Archivio mensile:Aprile 2016

Insieme siamo forti!

Come annunciato, oggi sabato 23 aprile abbiamo infranto collettivamente l’infame ordinanza comunale emanata dal sindaco del Partito Democratico Enrico Ioculano, che ha vietato di condividere un pasto con i migranti bloccati a Ventimiglia “per mero spirito di solidarietà”. La partecipazione è stata molto ampia e variegata: solidali da tutto il Ponente Ligure, da Nizza, dalla Costa Azzurra e dalla Val Roja hanno sfidato insieme la proibizione organizzando un gioioso pic nic in riva al mare.
Con la pancia finalmente piena ci si è poi riuniti in assemblea. Indiscusso il protagonismo dei numerosi migranti, i quali hanno lanciato la proposta di muovere tutti insieme – uniti – verso quella maledetta frontiera. Senza esitazione siamo allora partiti in corteo nonostante l’ingente dispositivo poliziesco italiano schierato per le strade di Ventimiglia. La marcia, a suon di cori e battimani, procedeva rapida e determinata sotto la pioggia battente.
Nei pressi di Ventimiglia Alta polizia e carabinieri si sono schierati in assetto antisommossa sbarrando la strada. Dopo un fronteggiamento durato una mezzora circa, il corteo ha invertito la marcia puntando verso la stazione ferroviaria. Abbiamo sfilato per le strade comunicando tanto il nostro sdegno quanto l’energia della lotta. La polizia era evidentemente spiazzata dalla rapidità e dalla creatività dei manifestanti.
Siamo infine giunti in stazione al grido di “solidarité avec les sans-papiers!” Polizia e carabinieri si sono confusamente schierati per impedirne l’accesso. Un altro confine. Dopo aver bloccato la strada antistante, ci siamo nuovamente riuniti in assemblea per capire il da farsi per continuare la lotta.
A detta di tutte le presenti, la giornata di oggi è stata molto significativa. Italiani e francesi insieme ai migranti abbiamo rotto in maniera forte il silenzio mediatico sulla questione dei bisogni materiali negati a chi vuole proseguire il suo viaggio dentro la Fortezza Europa, dei quotidiani respingimenti da parte delle autorità francesi in complicità con quelle italiane, delle identificazioni coatte non scevre da episodi di violenza e addirittura tortura. Insieme siamo forti ed è su questa strada che dobbiamo proseguire.
La sinergia tra solidali italiani e francesi è stata determinante. L’ondata di entusiasmo delle mobilitazioni #NuitDebout è arrivata anche a Ventimiglia, contagiando la lotta contro il confine. Possiamo trasformare il confine in una frontiera di lotta, aggredendolo da entrambi i suoi lati, individuando come controparti tanto lo Stato italiano quanto quello francese, oltre naturalmente all’Unione Europea.
I migranti esprimono l’esigenza di passare il confine e rivendicano la libertà di movimento per tutti. Insieme possiamo farlo, se la città e la frontiera sono così militarizzate è perché il potere ha paura che ci si organizzi e si vinca. E allora avanti tutta.
A breve aggiornamenti sui prossimi appuntamenti.
Ceci n’est pas qu’un debut! We are not going back!
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Notizie dalla frontiera (20 aprile ’16): tra abusi di potere e resistenza [ITA] – [FR]

Nel pomeriggio di lunedì 18 aprile, una sessantina di migranti, bloccati da giorni a Ventimiglia, si sono incamminati verso la frontiera italo-francese in segno di protesta, per rompere l’invisibilità imposta loro dal regime del confine,  per denunciare le indegne condizioni di vita nella città frontaliera italiana, e per rivendicare la libertà di movimento per tutti.

Il primo gruppo, composto da circa 25 persone sudanesi, ha superato la frontiera marciando sui binari, successivamente sono stati fermati dalla polizia francese con 4 mezzi blindati antisommossa e due macchine. Al rifiuto da parte dei migranti di tornare indietro, le forze dell’ordine hanno reagito con manganellate e scariche elettriche. L’intero gruppo è stato detenuto dalla PAF (police aux frontières) e due ragazzi sudanesi sono stati ripetutamente picchiati, tanto che uno di loro è stato ospedalizzato prima di essere consegnato alla polizia italiana. Anche altri gruppi di persone in viaggio sono stati intercettati dagli agenti mentre marciavano verso la frontiera e riaccompagnati a Ventimiglia.

Stazione PAF a Ponte San Luigi

In totale 34 persone senza documenti, tutte recentemente sbarcate sulle coste italiane, sono state detenute da lunedì fino al tardo pomeriggio del giorno seguente dalle forze dell’ordine italiane, che ne hanno prelevato le impronte digitali e decretato l’espulsione tramite provvedimento di respingimento differito entro sette giorni.
I migranti hanno denunciato abusi anche da parte delle autorità italiane: cinque persone sono state malmenate per ottenere forzatamente le impronte, mentre diversi di loro hanno subito trattamenti estremamente degradanti e violenti, addirittura con uso di pinze nelle zone genitali.

In un clima di costante abuso di potere, chi si ribella al vile regime di frontiera per rivendicare dignità e libertà di movimento, viene represso e punito in modo brutale.

Negli ultimi giorni nella città di Ventimiglia sono bloccati più di 200 migranti, costretti a bivaccare in condizioni disumane: si dorme in strada o in spiaggia, senza coperte, cibo sufficiente né beni di prima di necessità, subendo vessazioni e violenza quotidiane da parte delle forze dell’ordine.
Quanto successo Lunedì è  solo l’esito della linea dura delle autorità italo-francesi il cui scopo principale è rendere invisibili le persone in viaggio. Già la mattina di Venerdì 16 Aprile, la polizia italiana aveva sgomberato l’area della stazione, buttando via tutte le coperte e i vestiti e portando in caserma 9 persone per identificarle e poi dargli il decreto di espulsione.
Una situazione di grave repressione che mira a “gestire” il “problema migranti” a suon di violenza ed espulsione, cercando così di silenziare e invisibilizzare chi viaggia.

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“People die on the sea, freedom of movement to all”; “We are all one, we want dignity”; “Save us, do not push us back”; alcune delle scritte che stringevano tra le mani i migranti appena rilasciati.

Mentre si allunga la macabra conta dei morti nel Mediterraneo e si muore per mani della polizia a Idomeni, a Ventimiglia le persone in viaggio resistono. La frontiera, come insegna quanto successo a Taranto o Marsiglia, è ovunque e il prezzo da pagare per la libertà è fatto di violenze e fogli di espulsione. Il silenzio e la cecità di troppi non possono impedirci di sentire l’urlo forte di chi vuole la libertà e la dignità.

[FR]

« Marche pour la dignité et la liberté », circulation des trains brièvement bloqués et violences policières entre Menton et Vintimille.

Ce lundi 18 avril dans l’après-midi, une soixantaine d’exilés soudanais bloqués depuis plusieurs jours à Vintimille, se sont dirigés vers la frontière franco-italienne en signe de révolte, pour effacer l’invisibilité que le régime des frontières cherche à leur imposer, dénoncer les conditions de vie indignes dans laquelle ils se trouvent dans la ville frontalière et pour revendiquer la liberté de circulation pour tous.

Le premier groupe, composé d’environ 50 exilés d’origine du Soudan (principalement du Darfour) a traversé la frontière à pied en marchant plus de 8km depuis la gare de Vintimille, le long des voies ferrées. Ils ont étés stoppés au passage à niveau de Menton Garavan par la police française. Quatre fourgons renforcés et deux voitures de police leur barrèrent le chemin. Face au refus des migrants de faire marche arrière, les forces de l’ordre ont réagi par l’usage de matraque (tonfas) et de pistolet à impulsion électrique (taser). Le groupe entier a ensuite été détenu par la PAF de Menton, et deux jeunes soudanais ont été particulièrement victime de violences policières si bien que l’un d’entre eux a dû être finalement emmené à l’hôpital  avant d’être remis aux autorités italiennes. D’autres groupes de personnes en voyage ont étés également interceptés par la police tandis qu’ils marchaient vers la frontière et raccompagné à Vintimille.

En total, ce sont 34 personnes « sans-papiers », tous récemment débarqués sur les côtes siciliennes qui ont été détenus par la police italienne de lundi à mardi jusqu’à tard dans l’après-midi. Ils leurs ont prélevés leurs empreinte digitales et ont prononcé à leur encontre des obligations de quitter le territoire italien d’ici à sept jours.
Les migrants ont dénoncés des violences et des abus également de la part des autorités italiennes : cinq personnes ont étés littéralement malmenées afin de les faire obtempérer par la force à donner leurs empreintes digitales. D’autres ont subis des traitements extrêmement dégradants et violents allant même jusqu’à l’usage de pinces électrique sur les parties génitales (!).

Dans un climat d’abus de pouvoir permanent, qui ose se lever face au régime corrompu des frontières pour revendiquer sa dignité et la liberté de circulation se fait réprimer et punir de manière brutale.

Ces derniers jours dans la ville de Vintimille plus de 200 migrants dont des familles avec enfants en bas âge se trouvent bloqués, contraints à bivouaquer dans des conditions précaires et inhumaines. A même le sol de la gare ou sur la plage, sans couvertures ni nourriture suffisante, sans quelconque bien de première nécessité, ils sont sujets au harcèlement et aux violences quotidiennes des force de l’ordre.

Ce qui s’est produit ce lundi est le résultat de la ligne ferme tenue par les pouvoirs français et italiens et dont le souci central semble être de plonger dans l’invisibilité les personnes en voyage. Déjà, dans la matinée du vendredi 16 avril, la police italienne a fait évacuer les bords du parvis de la gare, en détruisant toutes les couvertures et les vêtements qu’ils y trouvèrent et en embarquant au poste 9 personnes toutes relâchées dans la journée avec un avis d’expulsion du territoire à effet immédiat. C’est donc une situation de répression sérieuse qui a lieu en ce moment à la frontière, une politique de « gestion » du « problème des clandestins » basée sur la violence et les expulsions systématique, qui cherche à faire taire et rendre invisible tous ceux qui voyagent.

“People die on the sea, freedom of movement to all”; “We are all one, we want dignity”; “Save us, do not push us back”; parmi les pancartes que seraient dans leurs mains les migrants à peine relâchés.

Tandis que s’alourdit le bilan macabre des naufrages en méditerranée et que des refugiés meurent entre les mains de la police à Idomeni, à Vintimille, les personnes en voyage résistent. La frontière, comme ce qui s’est passé à Marseille ou à Taranto l’a encore récemment montré est partout et le prix à payer pour la liberté est fait de violences et de décrets d’expulsion. Le silence et la complaisance de trop nombreux d’entre nous ne peuvent néanmoins pas nous éviter d’entendre le cri cinglant d’individus qui, au risque de leur vie, recherchent la dignité et la liberté.

VENTIMIGLIA: COSA SUCCEDE IN CITTA’ [ITA] VINTIMILLE: CE QUI SE PASSE EN VILLE [FR]

Negli ultimi giorni i media hanno ricominciato a parlare di ciò che accade al confine tra Italia e Francia.
Le parole sono sempre le stesse: “invasione”, “crisi”, “emergenza”, ecc. Leggendo i giornali si ha l’impressione che il “problema migranti” sia improvvisamente riemerso dal nulla, come se in questi mesi a Ventimiglia non si fossero più viste persone in viaggio. La verità è che i migranti non sono tornati, semplicemente il flusso non si è mai interrotto.

Ventimiglia è zona di frontiera: in tanti hanno continuato e continuano ad arrivare per provare ad attraversare il confine. E così non si ferma la caccia ai migranti lungo tutta la Costa Azzurra, continuano i respingimenti e le deportazioni, non si ferma il lavoro dei passeur. Insomma, il dispositivo di confine continua a funzionare a pieno regime. E a subirlo è soprattutto chi non ha la disponibilità economica per garantirsi un passaggio tramite trafficanti di esseri umani.

Il numero di persone che dorme all’addiaccio in stazione aumenta di giorno in giorno. In tanti scelgono infatti di non accettare l’“accoglienza” offerta dal centro della Croce Rossa. Come mai? Perché da dopo gli attentati di Parigi l’accesso al centro è vincolato al rilevamento delle impronte digitali, così come previsto dall’infame Regolamento di Dublino, secondo cui i migranti devono essere identificati – se necessario, anche con l’uso della forza – e presentare domanda di protezione internazionale nel primo paese d’approdo. Per chi è in transito l’ingresso nel centro della Croce Rossa comprometterebbe quindi la possibilità di richiedere asilo altrove, fuori dall’Italia, così come desiderato dalla stragrande maggioranza delle persone in viaggio.

L’accoglienza offerta dalla Croce Rossa non è neutrale: l’istituzione non svolge un ruolo meramente umanitario ma è un attore chiave del governo delle migrazioni. In cambio di un pasto caldo e una brandina, viene intensificato il controllo su chi è in transito. Capirlo è piuttosto intuitivo, basterebbe infatti affacciarsi all’ingresso del centro e vedere i poliziotti che lo presidiano. Non è allora esagerato ridefinire come ricatto umanitario il lavoro svolto dalla Croce Rossa.

E se molta gente dorme in stazione, senza cibo salvo quel poco che Caritas e solidali più o meno organizzati riescono a fornire, ad aggravare la situazione vi è inoltre l’ordinanza emanata dal sindaco Ioculano che vieta di condividere del cibo coi migranti sul territorio del Comune di Ventimiglia. Uno dei titoli più interessanti delle scorse settimane enunciava: «I No Borders sfamano i migranti. Compatta l’amministrazione “Faremo valere l’ordinanza”». Interessante perché grottesco, impreciso e chiarificatore al contempo. Per Ioculano e l’amministrazione comunale guidata dal Partito Democratico condividere un pasto con le persone in viaggio è una pratica da sanzionare, chi lo fa va fermato, multato e criminalizzato. La solidarietà va repressa perché permette che i migranti possano sfuggire al ricatto umanitario, autodeterminarsi e magari pure organizzarsi contro il confine. Ciò mostra la dimensione assolutamente grottesca del potere, che si accanisce in modo esplicitamente razzista verso il più umano dei gesti, quello di condividere del cibo, svelando al contempo la forza potenzialmente sovversiva della solidarietà in questi tempi sempre più bui.

Di fronte alla resistenza dei migranti, Ioculano, il giovane e sorridente sindaco renziano, sa che un’ordinanza non può né potrà comunque bastare. A parer suo il problema va risolto “a monte”, espressione diplomatica per dire che alle persone andrebbe fisicamente impedito di raggiungere Ventimiglia, negando loro la libertà di circolazione anche all’interno del territorio nazionale. Chiediamoci allora dove sia “a monte”: in un hotspot, in un CIE, in un campo profughi in Turchia, in una prigione in Libia? Sicuramente lontano dai nostri occhi. D’altronde non si può certo permettere che la quiete della mite cittadina rivierasca sia turbata da orde di migranti…il turismo ne risentirebbe! Quello che Ioculano e più in generale le classi dirigenti nazionali ed europea non ci dicono è che un tale obiettivo può essere raggiunto solamente al prezzo di deportare e detenere in massa centinaia di migliaia di persone: precisamente ciò che hanno cominciato a fare.

E poi i “No Borders”. Che fanno cose, danno cibo, si assembrano, organizzano presidi, manifestano. Insieme agli immigranti clandestini, categoria contro la quale il potere ha buon gioco nell’organizzare la paura con lo scopo di deresponsabilizzarsi. Ancora oggi sulla stampa, leggiamo cose mai successe: allontanamento di attivisti, sgomberi di presunti accampamenti. Fantascienza pura creata ad arte per agitare e spaventare gli animi. Falsità per alimentare la tensione e spostare il problema. Sentiamo allora l’esigenza di fare chiarezza: i No Borders non esistono, o se esistono sono ben più di quei gruppuscoli di cui parla la stampa locale. No Borders è un’attitudine etica condivisa da un vastissimo movimento di persone, che – ovunque, dalle isole greche al Brennero, da Lampedusa a Calais, ma anche in Australia, in Marocco o in Messico – ha consapevolmente scelto di sfidare i confini imposti dal potere e affermare la libertà di movimento per tutte e tutti. Sono No Borders i migranti che tutti i giorni attraversano le frontiere della Fortezza Europa, sono No Borders tutte le persone che, ciascuna a proprio modo, supportano il loro viaggio. In altre parole, No Borders è una scelta di parte che tutte e tutti possiamo compiere.

Questo e tanto altro succede oggi a Ventimiglia e non solo.

La solidarietà è la nostra arma, usiamola!

alcune/i solidali di Ventimiglia e dintorni
dalla parte di chi viaggia, nemici delle frontiere

E perchè no, anche i migranti!

E perchè no, anche i migranti!

[FR]

VINTIMILLE: CE QUI SE PASSE EN VILLE

Ces derniers jours, les médias ont recommencé à parler de ce qui se passe à la frontière franco-italienne.

Les mots sont toujours les mêmes: “invasion”, “crise”, “urgence”, etc. En lisant les journaux, on a l’impression que le “problème migrants” a subitement resurgi de nulle part, comme si pendant ces mois on n’avait plus vu de personnes en voyage à Vintimille. La vérité est que les migrants ne sont pas revenus: pour cause, le “flux” de gens n’a jamais cessé.

Vintimille est une zone frontalière: beaucoup ont continué et continuent à arriver ici pour essayer de passer la frontière. La chasse aux migrants dans toute la Côte d’Azur ne s’arrête pas, les refoulements et les déportations continuent, le travail des passeurs ne s’arrête pas non plus. En somme, les dispositifs aux frontières continuent à tourner à plein régime, et s’applique avant tout à qui n’a pas les moyens de s’offrir un passage par le biais de trafficants d’êtres humains.

Le nombre de personnes qui dorment à la gare augmente de jour en jour. Nombreux choisissent de ne pas accepter “l’accueil” du centre de la Croix Rouge. Mais pourquoi ? Depuis les attentats de Paris, l’accès au centre est soumis à la prise d’empreintes digitales, comme le prévoit le règlement de Dublin, selon lequel les migrants doivent être identifiés -si nécessaire, par contrainte physique- et présenter leur demande d’asile dans le premier pays d’arrivée en Europe. Pour la grande majorité des personnes en transit ici, un passage par le centre de la Croix Rouge compromettrait le rêve d’une possible protection ailleurs, hors d’Italie.

L’accueil offert par la Croix Rouge n’est pas neutre: l’institution ne suit pas un rôle purement humanitaire mais constitue un acteur de la gestion des migrations. En échange d’un repas et d’un lit de camp, ceux qui sont en transit doivent accepter un contrôle renforcé. Comprendre ceci est plutôt élémentaire, pour peu que l’on se rapproche de l’entrée du centre et qu’on y voit les policiers qui y président. Il ne semble alors plus excessif de redéfinir comme un chantage humanitaire le travail effectué par la Croix Rouge.

Et alors que tant de gens dorment à la gare, sans nourriture sauf le peu que Caritas et quelques solidaires plus ou moins organisés sont capables de leur fournir, la situation est aggravée par l’ordonnance émanant du maire Ioculano et interdisant de partager toute nourriture avec les migrants sur le territoire de la commune de Vintimille. Un des titres les plus intéressants dans la presse des derniers jours annonçait : “les noborders donnent à manger aux migrants. La municipalité unanime: “nous allons faire respecter l’ordonnance”. Intéressant mélange d’absurdité, d’imprécision et de clarté. Pour Ioculano et l’administration municipale menée par le Parti Démocratique, partager un repas avec les personnes en voyage est une pratique à sanctionner, et ceux qui l’enfreignent doivent être poursuivis, amendés et criminalisés. La solidarité doit être réprimée parce qu’elle donne la possibilité aux personnes migrantes d’échapper au chantage humanitaire, de pouvoir décider pour elles-mêmes, et peut-être de s’organiser contre la frontière. Cette histoire nous révèle la dimension absolument grotesque du pouvoir qui s’acharne de façon explicitement raciste contre le plus humain des gestes, celui de partager ce que l’on a à manger, et rappelle en même temps la force potentiellement subversive de la solidarité dans cette période toujours plus sombre.

Face à la résistance des migrants, Ioculano, le jeune maire souriant au style renzi, sait qu’une ordonnance ne peut et ne pourra être suffisante. Selon lui, le problème se résoudra “en amont”, expression diplomatique pour dire que ces personnes devraient être physiquement empêchées de rejoindre Vintimille, niant leur liberté de circulation à l’intérieur même du territoire national. Demandons-nous alors quel sera cet “amont” : un hotspot, un CIE, un camp d’exilés en Turquie, une prison en Lybie ? Une seule certitude: loin de notre regard. Pas question de laisser troubler l’ordre et la tranquillité citadine de la Riviera par les migrants… le tourisme s’en ressentirait! Ce que Ioculano et plus généralement les classes dirigeantes nationales et européenne ne disent pas, c’est qu’un tel objectif ne peut être atteint que si l’on accepte de déporter et détenir en masse des centaines de milliers de personnes: précisément ce qu’ils ont commencé à faire.

Ensuite viennent les No Borders. Ils font des choses, donnent à manger, se rassemblent, organisent des camps, manifestent. Tout ceci avec des immigré-es clandestin-es, catégorie contre laquelle le pouvoir a beau jeu d’organiser la peur afin de se déresponsabiliser. Aujourd’hui encore dans la presse, on peut lire: dispersion d’activistes, expulsion de campements présumés. Pures fantaisies créées dans le but d’agiter et d’effrayer les esprits. Mensonges pour alimenter la tension et détourner l’attention des problèmes réels. Nous ressentons le besoin d’apporter des clarifications: les No Borders n’existent pas, ou s’ils existent, ils sont bien plus que ces groupuscules qu’évoque la presse locale. No Borders est une attitude éthique partagée par un très large mouvement de personnes qui, partout depuis les îles grecques jusqu’à Brennero, de Lampedusa à Calais, mais encore en Australie, au Maroc ou au Mexique, a consciemment décidé de combattre les frontières imposées par le pouvoir et affirmer la liberté de mouvement pour toutes et tous. Sont No Border les migrants qui tous les jours traversent les frontières de la Forteresse Europe, comme le sont aussi toutes les personnes qui, chacun-e à sa manière, soutiennent leur voyage. En d’autres termes, No Border est un choix partisan, l’affirmation d’un engagement que toutes et tous nous pouvons partager.

Voilà un peu de ce qui se passe aujourd’hui, à Vintimille et ailleurs.

La solidarité est notre arme, prenons-la !

Quelques solidaires de Vintimille et des alentours, de la part de qui voyage, contre toutes les frontières