DAL RICATTO UMANITARIO SUL CIBO ALLE VIOLENZE DI OGGI [ITA]

DSC00678Il sindaco di Ventimiglia ritira l’ordinanza sulla somministrazione di cibo e bevande Quando a luglio scorso il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano emanò un’ordinanza che vietava la somministrazione di cibo e bevande ai migranti in transito sul territorio comunale, diverse voci si levarono a denunciare quello che a tutti gli effetti si configurava come un reato di solidarietà. Mentre al presidio in frontiera la cucina autogestita continuava a funzionare a pieno regime gli unici a subire questo provvedimento furono alcune associazioni islamiche di Nizza, che tutte le sere andavano a distribuire cibo alle persone in stazione. L’ordinanza aveva due principali obiettivi: disincentivare la solidarietà verso le persone in viaggio e designare la Croce Rossa Italiana come gestore unico dell’emergenza. Al campo i suoi effetti furono esattamente opposti: la cucina autogestita venne potenziata e i migranti decisero di non accettare più il cibo dalla stessa organizzazione che collaborava alle deportazioni da Ponte San Luigi al centro di accoglienza in stazione. Dopo lo sgombero del campo la Croce Rossa ritrovava la sua centralità, e ad attaccare il suo ruolo restavano solo un pugno di razzisti infastiditi dalla presenza “straniera” in città. A dicembre si cominciava ad applicare anche a Ventimiglia il cosiddetto “approccio hotspot”. Dato che i centri di identificazione in sud italia non riuscivano a contenere i flussi di persone in arrivo, le identificazioni dovevano poter aver luogo ovunque, anche col ricatto e l’uso della forza. Il centro di accoglienza in stazione diventava un hotspot, l’accesso ai migranti vincolato all’identificazione, alle impronte digitali e alla domanda di asilo sul territorio italiano. Prendeva corpo così il ricatto umanitario di questura e prefettura, complice la Croce Rossa, e l’ordinanza di Ioculano, quasi dimenticata dai più, tornava ad essere di una certa importanza nel dispositivo di frontiera. Per i migranti che giungevano a Ventimiglia quest’inverno la questione si poneva così: se vuoi mangiare e avere un posto dove dormire devi farti identificare, altrimenti per te non restano che la strada e la fame. Ben pochi ovviamente cedevano a tale ricatto, arrivati/e a Ventimiglia per proseguire il proprio viaggio non erano disposti/e a farsi incastrare dalla procedura di Dublino. Tante persone, da dicembre ad oggi, hanno quindi dormito in strada e senza alcun sostegno alimentare salvo quel poco che Caritas distribuisce giornalmente. I/le solidali sul territorio hanno deciso allora di sostenere questa scelta di dignità e cominciare la distribuzione di cibo e coperte sia in stazione che in spiaggia. Queste pericolose attività sono state subito notate dalla stampa, che ne ha fatto un caso. L’amministrazione, come titolava qualche giornale, è rimasta compatta nel condannare queste gravi violazioni agli ordini dell’autorità. La questura ha continuato a identificare chiunque si avvicinasse ai migranti con fare solidale. Nel frattempo si moltiplicavano gli appelli del sindaco Ioculano per la chiusura del centro della CRI e la risoluzione del problema “a monte”. Se il ricatto umanitario non bastava a far desistere i migranti dall’arrivare a Ventimiglia e cercare di oltrepassare il confine, allora bisognava usare la forza. Nessuno lo diceva, ma il succo era questo. La solidarietà verso i migranti continuava, e i pasti condivisi diventavano occasione di incontro e protesta. Arrivato Alfano in città ecco l’annuncio di un piano per svuotare Ventimiglia dalla presenza migrante. Violenze e deportazioni si sono moltiplicate nell’ultimo mese, eppure i migranti sono continuati ad arrivare e a tentare di attraversare il confine. Due settimane fa è nato un campo di fortuna sotto un ponte, un posto brutto, marginale, senza acqua ne elettricità. Il piano Alfano è ufficialmente fallito e le istituzioni locali sono rimaste disorientate. Di nuovo il territorio si è attivato, sono arrivate coperte, cibo e qualche giorno fa è stata montata una cucina da campo, subito autogestita dai migranti. Il 23 maggio infine Ioculano ha ritirato l’ordinanza sul cibo, perchè “non ha avuto alcuna utilità” e “non viene comunque rispettata”. Qui si interrompe la narrazione ed è forse il momento per qualche valutazione sul merito di questo provvedimento e sull’opposizione sociale che ha generato. Inutile per sua stessa ammissione, l’ordinanza che vietava la distribuzione di cibo e bevande ha rappresentato un dispositivo razzista e inumano. Nata per disincentivare i solidali e riconfermare il ruolo della CRI, l’ordinanza è poi stata funzionale al ricatto umanitario che sosteneva l’applicazione del cosiddetto “approccio hotspot”. Falliti entrambi non è rimasta che la violenza pura e semplice. Oggi siamo in una nuova fase, e abbiamo l’impressione che la questione del cibo non sarà più così rilevante. Forse Ioculano, che si è contraddetto decine di volte in questi mesi, lo sa e vuole ripulirsi immagine e coscienza in vista di tempi peggiori. Per chi si oppone al confine la scelta di non riconoscere alcun valore all’ordinanza era scontata. Il fatto nuovo è stata la presa di posizione di tante persone del territorio, che ha messo in imbarazzo l’amministrazione fino al ritiro del provvedimento. Il campo di via Tenda sta ricevendo in questi giorni una solidarietà per nulla scontata. Tante persone stanno portando beni di prima necessità e ci auguriamo che così continui ad essere. Nel frattempo i meccanismi umanitari vengono spezzati dall’autogestione del campo stesso, dove si cucina e si mangia assieme senza bisogno di “distribuzioni”. La Croce Rossa è venuta un paio di volte e ha dovuto constatare a malincuore che il suo intervento non serviva. Ora, concluso questo triste gioco delle parti su un bisogno primario, si tratta di riportare l’attenzione sul problema reale: il regime di confinamento delle persone in viaggio e le violenze che questo genera. Più di duecento persone sono bloccate a Ventimiglia e non passa giorno senza che ci giunga notizia di nuove identificazioni, respingimenti e violenze. Rendere ingestibile il confine, così come è stata resa inutile l’ordinanza sul cibo, è l’obiettivo che in tanti e tante continuiamo a darci. Estendere la solidarietà, per un mondo senza confini! Alcune/i solidali di Ventimiglia al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera