dando un sostegno concreto a chi è in viaggio e costruendo materialmente la possibilità per tutti/e di agire qui ed ora come se il confine non ci fosse. La libertà che cerchiamo per tutte e tutti ha bisogno di una dimensione popolare, ampia, che a partire dalle pratiche di mutuo aiuto quotidiane smonti pezzo pezzo il discorso legalitario sulla gestione dei flussi, sull’accoglienza ecc. Crediamo in sostanza che a partire dalle relazioni di solidarietà diretta il distinguo fra ciò che è legale e ciò che non lo è perda di significato, aprendo la strada a una solidarietà diffusa verso le persone senza documenti che metta in crisi gli apparati di controllo della fortezza europa.

Infine Ventimiglia. A breve usciremo con un resoconto della giornata di oggi, in cui in tante e in tanti siamo stati di nuovo in piazza insieme. Rimane importante una presenza al confine di solidali, ma non ci illudiamo che la nostra semplice presenza basti a farla finita con gabbie e frontiere. Per questo chiamiamo fin da subito a delle giornate di azione per il mese di giugno, per fare un passo ulteriore nella lotta internazionale contro tutte le frontiere, ovunque si trovino.

La libertà è dove ci si organizza insieme!

alcune/i solidali a Ventimiglia

al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera

[FR]

WHERE IS FREEDOM : le plan Alfano et la lutte pour la liberté

Le plan Alfano a échoué. Affirmer cela sereinement ne revient pas à cacher notre colère face aux rafles dans les rue de Vintimille, la violence de la police dans les commissariats et la déportation de 50 personnes de la frontière franco-italienne au Hotspot de Trapani, où elles sont actuellement toujours détenues. Certes les annonces médiatiques du ministre de l’intérieur italien a eu des effets très concrets faits d’abus et de violences, mais le « plan pour vider Vintimille des migrants », revendiqué avec tant d’orgueil par la préfecture d’Imperia a néanmoins échoué.

Dans les jours qui ont immédiatement suivi les déclaration d’Alfano, le mouvement des personnes en voyage ne s’est pas arrêté et déjà mardi la ligne ferroviaire de Vintimille-Nice restait fermée à l’initiative d’un groupe de migrant.e.s qui en pleine journée a cherché de traverser la frontière en suivant les rails. Pendant ce temps là, au commissariat, la police a eu quelques difficultés à imposer l’identification des personnes arrêtées en ville, et les formes de résistance, même extrêmes, se sont multipliées. La réponse de la préfecture, renforcée de 60 hommes (en plus des 60 « Alpini » dont l’inutilité est évidente) a été musclée et médiatique. L’objectif a été de satisfaire les racistes de ce pays par la présence militarisée de l’État. Un spectacle violent qui cependant n’a pas fondamentalement empêché les personnes de rejoindre Vintimille et, en plusieurs points, de créer des brèches dans la frontières.

Aujourd’hui à Vintimille se trouvent au moins 150 migrants qui prouvent par leur présence que croire que l’on peut confiner des femmes et des hommes à coups d’arrestations, de rétention et de déportation relève de la fantaisie. Si la police n’a eut aucun scrupule à arrêter les personnes même le long du chemin qui conduit à la porte du siège de la Caritas, tout comme à expulser de manière véhémente la Foce del Roia (l’embouchure de la rivière Roya) alors que les migrant.e.s étaient en file pour recevoir un sac de nourriture, cela ne signifie pas pour autant que le plan du ministre ait réussi à mettre un terme à la détermination de ceulles qui voyagent. Les personnes enfermées à Trapani nous ont appelé. Elles vont bien (aussi bien que l’on puisse être dans un centre de rétention…) et sont impatientes de retrouver la liberté pour recommencer leur propre voyage. Nous les attendons de pied ferme.

Après l’expulsion du camp au bord de la rivière, un groupe de migrant.e.s a trouvé refuge sous un pont. Un endroit affreux, sur les rives du même fleuve, mais plus en amont. En ce lieu, marginal dans l’économie de la ville, ils ont trouvé un minimum de tranquillité face aux vexations quotidiennes de la police. Ici la liberté de ceulles en voyage a recommencée à s’organiser. Durant les jours précédents, se sont tenues plusieurs assemblées au cours desquelles est apparue à plusieurs reprises la volonté de rester uni.e.s et de faire front commun face à cette attaque de la préfecture. Les migrant.e.s ont décidés de participer à la manifestation contre les violences et les déportations et ont clarifié à plusieurs reprises les raisons de cette protestation. Elles concernent aussi bien la fermeture de la frontière que les violences des polices italiennes et françaises. Le désir de sortir de l’invisibilité est fort, afin de réaffirmer leur propre présence et la volonté commune de passer la frontière. Le mot d’ordre le plus récurrent est toujours le même : freedom, hurriya, liberté !

Le camp adverse n’a pas particulièrement apprécié. Journaux et préfectures ont fait preuve cette semaine une certaine nervosité, cherchant de démentir certains des témoignages que les personnes solidaires avaient pu recueillir puis diffuser. Les intimidations de la police se sont multipliées contre le travail quotidien de monitoring (copwatch) des personnes solidaires présentes sur le territoire. Ils auraient évidemment préféré un peu de discrétion pour leur sale besogne.

Ce n’est pas à la parole de ceux-ci, mais plutôt à celle de ceux qui témoignent directement de ces choses que nous devons confier notre confiance. Nous sommes habitué.e.s à prendre très au sérieux les coups assénés par le bras armé de l’État et nous savons qu’ils nécessitent une attention et des soins, que ce soit pour les coups sur les corps que ces blessures qu’ils continuerons à porter en eux/elles. Quand nous usons de paroles telles que torture, violence, déportation, nous ne le faisons pas le cœur léger, mais l’amitié qui nous lie aux personnes en voyage nous impose de raconter ce qu’il leur arrive. Les témoignages rapportés dans nos communiqués naissent comme des promesses faites à demi-voix, qui se transforment en un cri de rage face au silence qui entoure ces épisodes. Peut-être nous allons commencer à recueillir les témoignages médicaux… Mais même en leur absence, nous ne craignons ni les démentis, ni les intimidations, nous savons ce que nous affirmons et ce ne sera pas un journal en ligne ou un minable préfet qui nous feront cesser de publier ces témoignages.

En tant que solidaires, nous restons au côté de ceulles qui voyages, persistant à soutenir ces personnes que nos gouvernements voudraient invisibles et passifs. En tant qu’ennemi.e.s des frontières, nous voulons donner une suite aux paroles utilisées ces derniers jours dans nos communiqués. « Etendre la solidarité », « bloquer les déportations » ne sont pas de simples slogans. Nous invitons donc toutes celles et ceux qui soutiennent les migrant.e.s et l’action des personnes solidaires à la frontières de faire un pas en avant. Si, comme nous l’avons dit, les plans du ministère de l’intérieur et de la préfecture n’ont pas aboutit aux effets escomptés, cela ne revient pas à dire que nous ne nous attendions pas à de nouvelles attaques à la liberté de ceulles qui voyagent sans papiers. Le camp de fortune sur les rives de la Roya n’est pas un lieu safe, tandis qu’à la gare comme dans les rues les arrestations se poursuivent. Il est possible qu’il arrive de nouvelles expulsions et de nouvelles déportations. Nous devons être prêts à ne pas nous résigner à un rôle de simple témoignage. Les objectifs ne manquent pas. Le premier d’entre eux est un un blocage effectif des déportations, nous interposant lors des arrestations et du transport forcé de personnes en voyage, partout où cela se révèle possible. Si nous n’y sommes pas présents, rien ne nous empêchent de mettre en échec la circulation des biens et personnes dans d’autres lieux, exprimant ainsi notre solidarité à l’encontre des migrant.e.s. Le second objectif serait de dénoncer la complicité de ceux qui bénéficient du système des déportations, de boycotter avec les moyens que chacun.e retiendra le plus opportun ceux qui font du profit avec les déportations forcées, la détention d’êtres humains, à commencer par la poste italienne [déportation avec un avion de la poste, sic]

En même temps, nous ressentons la nécessité d’étendre notre solidarité, en offrant un soutien bien concret à ceulles en voyage, construisant matériellement la possibilité de toutes et tous d’agir ici et maintenant comme si la frontière n’existait pas. La liberté que nous cherchons pour toutes et tous a besoin d’une dimension populaire, large, qui, à partir des pratiques d’entraide quotidienne démonte pièce par pièce le discours légaliste sur la gestion des flux, l’accueil, etc. Nous sommes intimement convaincus  qu’à partir de cette relation de solidarité directe la distinction entre ce qui est légal et ce qui ne l’est pas explose et nous apparaît comme inconsistante. Cela ouvre la voix à une solidarité diffuse envers les sans-papier.e.s qui puisse, finalement, mettre en crise les dispositifs de contrôle de la forteresse Europe.

Infine Vintimille. A terme, nous publierons un bilan de la journée d’aujourd’hui, durant laquelle nous fumes de nouveau nombreuses et nombreux dans la rue, ensemble. La présence de personnes solidaires à la frontière reste importante, mais nous ne faisons pas d’illusion : notre simple présence ne suffit pas d’en finir avec les cages et les frontières. Pour cela, nous appelons dès maintenant à des journées d’action durant le mois de juin, pour faire pas supplémentaire dans la lutte internationale contre les frontières, où qu’elles se trouvent.

La liberté se trouve là où l’on s’organise collectivement !

Quelques personnes solidaires de Vintimille

Aux côté de ceulles qui voyage, contre toutes les frontières !

[ENG]

WHERE is FREEDOM : the Alfano [interior italian minister, sic] and the struggle for freedom

The Alfano plan failed. Affirming this serenely doesn’t mean ignoring our anger with round-ups in the streets of Ventimiglia, the violence of the cops in the police station and the deportation of 50 people from the french-Italian border and the Hotspot of Trapani, where there are still detained. Obviously, those declarations of the Italian interior minister had real its real concreteness within various abuses and violence. Nervetheless, the “plan to pull back migrants from Ventimiglia”, proudly claimed by the prefecture of Imperia has failed.

In the following days of the Alfano statement, the movement of the travelling people did not stop and tuesday yet, the train line Ventimiglia-Nice stayed closed due to the presence of a group of migrants on the railway in the middle of the day who were trying to cross the border following it. Meanwhile in the police station, cops were having some difficulty to complete the identification of the persons arrested in city: the even more extreme forms of resistance multiplied. The answer of the police headquarters (questura) of Imperia , reinforced by 60 more men – in addition with the 60 useless “Alpini” has been highly forceful and publicized. The goal was certainly to satisfy the racists of this country showing up a reinforced militarized state presence. A violent spectacle. Noneless, it did not substantially block the persons to reach Ventimiglia and even breaking in the border on several points.

Today in Ventimiglia, there is at least 150 migrants, proving by their mere presence how believing to confine women and men with arrests, detention and deportation. If the police didn’t feel any problem with arresting people on the way to the Caritas [only place where they can get food legally, sic] or with their vehement eviction of the Foce del Roya Camp [at the estuary of the river] while migrants were in line to receive a food pack, it does not mean the Alfano Plan managed to break and submit the determination of the persons in travel. Persons jailed in Trapani called us, they are ok (as ok you can be in a detension center…) and they can’t wait to regain freedom to restart their own trip. We are waiting for them here.

After the eviction of the Foce del Roya, a group of migrant found shelter under a bridge. A awfull place, on the riverside of the city but more upstream. In this marginalized zone of the city economy, they found some minimal peace from the everyday vexations of the police. Here, the freedom of those who travel re-organized itself again. In the same days several assemblies took place where appeared on several occasions the strong will to stay together and stand united in front of the police offensive. The migrants decided to participate to the demonstration against violence and deportation, and they clarified on different occasion the reasons of this protest. The concern is as much about the closure of the border as the violence of the Italian and French police. Strong is the desire to get out of invisibility, to reassess their own presence and common will to cross the border. The watchword remains the same: FREEDOM! HURRYA!

Our enemies did not really appreciate. Medias as police prove a certain nervousness, trying to deny some of the testimonies that activists gathered and spread. Intimidations towards those same people present on the territory who try to monitor the border went growing. They would have obviously preferred more discreteness. Our trust must not go to those ones, but rather towards the ones who directly testified it to us. We are used to take seriously any hurt perpetrated by the armed hand of the state. We know perfectly how much attention those bodily inflicted injuries as those ones irreparable they will keep with them need. When we use some words like torture, violence, deportation, we don’t do it with a light heart, but the friendship that bounds us to those persons pushes us to say what is happening. Testimonies brought out in our statements get born as promises whispered, and breach out as a shout in front of all the silence surrounding those events. Maybe We will state to gather medical reports. But with or without them, We are not afraid of denials and intimidations We know what we are saying and it will not be an online journal or an officer who will stop to talk.

As person in solidarity, we stay together with those who travel, persisting in supporting those persons that governments would like to see invisible and passive. As ennemies of the borders, We want to give a continuation to the same words pronounced in our recent statements. “To extend solidarity”, “to stop deportations” are not mere slogans for us. To those who support migrants and the action of activists at the border we ask to make a step forward. If, as we said before, the plans of the interior ministry and of the police headquarters did not reached their goals, it doesn’t mean we are not awaiting for a new attacks to the freedom of those travelling without documents. The camp on the river of the Roya is not a safe place, and in the station as in the streets, arrests are continuing. New evictions and deportations could occur. We must be ready, and to not restrain within a role of mere testimony. We don’t miss goals to reach! The first one is the real blockade of any deportation, standing at any arrest and forced displacement of person in travel anyway it is possible. And even if We are not on the way of a deportation, it doesn’t stop anybody to put into crisis the free movement of goods and people in other places, expressing so her or his own solidarity towards migrants. The second objective is to denounce the complicity of those who take advantage of the deprtation system, boycotting by any means necessary, all those who make profit with forced displacement and detention of human beings, starting by the Italian Post Service [facilitating the airplane for the deportation to Sicily]

At the same time we strongly feel the necessity to spread the solidarity, giving concret support to those who are travelling, building materially the possibility for all to act here and now as if the border did not exist. The freedom We are claiming for all needs a grassroots and large dimension that, from practices of everyday mutual aid, breaks brick by brick the legalistic discourse on the management of fluxes, reception, etc. In a few words, We believe that from the relations of direct and widespread solidarity the distinction between legal and illegal loses its pertinence, opeing the way to a form of solidarity towards undocumented persons that put into crisis the systems of control of the Fortress Europe.

Finally, Ventimiglia. In a short time We will publish a statement about today’s events, during which we found ourself protesting together. The presence of persons in solidarity at the borders remains important, but We are aware own mere presence is not enough to make an end to a cage and border regime. This is why we already call for days of action during the month of June, in order to make a step forwards in the international struggle against all borders, anywhere they are.

Freedom is where We organize!

Some persons in solidarity in Ventimiglia

On the side of those who travel, against any border!

Blocco alla frontiera, investito un giornalista francese [ITA-ENG]

[ITA]

Il 7 settembre 2015 150 persone del presidio permanente No Border di Ventimiglia, hanno partecipato ad un progetto di resistenza artistica, la cui finalità era la commemorazione delle vittime dei cosiddetti viaggi della speranza che spesso si trasformano in viaggi della morte.
Attraverso i corpi e le voci si é urlato per invocare il diritto alla libertà di movimento senza discriminazione, per opporsi alla militarizzazione repressiva da parte delle forze dell’ordine e delle istituzioni. Durante l’attività i “migranti” hanno dato vita ad una protesta spontanea e pacifica. In questo frangente, un giornalista francese che stava riprendendo la protesta è stato investito da un’auto che ha sfondato il blocco dei manifestanti, ed é stato portato al pronto soccorso.
Da sottolineare il comportamento della polizia che è sempre così attenta a controllare la pericolosità dei No Borders e non é intervenuta davanti ad un automobilista che é fuggito dopo aver volontariamente investito qualcuno. Tale fatto inoltre é stato preceduto da episodi analoghi in cui altri conducenti hanno urtato altri manifestanti.

Gli avvenimenti di ieri rafforzano la guerra contro i movimenti di lotta dei migranti come questo. Nei fatti, contraddicono il discorso mediatico e politico attuale che vorrebbe depoliticizzare la condizione dei “migranti” parlandone solo in termini di “crisi umanitaria” e occultando il fatto che l’Europa non ha mai così tanto militarizzato le sue frontiere e così tanto violentemente represso i flussi migratori.

Qui il video.

Qui il racconto del giornalista.
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Workshops #Solidarity without borders! 11-12-13 september [ITA-ENG-FR]

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[ITA]

Workshop

Militarizzazione, moltiplicazione dei confini e pratiche di resistenza

La gestione dei flussi migratori diviene pretesto per giustificare un’intensificazione degli strumenti di controllo e di repressione. La militarizzazione avviene in diverse forme all’interno dei territori europei, incidendo sulla vita di tutti e in maniera specificatamente violenta su quella dei migranti, spesso identificati unicamente su base razziale. La moltiplicazione delle frontiere, che oggi sono chiaramente individuabili non solo nelle reti con filo spinato, ma anche in ogni divisa posta a difesa dell’ordine europeo, riguarda anche i territori di transito e provenienza dei migranti. Infatti nei paesi oggetto di politiche di espansione e sfruttamento economico assistiamo a nuove forme di colonialismo, sotto forma tanto di operazioni militari quanto delle cosiddette missioni umanitarie. Anche il contenimento dei flussi, nella strategia europea, si traduce nella delocalizzazione e spostamento dei confini oltre il Mediterraneo.

A tutto questo è necessario opporre una serie di pratiche, azioni dirette e contro-narrazioni che in forme differenti si sono già sviluppate nei territori. Crediamo che questo possa essere fatto con diversi livelli di intensità dal monitoraggio dell’azione repressiva al sabotaggio dei dispositivi militari, così come attraverso campagne pubbliche di illegalità di massa a supporto dell’attraversamento dei confini. Bisogna inoltre approfondire la discussione sulle organizzazioni criminali che fanno del traffico di esseri umani un business, ed anche sulla contiguità che queste organizzazioni hanno con governi e polizie. Questo workshop è pensato per condividere e intrecciare i diversi percorsi.

Migrazioni, sfruttamento, lotte e riappropriazioni

La distinzione tra categorie di migranti, in particolare quella tra migranti economici e richiedenti asilo, è fittizia e funzionale allo sfruttamento. Alla ricerca di una vita degna i migranti intraprendono un viaggio che li porta a oscillare continuamente tra la legalità e l’illegalità. Il percorso verso la regolarità è pieno di ostacoli, superati i quali i migranti si trovano comunque a dover far fronte a necessità basilari, quali il reddito, la casa, la salute ecc. in una condizione di costante ricattabilità. La subalternità dei migranti all’interno del sistema capitalista è funzionale in questo senso alla creazione di nuove gerarchie tra i lavoratori stessi, contribuendo così alla distruzione dei diritti ed al peggioramento delle condizioni di vita per tutte e tutti.

I migranti però, lungi dall’essere solo forza lavoro ricattabile e a basso costo, sono altrettanto spesso promotori di iniziative di autorganizzazione e pratiche di resistenza. Se guardiamo alle lotte emerse in questi ultimi anni in Italia e non solo infatti vediamo un grande protagonismo del soggetto migrante: dalle lotte dei facchini, ai sollevamenti dei braccianti, alle tante occupazioni abitative che si moltiplicano sui territori. E’ questo protagonismo a cui dobbiamo guardare quando cerchiamo delle risposte alla ricerca di una vita degna per tutte e tutti, costruendo legami di solidarietà che tengano uniti europei e migranti nella lotta allo sfruttamento.


Accoglienza istituzionale e alternative radicali

Il sistema dell’accoglienza è la risposta istituzionale che l’Europa fornisce tanto per sostenere la retorica umanitaria delle democrazie liberali, quanto per attuare forme di controllo e contenimento dei flussi. L’accoglienza istituzionale in Italia si presenta come una nuova possibilità di valorizzazione per un terzo settore in crisi sia dal punto di vista economico che rispetto alla propria identità e ragion d’essere. Stiamo parlando in sostanza di un sistema dove il migrante diviene immediatamente una risorsa sfruttabile per un’attività dalla parvenza umanitaria ma di fatto gestita nella forma imprenditoriale del business. Anche laddove non presenta forme esplicitamente detentive il sistema dell’accoglienza gestito dalle cooperative riproduce servizi dai tratti fortemente paternalistici pensati per mantenere il migrante in una condizione di passività e ricattabilità compatibile con lo sfruttamento di cui è oggetto. In un sistema di questo tipo non c’è spazio per l’interlocuzione, salvo per quei soggetti “forti” che da fuori ne attaccano la legittimità. All’interno di questo spazio politico si è fatta largo la destra razzista e populista, che nel corso degli ultimi anni si è dimostrata per l’ennesima volta utile al potere nel deviare l’attenzione dalle reali ragioni della crisi in corso facendo leva sulla paura del ‘diverso’.

Noi pur non volendo lasciare margini di manovra all’avanzare di razzisti e conservatori di varia specie, non possiamo esimerci dall’attaccare esplicitamente questo sistema di accoglienza, ragionando sin da subito su delle alternative concrete e radicali all’esistente. A partire dall’esperienza di Ventimiglia, così come dalle tante esperienze di occupazioni ed autogestioni di migranti e solidali in tutta Europa, riteniamo di poter tratteggiare alcune risposte che vanno in una direzione diversa rispetto alle proposte che vedono nel cooperativismo “sano” la via da perseguire. L’autogestione degli spazi di vita è sicuramente il punto centrale del nostro agire, è questa pratica infatti che restituisce al migrante la sua natura di soggetto e non di oggetto-utente. La possibilità di autodeterminarsi nel viaggio ad esempio è fortemente condizionata dall’accesso alle informazioni circa il sistema giuridico, politico ed economico dei luoghi di destinazione scelti dai migranti in transito. E’ questo uno dei compiti principali che le reti informali di migranti e solidali devono continuare a sostenere. In questo workshop vorremmo quindi provare a confrontarci sulle forme che l’accoglienza autogestita ha assunto nei vari territori, per avere immediatamente un’alternativa da opporre all’accoglienza istituzionale e fornire nuovi strumenti a quanti, tra operatori e migranti, vogliono provare ad aprire delle crepe all’interno di questo sistema. Crediamo infatti che tra gli operatori sociali dell’accoglienza siano in tanti a vedere l’insostenibilità e l’inadeguatezza del modello istituzionale, e non possiamo sottovalutare l’importanza che avrebbe l’apertura di lotte all’interno dei centri governativi e di quelli gestiti dal cosiddetto “privato sociale”.

 
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Solidarity without borders! 11-12-13 september – Transnational meeting against borders, racism, exploitation and militarization

The French-Italian border of Ventimiglia is a place full of contradictions. Since the closure of the border in the middle of june 2015 this place has been one of the symbols of violence that characterizes the EU immigration policy. Here we have seen police raids on the trains and in the stations stopping peolple on the basis of their skin colour, we have been witnesses of deportations that hundreds of migrants suffer daily, we have been put in custody by the police here and beyond the border.

Migrants were the first to respond to repression, occupying the rocks near the border and setting up a camp that during these months has become a space of resistance, complicity and struggle. After that moment Presidio No Border has promoted many initiatives and direct actions questioning the closure of the border, its logic and its consequences.

After a first unsuccessful eviction attempt, the intutions have opposed a low intensity strategy against this resistance, exercising a constant pressure on the field. The attack by police forces, Italian and French, have been carried out with the support of traffickers and the logistics provided by the Italian Red Cross, with the help of embedded journalists and politicians, united in the manipulation of the so-called “refugees emergency”.

The escalation of repression against people showing solidarity with migrants culminated in several episodes that we mention here. Our monitoring and counter-action against deportations across the high border at Ponte San Luigi have already costed us 18 charges for occupying, an arrest and 7 expulsion orders, without considering the many events of intimidation to which we are daily exposed to. These administrative measures have not been able to stop the self-organization process of migrants and people showing solidarity at the border.

After two months the Presidio Permanente No Border in Ventimiglia is still there and calls out to all networks, individuals and collectives that in recent months have mobilized in solidarity with migrants to relaunch a transnational convergence against borders, racism and the exploitation and militarization of territories.

From the transnational three days of the 24-25-26 July, we started a discussion about some important arguments about the meaning and direction of our struggle. If the Fortress Europe has now abandoned the humanitarian face with which it is used to self- represent and now shows all the violence of its colonial aspirations, the leadership and determination of the people traveling in recent weeks expresses the need to relaunch the struggle for freedom of movement for everybody. The mass border crossing attempts that we have seen in Ventimiglia and Calais, on the Greek islands and at the Macedonian border, as well as the thousands of people that every day (individually or in small groups) cross boundaries everywhere in Europe, make clear the unsustainability of European policies and raises the problem about what kind of contribution it is possible to give to this movement.

The multiplication of borders, the creation of dozens of refugee camps at the four corners of Europe, and the criminalization (or in a best-case scenario their reduction to objects) of migrants that we are witnessing require us to continue the great work of relationship and sharing of active solidarity practices. To keep on supporting the crossing of borders in an explicit manner and draw new geographies of freedom definitely is a part of the job that lies ahead of us, but no the only one.

Our support must be first a report about the real causes that generate migratory movements, about the consequences of the closure of the borders on people’s life and about the perpetrators of such a state of affairs. Thousands are dying drowned in the sea, suffocated in a truck or crushed by a runaway train, and this happens because it has been decided. Debt policies, dispossession of resources and exploitation of people in entire regions of the world set forth by governments and corporations are conscious choices made by those in power. The so-called global elites have their hands stained with blood, and their statements of condolence for the victims of human trafficking are sickening. Some of the representatives of the ruling class that today speculate on the escape of men and women from their countries of origin are the same criminals and murderers that do business on this movement, even supporting those authoritarian regimes from which only formally distance themselves. In front of their crocodile tears it is necessary to reaffirm their political responsibility and transform the pain for those who die into organized anger against them .

During the meeting we would like to develop an articulated reasoning, that bears in mind both the causes that generate migratory movements and the possibilities that open up in the territories in terms of struggle and response to the needs and exploitation that migrants live in places of departure and destination. It’s essential reflecting on how the militarization of territories, in Europe as well as in Africa and in the Middle East, has devastating effects on the lives of those who pass and those who live there, and on the dynamics of expropriation and exploitation that are cause and consequence of current strategy of capitalist system.

From these arguments, albeit generals and without the presumption to be exhaustive, we offer three workshops which may serve to impulse a broad and long-standing mobilization.

This new transnational assembly in Ventimiglia should be an opportunity to build more incisiveness at a political level. In order to do this it’s necessary that our reflections will be followed by mobilizations that can match up to the challenges we face.

In this context, it seems useful relaunching some of the mobilization proposals emerged until now (hoping to add other more proposals soon).

September 6th: Freedom without borders! Stop borders, stop prisons! Day of initiatives and actions against repression, for the construction of alternative geographies and solidarity.

September 15th: mobilization day for Kobane. It could be interesting to get in connection with the week of mobilization for the opening of a humanitarian channel for Kobane, trying to provide the basis for a solidarity meeting.

October 3rd: Two years after the sinking into the Strait of Siciliy when more than 400 people died, in our opinion is important to take up the proposal that comes from Lampedusa about the widespread screening of a documentary investigation into the events of that day and the construction of a debate over securitarian and military policies that followed. The point isn’t making another empty ritual of commemoration and mourning on that date that produces nothing more than an extemporaneous indignation, but it’s about getting in connection and finding space to think together and build practices able to sabotage European immigration policies from Lampedusa to Calais.

October 17th- 24th: to participate and extend the mobilization proposal launched by the Committees Sans Papier, making them the beginning of a process of transnational struggle against borders, racism, exploitation and militarization of the territories .

From Lampedusa to Calais, we are not going back!

Presidio Permanente No Borders Ventimiglia

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Solidarity without borders! Ventimiglia 11-⁠12-⁠13 settembre Assemblea transnazionale contro confini, razzismo, sfruttamento e militarizzazione (ITA)

Solidarity without borders!
Ventimiglia 11-⁠12-⁠13 settembre
Assemblea transnazionale contro confini, razzismo, sfruttamento e militarizzazione

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La frontiera italo-francese di Ventimiglia è un luogo carico di contraddizioni. Dalla chiusura del confine alla metà di giugno 2015 questo luogo ha mostrato tutta la violenza che caratterizza le politiche europee in materia di immigrazione. Qui abbiamo visto coi nostri occhi i rastrellamenti della polizia sui treni e nelle stazioni fermare le persone sulla base del colore della pelle, siamo stati testimoni delle deportazioni che quotidianamente subiscono centinaia di migranti, siamo stati oggetto dei fermi di polizia messi in atto dai tanti posti di blocco di qua e di là dal confine.

A questa repressione risposero per primi i migranti, occupando gli scogli a ridosso della frontiera e costruendo un presidio che nel corso di questi mesi è diventato uno spazio di resistenza, complicità e lotta. Da allora sono state tante le iniziative e le azioni dirette che dal presidio No Borders hanno messo in discussione la chiusura del confine, la sua logica e le sue conseguenze.

A questa resistenza, dopo un primo fallito tentativo di sgombero, il potere ha opposto una strategia di bassa intensità, esercitando una pressione costante sul campo. L’attacco da parte delle forze di polizia, italiane e francesi, è stato portato avanti con il supporto dei trafficanti e della logistica fornita dalla Croce Rossa Italiana, nonché grazie al contributo di giornalisti e politici conniventi, tutti uniti nella strumentalizzazione della presunta “emergenza profughi”.

L’escalation repressiva nei confronti dei solidali è culminata in diversi episodi che qui accenniamo. La nostra azione di monitoraggio e contrasto delle deportazioni attraverso la frontiera alta di Ponte San Luigi ci sono già costate 18 denunce per occupazione, un arresto e 7 fogli di via, senza contare i tanti episodi di intimidazione ai quali quotidianamente siamo esposti. Questi provvedimenti amministrativi non sono comunque serviti a mettere fine al processo di autorganizzazione di migranti e solidali al confine.

Dopo due mesi il presidio permanente No Borders di Ventimiglia è ancora al suo posto, e fa appello a tutte le reti, i singoli e le collettività che in questi mesi si sono mobilitate in solidarietà ai migranti in viaggio per rilanciare un percorso transnazionale contro confini, razzismo, sfruttamento e militarizzazione dei territori. Continua a leggere

23 Agosto – Cinema senza frontiere – Strip Life

ORE 20.30 – PIZZATA CON FORNO A LEGNA

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ORE 21.30 – PROIEZIONE DI STRIP LIFE * GAZA IN A DAY

Striplife – Gaza in a day. Docufilm che scruta un pugno di vite nella Striscia.

Di L. Scaffidi, V. Testagrossa, A.Zambelli, A. Mussolini, N.Grignani

TRAMA:

Praticare il rap in pubblico è vietato nella Striscia di Gaza. Ma anche allontanarsi in barca giusto per raggiungere acque più profonde e pescose può essere punito anche con i proiettili in una zona circondata da muri di cemento. Così l’inatteso e misterioso spiaggiarsi di centinaia di mante fa improvvisare un mercato del pesce in riva allo stesso Mediterraneo che noi altri conosciamo meglio per le vacanze tra sole, ombrelloni e mode del momento. L’infelice oasi islamica compressa tra Egitto e Israele che siamo abituati a guardare in tv nei servizi sulla conta dei morti dopo un attentato o una rivolta, dall’obiettivo dei videomakers del collettivo Teleimmagini emerge in questo doc come testimonianza di audaci sconosciuti nel seguire pacificamente l’istinto, le passioni e i doveri della vita.

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– Presidio Permanente No Borders Ventimiglia –

21 Agosto – Cinema senza frontiere – Io sto con la sposa

ORE 20.30 – PIZZATA CON FORNO A LEGNA

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ORE 21.30 – Proiezione di – IO STO CON LA SPOSA –

Io sto con la sposa è un film documentario del 2014 diretto da Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry.

TRAMA:

Un poeta siriano e un giornalista italiano aiutano cinque profughi siriani e palestinesi, arrivati a Milano dopo essere sbarcati a Lampedusa, a raggiungere la Svezia senza essere arrestati dalle autorità. Coinvolgendo allora anche una giovane ragazza siriana con passaporto tedesco il gruppo inscena un corteo nuziale, visto che “nessuno oserebbe mai fermare un corteo nuziale”. E così, durante il viaggio di quattro giorni tra Milano e Stoccolma, passando per la Francia, il Lussemburgo, la Germania e la Danimarca, i protagonisti raccontano le loro storie e i loro sogni sperando soprattutto in un futuro senza più né guerre né frontiere.

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AL FIANCO DI CHI VIAGGIA – BY THE SIDE OF TRAVELLING PEOPLE – DU CÔTÉ DE CEUX QUI VOYAGENT

H 18:00
ASSEMBLEA PUBBLICA – PUBLIC ASSEMBLY – ASSEMBLÉE PUBLIQUE

con/with/avec:
Presidio permanente No Border, association de Fraternitè et du Savoir(Nice), Medicine du Monde, Amnesty International – Relais Réfugiés (Menton), A.D.N. (Nice), Arci Camalli (Imperia), Arci Handala (Imperia), csa La Talpa e l’Orologio (Imperia), associazione Pairò (Dolceacqua), associazione ecologica Val Nervia (Dolceacqua), laboratorio Onda Anomala (Vallecrosia), rete Eat the Rich (Bologna).

H 20:00
CENA CONDIVISA e poi musica, infoshop No Border, giocoleria e convivialità!

SHARED DINNER and then music, No Border infoshop, juggling and conviviality!

REPAS PARTAGÈ, musique, infokiosque No Border, jonglerie et convivialité!

ITA/ENG/FR

Nelle ultime settimane si è parlato molto di “emergenza profughi”, ma raramente si è discussa la questione a partire dal punto di vista delle persone in viaggio. È proprio questa invece la prospettiva a partire dalla quale il presidio permanente No Border ha affrontato la questione.

Dal confine italo-francese forse alcune cose appaiono più chiare che altrove: ci sono delle persone in viaggio e c’è la polizia, italiana e francese, che non le lascia passare. Non importa che queste persone provengano da regimi autoritari, paesi in guerra o comunque siano in cerca di una vita migliore. Non importano le convenzioni sui diritti umani, i trattati per la libera circolazione, le dichiarazioni di principio delle più svariate istituzioni.

La verità di Ventimiglia è che i confini si moltiplicano fino a coprire interi territori con posti di blocco e camionette; che i diritti, le convenzioni e i trattati sono buoni strumenti per occultare una realtà fatta di arresti e deportazioni illegittime; che le dichiarazioni di principio sono buone per la stampa e la tv, ma nelle stazioni della costa azzurra la polizia continua a fermare ogni persona di colore, e chi è senza documenti viene portato nei container a Ponte San Luigi per poi essere rimandato in Italia.

Queste verità si incontrano qui come in altri luoghi di confine, da Lampedusa a Calais, e anche di queste si nutre la propaganda razzista. Se oggi in tanti invocano politiche securitarie è anche perché forse è poco chiara la posta in gioco per tutti: la libertà di muoversi liberamente nel mondo. Noi abbiamo scelto di stare dalle parte di chi viaggia, e vorremmo spiegare perché.

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In the last weeks we heard many things about the so called “refugees’ emergency”, but the issue hasn’t been discussed from the point of view of the people travelling. This is the perspective that the No Border Camp, since the beginning, choosed to face.

From the Italian-French border some things appear more clear than in other places: there are people travelling and there is the police stopping them. For the authorities, nobody should even spontaneously give food to migrants. It doesn’t matter if this people comes from authoritarian regimes, from countries that are at war or if they are in search of a better life. Human rights convention, treaty for the freedom of movement, declaration of principle of different institutions do not matter here.

The truth of Ventimiglia is that borders do not only exists, but multiplicate with police patrolling the streets in Italy and France; that rights, conventions, and treaties are useful means to cover a reality made of illegitimate arrests and deportations; that declarations are good arguments for newspapers and Tvs, while in all railway stations of the South of France the police keeps on picking up black people and when they find them without documents they are brought to the containers close to the French border and then send back to Italy.

These truths are evident here and in others borders, from Lampedusa to Calais, and are also used to spread racist propaganda. If today lots of european citizens seem to be asking for more securitarian politics maybe it is also because they do not realize that we all are loosing our freedom of movement. We decided to stay to the side of people travelling, and we would like to explain why.

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Ces dernières semaines, on a beaucoup parlé de «l’urgence des migrants », mais la question a rarement été posée du point de vue de ceux qui voyagent. C’est cette perspective que le No Border camp, depuis sa création, a décidé d’affronter.

Depuis la frontière italo-française, certaines choses apparaissent plus clairement qu’ailleurs : il y a des gens qui voyagent, et il y a la police qui les arrête. Pour les autorités, personne ne devrait meme donner
de la nourriture aux migrants, spontanément. Cela importe peu que ces personnes viennent de régimes autoritaires, de pays en guerre, ou soient à la recherche d’une vie meilleure. La déclaration des droits de l’Homme, le Traité sur la liberté de circulation, les déclarations de principe de différentes institutions n’ont aucune valeur ici.

La vérité de Vintimille est que les frontières ne font pas qu’exister, mais se multiplient avec les patrouilles de police dans les rues italiennes et françaises. Ces droits, conventions et traités sont utilisés pour masquer une réalité faite d’arrestations illégales et de déportations. Ces déclarations sont de bons arguments pour les
journaux et la télévision, tandis que dans toutes les gares du Sud de la France la police continue de contrôler au faciès. Et lorsqu’elle arrête des sans-papiers, ils sont amenés aux poste-frontière français puis renvoyés en Italie.

Ces vérités sont indéniables, ici et sur d’autres frontières, de Lampedusa à Calais. Elles sont également utilisées pour propager des discours racistes. Si de nombreux citoyens d’Europe semblent
aujourd’hui demander des politiques plus sécuritaires, c’est sans doute aussi quelles ne réalisent pas combien nous y perdons notre liberté de mouvement. Nous avons décidé de rester du côté de ceux qui voyagent, et nous aimerions vous expliquer pourquoi.

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Living the Borders: Program of the 3 days

Work in progress on the program
Working in progress program!<!

VENERDì/FRIDAY 24 LUGLIO
– 10 AM. Assemblea generale/ General Assembly
Presentazione del presidio: situazione attuale, programma della 3 giorni,
Introduction about the No Border Camp: what is happening, the program of the meeting and the workshops.
– 12 AM – 1 PM: primo incontro di ogni workshop / first meeting of every workshops
– 1 PM – 3PM: pranzo / lunch
– 3 PM – 5 PM: workshops:
1/ Cosa fare contro le pratiche della polizia francese? / What to do against police practice
2/ Come costruire un'interazione tra migranti e solidali? / How to build the relationship between migrants and activists
– 7 PM: protesta – demo
– 8 PM: cena – dinner
– Sera : Jam-session e Dj-Set

SABATO/SATURDAY 25 LUGLIO

– 11 am-1pm Workshops
1/ Pratiche alternative di accoglienza e di solidarietà / Alternative practices of welcoming and solidarity
2/ Come coordinare una rete da Lampedusa al Nord Europa / How to coordinate the network from Lampedusa to the North Europe
3/ Come intervenire alla stazione di Ventimiglia / How to operate in the train station of Ventimiglia
– 1 pm – 3 pm: pranzo / lunch
– 3 pm – 5 pm: Workshops
1/ Incontro con gli avvocati per i migranti / Legal Meeting between migrants and laywers
2/ Come lottare contro il crescente razzismo e la xenofobia / How to fight the rising racism and xenofobia
– 7 pm: performance artistiche / artistic performance
– 8 pm: cena / dinner

DOMENICA/SUNDAY 26 LUGLIO
– 10 am – 12 am: workshops
1/ Come decostruire la divisione economica migranti/rifugiati / How to dismantle the division between economic migrants and asylum seekers
2/ Migranti e lotta per la casa / Migrants and struggle for housing
– 1 pm – 3 pm: pranzo/ Lunch
– 3 pm – 5 pm: workshops
1/ Migranti e realtà rurali : quali soluzioni glocali ? / Migrants and rural areas: what kind of glocal solutions?
2/ Strategia e politica Europea, quali prospettive a lungo termine ? / European strategy and policy: long term perspectives
– 6 pm – 8 pm: assemblea di conclusione / final assembly
Discussione sulle prospettive, strumenti per coordinarsi a livello internazionale e documento finale.
Discussion on perspectives and tools to coordinate the transnational network and write the conclusive document
– 8 pm: cena/ dinner