[ITA]
In seguito al violento sgombero del presidio No Border, la mattina del 4 Ottobre a Ventimiglia ci siamo radunate/i nel piazzale della stazione assieme alle/ai solidali provenienti da diverse città italiane e francesi, e una quindicina di compagni migranti con cui abbiamo resistito sugli scogli. La volontà era di ribadire fermamente che la questione dei migranti in transito non si arresta al confine, ma si riproduce in tutte le realtà territoriali dove l’arresto e la repressione rappresentano il filo conduttore portato avanti dalla Fortezza Europa.
Lo spropositato dispiegamento di forze dell’ordine ha impedito materialmente e con intimidazioni psicologiche e fisiche, la partecipazione alla manifestazione dei migranti “ospiti” nel centro di prima accoglienza della Croce rossa. La struttura che ha la presunzione di definirsi d’accoglienza si è così trasformata in una prigione. La celere ne ha bloccato ogni accesso, impedendo qualsiasi forma di contatto tra manifestanti e migranti. Ci siamo così spostati di fronte la croce rossa portando la nostra solidarietà agli schebab detenuti al suo interno e, tramite interventi e cori di protesta contro questa barriera di caschi e scudi, abbiamo preteso il loro rilascio. Data l’impossibilità di congiungersi ai migranti, il presidio, blindato su ogni lato della piazza, non ha potuto né voluto procedere in un corteo che non fosse partecipato da tutti, ribadendo la volontà di muoversi con i migranti e non per i migranti. In piazza, davanti alla stazione, abbiamo cercato di ricreare uno spazio di dialogo e discussione, data la pressione e la tensione causata dalle forze dell’ordine.
È in stazione che quotidianamente i migranti in transito sono esposti alle offerte dei trafficanti sotto gli occhi complici di polizia e Croce rossa. Ed è qui che il presidio porta avanti un’attività di monitoraggio ed informazione al fine di costruire con chi transita un’alternativa alla pressione dei passeur e all’ipocrisia dell’accoglienza istituzionale.
Ancora una volta, a Ventimiglia va in scena l’assurdo: migranti e solidali separati da un cordone di poliziotti armati, un piazzale blindato ad ogni accesso, una violenza premeditata che è esplosa in serata quando una parte del presidio aveva già abbandonato la piazza e le persone rimaste si apprestavano a riunirsi in assemblea per discutere della giornata e prepararsi alla notte. Il presidio, mentre si preparava a lasciare la piazza raccogliendo tende, coperte e scatoloni, è stato violentemente caricato alle spalle: una carica brutale, immotivata, che si è trasformata in un pestaggio e poi in una caccia all’uomo per le vie della città. Molti di noi sono rimasti contusi ( 2 portati in ospedale ) e ad un compagno residente nella zona di Ventimiglia è stato notificato un foglio di via e denunciato per resistenza.
In seguito alle profonde trasformazioni e agli avvenimenti della settimana, nonostante le difficoltà affrontate, emerge la volontà forte di continuare questo percorso di lotta, a fianco all’esigenza di ridefinirsi e di far uscire un secondo comunicato con un’analisi più attenta e consapevole del cambiamento che ci troviamo ad affrontare.
Presidio Mobile Ventimiglia
[ENG]
In the aftermath of the No Border Camp’s violent eviction, the 4th of October in the morning we gathered in Ventimiglia central station’s square, together with supporting people coming from different Italian and French cities, and approximately 15 migrants comrades with whom we had resisted on the cliffs. We reaffirmed resolutely that the issue of transiting migrants is not only a border issue; on the contrary, it is reproduced in each territory in which detentions and repression represent the leading thread of Fortress Europe’s policies. The exorbitant deployment of police forces practically prevented – through physical and psychological intimidations – the migrants “guests” of the Red Cross’ first sheltering center from joining the demonstration. Although the latter has the presumption of representing itself as a place of welcoming, it finally turned out to show itself as a prison. Italian police rapid response units blocked every entrance of this building in order to avoid any contact between protesters and migrants. So, we moved in front to the Red Cross’ center. Here we brought our solidarity to the schebab (migrants guys) detained inside, and we asked for their release, speaking loudly against the barrier of helmets and shields aiming at dividing us. Due to the impossibility to rejoin the migrants, the rally – heavily guarded on each side of the square – couldn’t and wouldn’t carry on a march from which migrants were prevented to participate. By doing so, we restated our intention to move ahead with the migrants, rather than for the migrants. In the square opposite to the train station, we tried to recreate a space of dialogue and discussion in spite of the pressure and the tension caused by the police forces. Just in the station, transiting migrants are daily exposed to the traffickers’ offers, under the complicit eyes of both the police and the Red Cross. So, it is here that the No Border Camp develops monitoring and informative activities, trying to create an alternative to the traffickers’ pressure, and the ipocrisia of the institutional welcoming system together with the people in transit. But, once again, in Ventimiglia the absurd goes on stage: migrants and people expressing their solidarity to them are divided by a line of armed policemen, and by a square heavily guarded on each access. A pre-determined violence burst in the evening; this after a share of the rally’s participants had already left the square, and when the ones still there were about to discuss in an assembly the outcome of the day, and to organize for the night. While the No Border Camp was getting ready to leave the square by collecting tends, blankets and cartons, it was violently attacked from behind by the police. It has been a brutal and motiveless attack which turned into a beating, and then, into a manhunt across the streets of Ventimiglia. Many among us have been bruised (2 people have been brought to the hospital), and an expulsion order and a charge for resistance have been issued against an activist resident in the surroundings of Ventimiglia. In the aftermath of the events and great changes occurred the past week, it arose among us a solid will to keep nurturing this route of struggle despite the new difficulties to face. It also arose the necessity to further reflect about our role and strategies , and to write a second public statement which will include a more conscious and detailed analysis with respect to the transformations we have to tackle.