Pubblichiamo la traduzione del comunicato dei No Borders che si trovano alla Jungle di Calais che chiarisce sui fatti repressivi in corso al campo soprattutto nell’ultima settimana.
Nei giorni scorsi gli attivisti No Borders presenti a Calais hanno vissuto una repressione sempre più violenta da parte della polizia e sono stati falsamente accusati, attraverso i media internazionali, di incitare i migranti del campo alla rivolta.
Come il nostro gruppo ha spiegato in una dichiarazione pubblica, questo tipo di accuse sono infondate, ridicole e razziste, oltre a essere un chiaro tentativo di criminalizzare il nostro movimento sviando l’attenzione dai veri responsabili della situazione attuale. In particolare i governi di Francia e Regno Unito, che hanno deciso di scatenare una vera e propria guerra contro delle persone che stanno solo tentando di salvare la propria vita.
I No Borders non sono né un’organizzazione né un’associazione, sono una rete trans-nazionale di gruppi e individui che si oppongono alle frontiere e rivendicano libertà di movimento per ogni essere umano.
A Calais il nostro gruppo è relativamente piccolo, decisamente più ristretto delle 50 persone dichiarate dai media. Gli attivisti presenti durante gli scontri delle scorse notti si trovavano lì per svolgere compiti essenziali come aiutare a curare i feriti causati dalla polizia, quelle persone colpite dai loro manganelli e dai loro candelotti di lacrimogeni. I candelotti di CS sono stati sparati fin dentro al campo e hanno ferito molte persone, incluse svariate famiglie che non avevano avuto niente a che fare con le proteste. Gli attivisti No Borders erano lì anche per documentare le violenze della polizia. Inoltre il nostro gruppo è normalmente coinvolto nella gestione di un blog (Calais Migrant Solidarity), e uno sportello informativo nella jungle, nel quale vengono fornite informazioni riguardati le procedure di asilo nel Regno Unito e nel resto d’Europa, oltre a condividere informazioni sui servizi ai quali i migranti possono accedere a Calais.
La scorsa domenica le autorità cittadine hanno permesso all’estrema destra locale di organizzare una manifestazione in città, incitando l’odio razziale, urlando minacce di morte e bruciando un Corano su boulevard Jacquard (la via principale di Calais). A sera cinque nazi incappucciati hanno attaccato alcuni migranti nelle vicinanze dell’Eurotunnel. Questi avvenimenti hanno ragionevolmente turbato nel profondo le persone che vivono nel campo, e crediamo che siano stati alla radice delle ragioni delle proteste dei giorni scorsi.
Vediamo nel recente picco repressivo una crescente tendenza alla criminalizzazione della solidarietà attiva verso i migranti. In questo senso la polizia ha iniziato a controllare i volontari che tentano di entrare nella jungle e a interrogare molti di loro, una volta tornati in Gran Bretagna, sotto il “Protocollo n. 7” del Terrorism Act del 2000.
In Francia le elezioni regionali sono ormai alle porte, e crediamo che i politici reputino estremamente vantaggioso trovare qualcun altro da incolpare per la condizione disumana e intollerabile di Calais. In ogni modo, rifiutiamo con determinazione i tentativi dei governi francese e britannico di usare il nostro movimento come capro espiatorio per quegli stessi problemi che essi stessi hanno causato. Vogliamo invece mettere in luce i veri problemi che hanno portato molti migranti a esprimere la propria rabbia durante gli scorsi giorni.
Supporting refugees is not a crime ! Open the border!