Dopo la velorution di sabato 18 giugno,che è stata bloccata sul confine dalla polizia italiana, i manifestanti riuniti in assemblea hanno deciso di riqualificare un luogo simbolo dell oppressione e del controllo sulle persone. L’ex dogana francese in Val Roya è diventata un luogo di incontro e organizzazione per far convergere due lotte: quella contro la costruzione del tunnel del tenda bis che permetterà a più merci di passare devastando l’ecosistema e la vita della valle; e la lotta contro le frontiere,la deportazione delle persone senza documenti.
Oggi questo spazio è stato sgomberato. Cinque compagni/e italiani/e sono stati portati alla stazione della PAF (Police aux frontieres) a Menton. Trattenuti dieci ore,interrogati e perquisiti. Quattro compagni sono stati portati al CRA (centro di detenzione amministrativa) di Nizza mentre una compagna è stata espulsa direttamente in Italia. Tutti* hanno ricevuto un decreto di espulsione per un anno dalla Francia. Costruiamo solidarietà per i trattenuti e liberta per tutte e tutti!
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Après la vélorution de samedi 18 juin, qui a été bloquée à la frontière franco-italienne par la police italienne, les manifestants réunis en assemblée ont décidé d’occuper un lieu symbolique de l’oppression et du contrôle sur les personnes. L’ex douane française à la frontière de Breil-sur-Roya a été transformée en un lieu de rencontre et d’organisation pour faire converger deux luttes : celle contre le doublement du tunnel du col de Tende qui permettra à plus de camions de passer, détruisant l’écosystème et la vie dans la Roya et la lutte contre les frontières et la déportation des personnes sans papiers.
Aujourd’hui ce lieu a été expulsé. Cinq camarades ont été emmenés à la PAF (Police aux frontières) de Menton. Retenus dix heures d’affilé, interrogés et fouillés. Quatre compagnons ont été amenés au CRA (Centre de réclusion administrative) de Nice et une camarade directement expulsée vers l’Italie. Tous ont reçu un décret d’expulsion pour un an de France. Construisons de la solidarité pour les retenus en garde à vue et liberté pour toutes et tous !
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Comunicato Apertura Ex dogana Francese
Riceviamo e pubblichiamo comunicato di apertura ex dogana francese.
[FR]
Dans la vallée de la Roya un nouveau tunnel est en construction pour permettre à toujours plus de camions de marchandise de passer entre l’Italie et la France. Cette nouvelle infrastructure inutile (doublement du tunnel de Tende), est destinée à ruiner l’environnement et la qualité de vie pour tour.
Dans le même temps ils réduisent de 8 à 2 le nombre de trains pour voyageurs qui relient Cuneo à Nice. Cette casse du service public ne concerne pas les seuls trajets en train: écoles, hôpitaux et services postaux font aussi le frais des mesures d’austérité qui nous sont imposées.
La frontière entre l’Italie et la France se trouve par ailleurs fermée pour les personnes. Depuis plus d’un an, à la gare de Menton Garavan, la police française effectue des contrôles racistes à bord des trains avant d’enfermer et de refouler en Italie les personnes sans papiers. A Vintimille, des centaines de personnes sont raflées dans les rues, arrêtées à la frontière et déportées quotidiennement. Au cours de ces dix derniers jours, ce sont un millier de personnes qui ont été ainsi déportés vers des centres de rétention et “d’accueil” entre le centre et sud de l’Italie.
Des infrastructures se développent pour augmenter les profits de quelques uns au détriment de notre environnement naturel, et les services pour les personnes sont attaqués tandis que d’autres êtres humains sont rejetés sans distinction.
Ce samedi 18 juin un cortège de vélo s’est mobilisé pour dénoncer la situation en cours sur ce territoire. L’objectif était de relier Breil à Menton en passant par Vintimille et aller à la rencontre des migrants qui se sont réfugié dans une église. La “vélorution” à été bloquée à la frontière Italienne et pendant de longues heures les gens sont restés unis face à une situation insupportable et déterminés devant l’urgence d’une lutte à mener ensemble.
Un lieu de ségrégation et de contrôle des populations s’est transformé en un lieu ouvert de rencontres pour discuter et s’organiser ensemble, pour luter contre ce système qui génère l’exploitation des personnes, avec ou sans papiers, et s’attaque sans orgueil à la Nature.
Cette mobilisation se lie au mouvement social qui depuis des mois traverse la société.
Le 21 juin nous habitons ensemble cet espace, nous nous y rencontrons pour discuter sur comment agir et comment le mettre en commun à toutes et à tous. A l’occasion de la fête de la musique, nous remplirons la Vallée de notre musique.
Le 21 juin au soir, donc, assemblée et musique…
Solidaires contre la dévastation de la nature et de notre environnement et pour la résistance au racisme des frontières
[ITA]
Nella Val Roya vogliono costruire un nuovo tunnel per permettere a più merci di passare facilmente tra Italia e Francia. Il raddoppio del tunnel del Tenda rovinerà l’ambiente e la qualità della vita delle persone che ci abitano.
Nel frattempo hanno ridotto il numero di treni della linea Cuneo – Ventimiglia – Nizza: da otto a due. A essere ridotte non sono solo le corse del treno ma anche molti altri servizi di utilità pubblica nella Valle: ospedali, scuole e poste.
La frontiera tra Italia e Francia è chiusa per le persone. Da più di un anno a Menton Garavan avvengono controlli razzisti sui treni. Centinaia di persone sono bloccate a Ventimiglia, rastrellate per le strade, respinte al confine e deportate quotidianamente. In dieci giorni quasi mille persone sono state deportate verso il sud Italia.
In questo territorio, si costruiscono infrastrutture per aumentare i profitti di alcuni, si riducono i servizi per le persone e se ne respingono altre.
Sabato 18 giugno c’è stata una manifestazione per prendere parola contro quanto sta avvenendo. L’obiettivo era quello di raggiungere Menton da Breil , incontrando i migranti a Ventimiglia. La manifestazione è stata bloccata sul confine e per molte ore le persone sono rimaste unite di fronte ad una situazione insostenibile e determinate per continuare a lottare insieme.
Un luogo di segregazione e controllo dei popoli si è trasformato in un luogo di incontro aperto, per discutere e organizzarsi insieme, per lottare contro il sistema che genera lo sfruttamento delle persone con o senza documenti e la devastazione dell’ambiente.
L’ex dogana francese è ora aperta.
Questa mobilitazione si lega al clima di agitazione sociale che da mesi attraversa la società.
Il 21 giugno abitiamo insieme questo spazio, incontriamoci per discutere su come agire e come renderlo di tutte/i. In occasione della festa della musica, riempiamo la Val Roya della nostra musica.
21 giugno dalle 17 in poi per musica e riunione.
Solidali contro la devastazione dell’ambiente e per la resistenza contro il razzismo dei confini
IL TEMPO DELLE DEPORTAZIONI – Le temps des déportations [ITA -FR]
[ITA]
La volontà del ministero dell’interno di svuotare la città di Ventimiglia dai/dalle migranti non poteva che essere fallimentare, ma in queste settimane stiamo vedendo cosa può provocare un piano di questo tipo: una spirale di repressione, violenza e razzismo.
A Ventimiglia ora ci sono più di 400 persone bloccate dal regime di confine. I controlli da parte della polizia francese continuano a battere tutta la costa azzurra in cerca di persone in viaggio, per poi respingerli a Ventimiglia; dall’altra parte la polizia italiana sta attuando da settimane una costante repressione sui/sulle migranti presenti in città e portando avanti sistematici rastrellamenti nelle stazioni precedenti, come quelle di Torino, Milano, Genova e Savona.
Fermi, perquisizioni, fogli d’espulsione e deportazioni diventano la prassi quotidiana che sta colpendo le persone senza documenti fuori dagli spazi della chiesa o della Caritas.
La caccia all’uomo: di giorno i neri, di notte i bianchi
Lunedì 30 maggio tutte le forze dello stato dalle prime ore del mattino hanno invaso e militarizzato la città. Il lungo mare, i marciapiedi e le strade di Ventimiglia sono stati controllati e rastrellati, una vera e propria caccia all’uomo di persone senza documenti; persino i canneti lungo il fiume sono stati perlustrati da forestali e alpini. Nel corso di tutta la giornata, per mezzo di controlli razziali, sono state fermate e deportate un centinaio di persone (report). Quanto è avvenuto quel giorno è diventato ordinario a Ventimiglia.
La sera di lunedì con un pretesto la polizia è entrata dentro la chiesa dove un centinaio di migranti avevano trovato rifugio e ha preso tutte i/le solidali europei/e presenti: 6 denunce a piede libero e 9 fogli di via da Ventimiglia e altri cinque comuni della provincia di Imperia.
Martedì 31 Maggio, i migranti ospitati nella chiesa hanno deciso di non nascondersi più: hanno marciato sulle strade lasciate vuote, verso la frontiera. La polizia li ha bloccati e dopo ore di presidio, i migranti hanno accettato la mediazione della Caritas. Altri/e solidali, che cercavano di raggiungere la marcia, sono stati/e fermati/e: altri due fogli di via, per un totale di 11 interdizioni in 24 ore.
La repressione che ha colpito migranti e solidali dà una chiara indicazione su ciò che spaventa chi ci governa. La questura intende colpire la volontà di organizzazione dei migranti e chi la sostiene non considerandoli meri soggetti passivi.
La solidarietà attiva viene criminalizzata anche a Idomeni o Udine, e le rivendicazioni o
A far paura è che le persone senza documenti smettano di sentirsi isolate e vulnerabili e si organizzino per reagire alla persecuzione de facto che li colpisce.
Protezione e normalizzazione: la gestione dei migranti tra Caritas e Croce Rossa
La chiesa offre un altro “rifugio”, nel quale in pochi giorni si sono ammassate centinaia di persone e, anche se a Ventimiglia ormai è in atto un regime razziale, l’attenzione è tutta sul supporto materiale e caritatevole. Quando centinaia di persone in viaggio si riuniscono in assemblea alla chiesa per opporsi all’ennesima violenza collettiva, arrivano le minacce: il sindaco di Ventimiglia e il capo della polizia chiariscono che chi manifesta o si muove in grandi gruppi alla frontiera rischia la deportazione.
La Caritas è diventata l’unico gestore accettabile per le istituzioni. Intanto si semina il panico: sui giornali tre casi di varicella e una presunta scabbia sono diventati il pretesto per creare l’allarme. La Asl provvede immediatamente con un rapporto igenico-sanitario, il quale legittima la prefettura ad intervenire nella chiesa, nel momento in cui lo riterrà opportuno.
Il dibattito pubblico si concentra solo su la possibilità o meno di creare un luogo istituzionale dove ospitare le persone in transito; tra l’intransigenza isterica di Toti e Alfano, le paure dei residenti e la solidarietà di alcuni cittadini. I migranti tornano ad essere un soggetto da gestire, non lasciando spazio ed agilità alla loro autorganizzazione.
L’ipotesi è quella di un centro di accoglienza gestito da Croce Rossa, Caritas e Arci Nazionale. Dove i “transitanti” registrati possono sostare 48h, nelle quali verranno resi edotti dei diritti e le tutele a cui possono accedere se richiedono asilo in Italia. Per poi essere “liberi” di scegliere se farsi identificare o meno. E se rifiutano di farsi identificare?
La terribile routine della deportazione e il regime di frontiera ovunque, all’indomani del Migration Compact
Il piano Alfano si muove con una duplice strategia, da una parte il tentativo di fermare le persone prima di Ventimiglia, come richiesto dal sindaco Ioculano, dall’altra trasferire forzatamente i migranti in altre zone d’Italia. Dal 6 di giugno ogni giorno tra le 50 e le 100 persone, fermate e controllate perché nere, prelevate dalle strade, fatte scendere dai treni, perquisite ed umiliate vengono deportate dalla città di Ventimiglia su bus di Riviera Trasporti S.p.a e aerei della Mistral Air dagli aeroporti di Genova, Milano o Firenze. Il piano è chiaramente quello di ridurre il numero di persone, identificarne ed espellerne il più possibile allargando le file dei dublinati che attraversano l’Europa.
La contraddizione è grottesca: le strutture di accoglienza in tutto il paese esplodono, dai centri detentivi e di smistamento per migranti in tutta Italia (Hub, Cara, Hot Spot) vengono rilasciati sul territorio nazionale decine di persone giornalmente, molte con il foglio d’espulsione, mentre la loro presenza viene bandita dalle zone di confine. La frontiera si estende ovunque e la libertà di movimento di tutte e tutti viene ostacolata nelle strade e nelle stazioni di ogni città, ben prima di Ventimiglia e del Brennero.
Nonostante tutto il movimento di donne e uomini verso la frontiera italo-francese non si arresta, ma le persone in viaggio si inseriscono in una giostra disumana, tra confini, centri di detenzione e identificazioni forzate. Mentre gli aerei decollano senza fare troppo scandalo, mentre diventa normale il trasferimento forzato di esseri umani (perché tanto ritornano a Ventimiglia), i potenti europei deportano i siriani in Siria attraverso la Turchia; gli eritrei in Eritrea grazie al regime sudanese e i sudanesi in Sudan tramite l’Arabia Saudita e la Giordania.
L’Unione Europea e il governo italiano stanno prendendo accordi ed elargiscono soldi ad Erdogan, come alle dittature africane, per esternalizzare i confini della fortezza europa. É in via di definizione il controllo dei flussi di persone tramite il Migration Compact e la gestione dei migranti si stringe con l’anti-terrorismo.
Eludere i controlli, inceppare la macchina
Il controllo delle persone in viaggio attraverso la detenzione, l’identificazione forzata e lo smistamento coatto di questi da un luogo all’altro è parte di un meccanismo che mira a restringere le libertà di tutte e tutti.
La svolta securitaria e fascista dei governi europei, legata al pretesto del terrorismo, si attua con la militarizzazione pervasiva dei territori, con la repressione delle forme di solidarietà attiva e delle proteste dei migranti. Ciò rende palese l’urgenza di rilanciare la lotta per la libertà di tutte/i quante/i con o senza documenti.
Dobbiamo reagire: mettere granelli di sabbia nella macchina del controllo e della guerra diffusa per incepparla; organizzarci e dare vita a geografie alternative al di fuori delle regole dello sfruttamento economico, del razzismo e della paura.
Complici e responsabili dell’attuazione del piano Alfano è anche chi ha messo a disposizione i mezzi:
la Riviera Trasporti S.p.a., che si è prestata al trasferimento forzato dei migranti, sia verso l’aeroporto di Genova sia verso altre destinazioni;
il Gruppo Poste Italiane, i cui charter utilizzati per i pacchi e le corrispondenze postali, sono gli stessi che hanno concretamente deportato gli esseri umani;
le Ferrovie dello Stato, che mettono a disposizione personale e spazi per i fermi e le perquisizioni.
alcune/i solidali di Ventimiglia e dintorni
al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera
[FR]
La volonté du ministre de l’intérieur [italien] de vider la ville de Vintimille des migrant-e-s ne pouvait qu’être un échec, mais nous avons pu constater ces dernières semaines ce que peut provoquer un plan de ce type : une spirale de répression, de violence et de racisme.
Il y a à présent plus de 400 personnes bloquées à Ventimiglia par le régime des frontières. Les contrôles de la part de la police française continuent à battre toute la côte d’azur à la recherche de personnes en voyage pour pouvoir par la suite les repousser vers Vintimille. De l’autre côté, la police italienne met en oeuvre une répression constante depuis une semaine contre les migrant-e-s présent-e-s en ville, et en opérant des rafles systématiques dans les gares précédentes, comme celles de Turin, Milan, Gênes et Savone.
Arrestations, fouilles, décrets d’expulsions et déportations deviennent la praxis quotidienne qui frappe les personnes sans papiers hors des espaces de l’église ou de Caritas.
La chasse à l’homme : les Noirs le jour, les Blancs la nuit
Lundi 30 mai, toutes les forces de l’état ont envahi et militarisé la ville. Le bord de mer, les trottoires et les rues de Vintimille ont été contrôlées et quadrillées, une véritable chasse à l’homme de personnes sans papiers. Même les petits canaux le long de la rivière ont été arpentés par des gardes forestiers et des chasseurs alpins. Au cours de la journées, au moyens de contrôle raciaux, une centaine de personnes ont été arrêtées et déportées (suivi de la journée du 30 ici, en italien). Ce qu’il s’est passé ce jour-là est devenu ordinaire à Vintimille.
Dans la soirée de lundi, la police est entrée par prétexte dans l’église où une centaine de migrants avaient trouvé refuge et a arrêté tou-te-s les européen-ne-s solidaires présent-e-s : 6 ordres de comparution et 9 interdictions de territoire de Vintimille, dont cinq de la province entière d’Imperia.
Mardi 31 mai, les migrants hébérgés dans l’église ont décidé d’arrêter de se cacher : ils ont marché dans les rues désormais vides, vers la frontière. La police les a bloqués et après des heures de présence, les migrants ont accepté la médiation de Caritas. D’autres soutiens, qui cherchaient à rejoindre la marche, ont été arrêté-e-s : deux autres interdictions de territoire, pour un total de 11 interdictions en 24 heures.
La répression qui a frappé migrants et soutiens donne une indication claire de ce qui effraie ceux qui nous gouvernent. La préfecture de police entend bien frapper la volonté d’organisation des migrants avec ceux qui la soutienne sans les considérer comme de simples sujets passifs.
La solidarité active est également criminalisée à Idomeni ou Udine, et les revendications […texte manquant].
Ce qui fait peur, c’est que les personnes sans papiers cessent de se sentir isolées et vulnérables et qu’elles s’organisent pour réagir à la persécution qu’elles subissent de facto.
Protection et normalisation : la gestion des migrants entre Caritas et la Croix-Rouge.
L’église offre un autre “refuge”, dans lequel des centaines de personnes se sont amassées en quelques jours et, bien qu’un régime racial soit désormais en cours à Ventimiglia, l’attention est entièrement portée sur le soutien matériel et charitable. Lorsque des centaines de personnes en voyage se réunissent en assemblée à l’église pour s’opposer à l’énième violence collective, les menaces arrivent : le maire de Ventimiglia et le chef de la police rendent clair le fait que ceux qui manifestent ou se bougent en gros groupes vers la frontières risquent la déportation.
Caritas est devenue la seule gestionnaire acceptable pour les institutions. Entretemps, on sème la panique : sur les journaux, trois cas de varicelle et une supposée gale sont devenus un prétexte pour tirer le signal d’alarme. L’ASL intervient immédiatement avec un rapport hygiénique -sanitaire, lequel légitime l’intervention de la préfecture dans l’église au moment où elle le jugera opportun.
Le débat public se concentre uniquement sur la possibilité – ou non – de créer un lieu institutionnel où héberger les personnes en transit ; entre l’intransigeance hystérique de Toti et Alfano [1], les peurs des résidents et la solidarité de quelques habitants. Les migrants deviennent de nouveau un sujet à gérer, en ne laissant aucun espace ou agilité pour leur organisation.
L’hypothèse est celle d’un centre d’accueil géré par la Croix-Rouge, Caritas et Arci National. Où les “transitants” enregistrés pourraient rester 48h, dans lesquels ils se verront dépourvus des droits et des tutelles auxquels ils pourraient accéder en demandant l’asile en Italie. Pour ensuite être “libres” de choisir de se faite identifier ou non. Et s’ils refusent leur identification ?
La terrible routine de la déportation et le régime de frontière partout, au lendemain du Migration Compact
Le plan Alfano avance avec une double stratégie. D’une part la tentative d’arrêter les personnes avant qu’elles n’arrivent à Ventimiglia, comme le demande le maire, et de l’autre transférer par la force les migrants dans d’autres zones d’Italie. Depuis le 6 juin, chaque jour, entre 50 et 100 personnes arrêtées et contrôlées parce qu’elles sont Noires, prélevées dans les rues, faites descendre des trains, fouillées et humiliées, sont déportées depuis la ville de Ventimiglia dans des bus de l’entreprise Riviera Trasporti S.p.a. et des avions de Mistral Air depuis les aéroports de Gênes, Milan et Florence. Le plan est clairement de réduire le nombre de gens, d’en identifier et d’en expulser le plus possible en rallongeant les files des “dublinés” [2] qui traversent l’Europe.
La contradiction est grotesque : les structures d’accueil explosent dans tout le pays, des dizaines de personnes sont relâchées chaque jour des centres de détention et de répartition des migrants de toute l’Italie (Hub, Cara, Hotspots) sur le territoire national, dont beaucoup avec des avis d’expulsion, tandis que leur présence est bannie dans les zones frontalières. La frontière s’étend partout et la liberté de mouvement de toutes et tous est entravée dans les rues et dans les gares de chaque ville, bien avant Vintimille ou le Brennero [3].
Malgré tout, le mouvement de femmes et d’hommes vers la frontière franco-italienne ne cesse pas, mais les personnes en voyage se retrouvent pris dans un manège inhumain entre frontières, centres de détentions et identifications forcées. Tandis que les avions décollent sans trop de scandale, alors qu’il devient normal de transférer des êtres humains par la force (parce que de toute façon, ils reviendront à Vintimille), les puissants européens déportent les Syriens en Syrie à travers la Turquie, les Erythréens en Erythrée grâce au régime soudanais et les Soudanais au Soudan via l’Arabie Saoudite et la Jordanie.
L’Union Européenne et le gouvernement italien établissent des accords et abreuvent Erdogan d’argent, tout comme elle le fait pour les dictatures africaines, pour externaliser les frontières de la forteresse europe. Le contrôle des fluxs de personne à travers le Migration Compact est en voie de définition, et la gestion des migrants se ressert par l’antiterrorisme.
Eviter les contrôles, mettre un grain de sable dans l’engrenage
Le contrôle des personnes en voyage à travers la détention, l’identification forcée et le tri imposé de ceux-ci d’un lieu à l’autre sont des parties d’un mécanisme qui vise à restreindre les libertés de toutes et tous.
Le virage sécuritaire et fasciste des gouvernements européens, lié au pretexte du terrorisme, est en acte par la militarisation pervasive des territoires, par la répression des formes de solidarité active et des protestations des migrants. Cela rend palpable l’urgence de relancer la lutte pour la liberté de chacun et chacune, avec ou sans papiers.
Nous devons réagir : mettre des grains de sables dans la machine du contrôle et de la guerre diffuse pour l’enrayer ; nous organiser et donner vie à une géographie alternative en-dehors des règles de l’exploitation économique, du racisme et de la peur.
Ceux qui mettent leurs engins à disposition sont aussi des complices et responsables du plan Alfano :
Riviera Trasporti S.p.a., qui s’est vouée au transfert forcé des migrants, que ce soit vers l’aéroport de Gênes ou vers d’autres destinations ;
Le groupe Postes Italiennes, dont les charters pour les colis et les correspondances postales sont les mêmes qui ont concrètement servi à déporter les êtres humains ;
l’agence des Chemins de fer de l’Etat [Ferrovie dello Stato], qui met à disposition personnel et espaces pour les arrestations et les fouilles.
Quelques personnes solidaires de Ventimiglia et des alentours
Aux côtés de celles et ceux qui voyagent, contre toutes les frontières
Notes
[1] Respectivement Président de la région Ligurie et ministre de l’Intérieur en Italie
[2] Néologisme venant de l’accord de Dublin, qui prévoit qu’une personne arrivée en Europe doit demander l’asile dans le premier pays dans lequel elle est arrivée, sans possibilité de choisir là où elle veut aller. Ce qui est absurde, la plupart des familles étant disséminées un peu partout et les désirs des gens étant tout autres. Dans les faits, cela obligerait les gens à rester essentiellement en Italie, en Grève ou en Espagne.
[3] Frontière italo-autrichienne. Récemment, une journée très offensive de lutte contre la frontière a eu lieu là-bas
Cronaca di ordinarie deportazioni
State per leggere un breve e parziale riassunto di aggiornamenti sulla situazione a Ventimiglia. Dopo l’ordinanza di sgombero del campo informale in via tenda, centocinquanta migranti si erano rifugiati in una chiesa vicina per sfuggire alla grossa operazione di deportazione prevista per il giorno dopo. Tante persone verranno prese comunque dalla polizia: chi si nascondeva in altri luoghi, chi aveva tentato di attraversare il confine senza successo.
Una cronaca dei giorni successivi che mostra come la quotidianità sia fatta di deportazioni e rastrellamenti, non solo a Ventimiglia ma anche nelle stazioni ferroviarie di Savona e Genova.
La caritas è diventata l’unico gestore accettabile della cosiddetta “emergenza”: i migranti sono ospitati negli spazi della chiesa ma in modo temporaneo e precario. È previsto di ridurre i numeri e tra pochi giorni anche quegli spazi non saranno più un luogo protetto, per ora non è stata rispettata ma c’è già un’ordinanza di sgombero per ragioni di sovraffollamento. Tra le istituzioni si anima il dibattito su soluzioni accettabili per l’ospitalità di persone in transito. Una discussione schiacciata tra gli interessi politici ed economici di alcuni e un pretestuoso aiuto umanitario che riduce tutto a bisogni primari. Nessuno parla del confine e della violenza che genera.
Non c’è un esito certo di questa discussione. Ciò che è certo è la routine delle deportazioni, dei rastrellamenti. Uno spettacolo poliziesco brutale che avviene quotidianamente, nel silenzio di troppi, a spese di quanti e quante vogliono solo libertà.
È chiaro il tentativo di normalizzare la situazione a Ventimiglia impedendo di fatto alle persone in viaggio di raggiungere la città e di avere libertà di movimento.
30 MAGGIO 2016
ore 22.00
La polizia è entrata dentro la chiesa dove si sono rifugiate ieri le persone senza documenti e hanno preso tutte le persone europee solidali pare per un’identificazione. 15 persone sono trattenute in caserma a Ventimiglia. La chiesa è presidiata da due camionette della polizia.
La police est entrée dans l’église où se sont reéfugiées les personnes sans documents et ont embarqué toutes les personnes européennes soutiens pour vérification d’identité. 15 personne est retenue à la caserne de Vintimille. L’église est encadrée de deux fourgons de police.
The police entered the church where people without documents seeked refuge and has taken all the european there in solidarity for identify them. 15 people are detained in the police station in Ventimiglia. The church is controlled by two police vans.
ore 23.00
Ai solidali portati in caserma sono state prese le impronte con identificazione fotodattiloscopica e fatta una perquisizione personale. Sono ancora trattenuti/e.
31 MAGGIO 2016
Una notte in caserma e 9 fogli di via, questo il bilancio dell’azione della polizia contro i solidali.
Non facciamoci intimorire, solidarietà senza confini!
Ore 11.20
Dopo un’assemblea di fronte alla chiesa, le persone senza documenti sono partite in direzione della frontiera. In questo momento sono bloccati sotto la città alta. Circa 70 migranti con davanti la celere schierata. Nel frattempo la polizia ha fermato altre quattro solidali. Libertà di movimento, dignità!
OPEN THE BORDERS! Stop deportation!
Chi può accorra!
ore 11.40
Le persone senza documenti sono partite in marcia verso il confine con uno striscione che chiede libertà, dignità dopo tutte le morti in mare. Sono stati bloccati dalla polizia a Forte Annunziata sulla strada verso il confine, gli agenti si sono schierati coi caschi.
ore 11.50
La polizia ha dato un ultimatum: cinque minuti ai migranti per disperdersi o useranno la forza e deporteranno anche loro.
Le persone sono restate lì davanti in silenzio Un silenzio assordante e risoluto. Un silenzio pieno di dignità e desiderio di libertà. È impressionante.
Tutti si sono seduti per terra e sembrano determinati a non tornare indietro.
Sappiamo che ci sono già quattro pullman pronti per le deportazioni sul ponte dell’autostrada. I poliziotti si sono infilati i guanti, pronti a dare avvio alle operazioni di pulizia etnica. Nel frattempo la questura di Imperia chiude al pubblico per stato di emergenza interno.
Ore 13.00
Le persone senza documenti sono ancora sedute dopo che la loro marcia è stata bloccata. Sono presenti 3 blindati e un paio di volanti. Pare ci sia stato un tentativo di mediazione da parte di Caritas. I migranti chiedono di aprire il confine, la libertà di muoversi. Hanno chiesto anche un posto dove stare senza il rischio dei rastrellamenti.
Chiedono dignità e libertà, basta deportazioni, basta rastrellamenti.
Ore 13.10
Caritas ha proposto ai migranti di tornare indietro ed andare a mangiare nella loro sede. Non hanno accettato e sono rimasti seduti sulla strada. A quel punto sempre Caritas ha portato del cibo sul posto. I migranti hanno rifiutato, non vogliono mangiare ma attraversare il confine.
Chiedono libertà e dignità.
ore 14.00
Caritas con un proprio interprete, dato che i/le solidali si erano rifiutati/e di tradurre, ha riproposto ai migranti di trovare riparo presso la propria sede. I migranti a questo punto hanno accettato la mediazione.
Intanto i solidali fermati stamattina sono ancora in caserma. Dopo la perquisizione della macchina stanno notificando loro una denuncia per il pericolosissimo “possesso di una pinza” e una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale per aver commentato la scena con un “siete ridicoli”.
ore 18.30
Alcuni/e solidali erano alla foce del Nervia con un po’ di ragazzi spaventati dai rastrellamenti, stavano semplicemente condividendo informazioni e un po’ di cibo. Dopo pochi minuti sono arrivate due camionette di polizia e carabinieri, coadiuvati dalla digos. Tutto per spaventare 10 persone che si stavano per recare dove si sono rifugiati i manifestanti di stamattina. Le persone senza documenti si sono potute allontanare, alla fine, verso la città. Il tacito accordo è chiaro: se vanno negli spazi della Caritas non verranno deportati per ora ma se si muovono in giro per la città sono a rischio.
Intanto davanti alla Caritas sono state fermate altre due solidali, già trattenute stamattina. Anche loro hanno ricevuto un foglio di via.
Siamo a 11 in un giorno.
La solidarietà non si bandisce dalla città!
2 GIUGNO 2016
In questi giorni si intensificano i rastrellamenti nelle stazioni prima di Ventimiglia: Genova e Savona. Anche a Torino Porta nuova ieri polizia e militari bloccavano le persone “non caucasiche”.
Ecco cosa succede a Genova.
VIDEO
3 GIUGNO 2016
Stamattina almeno 100 persone hanno provato a passare. Respinte dalla Francia sono state deportate con 2 pullman verso Genova. Pare che queste persone siano state “smistate” tra l’hub di Campi e la questura per un’identificazione fotodattiloscopica. Ci raccontano anche che nel pomeriggio almeno cinque persone sono state fermate nella stazione di Ventimiglia, con molta discrezione, e portate via da un furgoncino più tardi. I migranti rifugiati in chiesa ci dicono che hanno fatto un’assemblea, con l’obiettivo di organizzarsi per mostrare solidarietà a chi è stato deportato e chiedere la libertà di movimento, di poter viaggiare. Dopo ciò il capo della polizia e il sindaco, presentatisi in chiesa, hanno avvertito i migranti che se si muovono in grossi numeri rischiano la deportazione. Ioculano infatti dichiara che c’è bisogno di “fermarli a monte” e che “aumentino i controlli”.
Le deportazioni e le minacce continuano.
4 GIUGNO
I due pullman con 50 migranti dentro (scortati da agenti in borghese, finanza e polizia) sono da poco arrivati all’aeroporto di Genova, dove i ragazzi sono stati trasferiti contro la loro volontà sul charter di Bulgarian Air Charter, probabilmente verso Bari.
No Border No Nation Stop Deportation!
6 GIUGNO 2016
Una nuova operazione di polizia e’ ora in corso a Ventimiglia: rastrellamenti in stazione e respingimenti, due pullman in attesa di essere riempiti di migranti, almeno un aereo pronto a Genova per deportare. Molta polizia e posti di blocco di cui uno alla rotonda di Latte. Continuano le deportazioni e i respingimenti, a breve seguiranno altre info.
Ore 14.00
Informazioni dalle deportazioni in corso a Ventimiglia: sono partiti da Ponte San Luigi verso l’autostrada due pullman con i/le migranti, accompagnati e scortati da parecchia polizia. Pare un rapporto di un poliziotto per ogni migrante. Alcune di queste persone sono state prelevate dai treni arrivati a Ventimiglia, altre sono quelle che stanotte o stamattina hanno provato a passare la frontiera e quindi
prelevate da Nizza, Menton o comunque zone limitrofe alla frontiera.
7 GIUGNO
Ancora deportazioni!
Ancora un giorno di ordinaria inumanità: le persone in viaggio che erano appena riuscite a passare il confine italo-francese e che, durante la notte o nella prima mattinata di oggi, sono state prese e respinte in Italia dalla polizia di frontiera francese, così come una decina di persone rastrellate direttamente in stazione a Ventimiglia, una volta arrivate qui con il treno da Genova o Milano, sono finite anche oggi nella trappola delle deportazioni. Questo meccanismo assurdo, dispendioso, brutale e degradante, sta colpendo ogni giorno una cinquantina di migranti che, scortati da altrettanti poliziotti, vengono caricati su due pullman della Riviera Trasporti a Ventimiglia, e portati poi a Genova, dove li aspetta un volo per un hotspot del sud Italia.
La dinamica di imbarco si ripete uguale ogni volta: intorno alle ore 15 del pomeriggio arrivano all’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova i due pullman scortati dalla polizia e dai carabinieri, i ragazzi vengono fatti scendere uno alla volta, passano in mezzo a decine di poliziotti in borghese con guantini e mascherina che aspettano a loro volta di salire sull’aereo assieme ai migranti, e vengono spinti su uno dei bus dell’aeroporto per trasporto passeggeri, per essere qui perquisiti. Quindi, ancora scortati, vengono portati sull’aereo. Rapporto: un migrante/un poliziotto.
Fine del gioco… o meglio… si ricomincia dalla casella di partenza: uno degli hotspot dai quali queste stesse persone, una volta sbarcate, avevano iniziato il loro viaggio solo pochi giorni addietro…
meta: Europa. Sogno: la decantata democrazia occidentale, la sicurezza, la possibilità finalmente di costruirsi quella vita che si desidera, e per la quale si sono attraversati migliaia di chilometri e pericoli.
E invece rieccoli d’accapo: in un luogo di detenzione ed identificazione forzata.
Riportati indietro mentre provavano ad andare avanti.
Scortati da decine di forze dell’ordine come fossero criminali.
Rastrellati per la strada come animali sgraditi durante una derattizzazione.
Spostati avanti e indietro per il paese, senza una logica se non quella dello sfinimento.
Resi merci, pacchi ignobili da allontanare verso l’altrove, nascosti agli occhi dei cittadini…
nel silenzio si realizza l’ignobile: deportazioni di esseri umani.
Deportazioni.
Deportazioni.
Senza nessun indugio, ed anzi con un’urgenza inquietante nella gola, lo ripetiamo ancora: deportazioni.
Ogni giorno di questa settimana, ogni pomeriggio alle tre, verranno spezzate la dignità e l’umanità delle persone in viaggio.
Vogliamo gridare forte il nostro dissenso ed il nostro orrore davanti a questo schifo!
… se griderete con noi, forse, anche gli shebab riusciranno a sentirci… e almeno sapranno di non essere soli. Sapranno che la solidarietà non si ferma, e che il sostegno non verrà mai meno.
VIDEO
8 GIUGNO
LA SPAVENTOSA ROUTINE DELLA DEPORTAZIONE
ore 16
L’aereo di Mistral Air/Poste Italiane è pronto per partire, al Cristoforo Colombo di Genova. Arrivano i pullman, uno dei quali è partito stamattina dalla frontiera di Ventimiglia carico di persone arrestate sui treni, entrano in pista e affiancano l’aeromobile. Come sempre l’aeroporto è militarizzato: più di 50 poliziotti in borghese tengono la zona sotto controllo mantenendo un’apparenza di normalità. Chi cerca di documentare i fatti viene identificato, fotografato e seguito dalla digos.
Per il terzo giorno consecutivo 50/100 migranti vengono trasferiti al sud Italia contro la loro volontà, con l’uso della forza. L’imbarco viene fatto in sordina, per nascondere la vergogna: il nostro Stato deporta esseri umani al solo scopo di evitare il concentramento di persone al confine.
Questa non è una soluzione, ma una negazione della libertà, che può solo perpetrare o peggiorare la situazione di disagio che i migranti vivono in Europa. Ogni risposta politica sensata passa per il confronto con il soggetto migrante, e non può basarsi su repressione, detenzione e deportazioni di persone.
#StopDeportation
11 GIUGNO
CHIAMATA ALLA SOLIDARIETA’, ORE 11:00
TUTTI E TUTTE A VENTIMIGLIA
[ita-fr]
Oggi la quotidianità di Ventimiglia è fatta di rastrellamenti, controlli e deportazioni.
Da lunedì, almeno cinquanta persone al giorno vengono caricate sugli autobus della riviera trasporti e deportate su voli charter al sud d’Italia.
Dopo le proteste della scorsa settimana, le persone senza documenti hanno trovato un rifugio momentaneo nella chiesa di Sant’Antonio (in via Tenda), nel quale in pochi giorni si sono ammassate centinaia di persone.
Le istituzioni e l’amministrazione comunale vogliono ridurre il numero dei migranti e renderli invisibili. L’Asl ha dichiarato che la chiesa deve essere evacuata per motivi igenico sanitari entro questo pomeriggio, mentre da ieri notte è in atto l’ennesima operazione di polizia per l’identificazione e la deportazione.
I MIGRANTI HANNO DECISO DI RESISTERE.
LA LORO RICHIESTA E’ CHIARA: BASTA CON LE DEPORTAZIONI, DIGNITA’ E LIBERTA’
Non permettiamo che avvenga l’ennesimo sgombero coatto. SOSTENIAMOLI.
LIBERTA’ DI VIAGGIARE PER TUTTE E TUTTI!
PRESIDIO ORE 11:00, davanti alla chiesa di Sant’Antonio, via Tenda
———–
Le quotidien à Vintimille est fait d’arrestations, de controles et de déportations. Les institutions et l’administration communale veulent réduire le nombre de migrantEs, les rendre invisibles.
Depuis lundi, une cinquentaine de personnes par jour sont chargées dans des bus (Riviera Trasporti) puis déportées par vols charter pour le sud de l’italie.
Depuis les manifestations de la semaine passée, plusieurs centaines de personne sans papiers ont trouvé refuge dans l’église de Sant’Antonio (rue Tende). L’Asl a déclaré que l’église devait etre évacuée aujourd’hui pour des raisons medico-sanitaires : depuis hier soir, un dispositif policier pour l’identification et la déportation s’est donc mis en place.
Les migrantEs ont decidé de résister.
Leurs revendications sont claires : la fin des déportations, dignité, liberté.
Ne permettons pas une nouvelle expulsion, soutenons les.
LIBERTE DE VOYAGER POUR TOUTES
RASSEMBLEMENT à 11H00 devant l’eglise de Sant’Antonio
ore 11.30
Ventimiglia è militarizzata. Bloccati gli arrivi di migranti in città. In corso rastrellamenti a Savona.
Entrata della chiesa presidiata in protesta per la libertà di movimento, la fine delle deportazioni e dell’apartheid.
In corso assemblea.
ore 12.30
Presidio dei migranti davanti alla Chiesa di Sant’Antonio
GENOVA
Sull’11 giugno 2016:
mentre alla stazione di Principe si svolgeva il presidio contro le deportazioni, la macchina razzista messa in piedi dallo stato si spostava di fermata, scegliendo Savona, così da poter operare lontano da occhi vigili e critici.
Eppure deportazioni e rastrellamenti sono azioni troppo schifose per passare inosservate:
ce ne siamo accorti noi, ma se ne se sono accorti anche alcuni passeggeri che erano appena partiti da Principe ed avevano potuto raccogliere, grazie al presidio, qualche informazione su quanto sta accadendo.
Qualcuno è sceso dal treno per chiedere cosa stesse succedendo, qualcuno guardava inorridito.
Nel frattempo, altri tre pullman partivano da Ventimiglia, con il quotidiano carico umano di rastrellati: i nuovi squalificati lungo la propria corsa dagli ordini di Alfano, di uno stato sempre più pregno di fascismo, e di un’Europa assassina e ottusa. Militarizzare la città di Ventimiglia e tutti i treni non basta ancora: abbiamo avuto notizia che stiano iniziando a controllare anche gli autobus della tratta Sanremo-Ventimiglia.
Noi sappiamo che continuare a informare e far sentire il nostro dissenso a tutto questo orrore è un imperativo categorico. Ma guardare soltanto non basta: bisogna mantenere vive la solidarietà, l’attenzione, l’indignazione e la forza per continuare a lottare!
15 e 16 GIUGNO
Continuano le deportazioni. Il 15 giugno sono partiti altri tre autobus direzione autostrada.
Oggi 16 Giugno due autobus stazionavo in frontiera alta scortati da militari e polizia. Sono partiti verso le 13.00.
Intanto continuano i rastrellamenti nelle stazioni di Genova e Savona. Sappiamo anche di fermi avvenuti tra la notte del 15 e il 16 di almeno 20 ragazzi sulla passeggiata mare di Sanremo.
IN BREVE
18 Giugno/Juin: Critical Mass/Velorution Breil-Ventimiglia-Menton [ITA-FR]
[ITA]
Sabato 18 Giugno 2016
CRITICAL MASS
Breil-Ventimiglia-Menton
BLOCCARE LA CIRCOLAZIONE PER LIBERARE LE PERSONE!
Ritrovo alle ore 11:00 alla stazione di Breil-sur-Roya con le vostre bici
Mentre alla frontiera la polizia francese continua a respingere le persone senza documenti in base a controlli razziali su treni e strade, a Ventimiglia la polizia italiana prosegue i rastrellamenti e le deportazioni verso il sud Italia. Le persone in viaggio vengono private della libertà anche con la violenza e i/le solidali repressi duramente. Nel frattempo nella vicina Val Roya cresce la mobilitazione contro l’abbandono delle linee ferroviarie Nizza-Tenda-Cuneo-Ventimiglia e per impedire che la valle diventi un asse stradale per il grande traffico internazionale di merci (Torino-Cuneo-Ventimiglia). Il raddoppio del tunnel del col di Tenda ed il conseguente aumento del numero di camion in transito ogni giorno, minaccia seriamente l’ambiente naturale della valle e la vita rurale dei/delle suoi abitanti.
Oggi in questi territori la logica contraddittoria del sistema che ci viene imposto si manifesta chiaramente: si bloccano le persone mentre si fa di tutto per facilitare il flusso di merci. Contro tutte le frontiere e contro la devastazione del territorio, solidali di Ventimiglia e della Val Roya invitano tutte/i a partecipare a questa giornata d’azione per la libertà di tutte e tutti!
Portate la bici!
Informazione pratiche:
Per chi viene dall’Italia in treno ritrovo alla stazione di Ventimiglia alle ore 10:00
Possibilità di ospitalità (contattateci noborders@anche.no; sauvons.la.roya@gmail.com)
Sulla situazione a Ventimiglia: noborders20miglia.noblogs.org
Sulla situazione in val Roya: sauvons-la-roya.fr
[FR]
Samedi 18 Juin 2016
VELORUTION
Breil-Vintimille-Menton
BLOQUER LA CIRCULATION POUR LIBERER LES PERSONNES!
Rendez vous à 11:00 à la Gare de Breil-sur-Roya avec vos velò
Alors qu’à la frontière, la police française continue d’expulser les sans-papiers à l’aide des contrôles raciaux dans les trains et dans les rues, à Vintimille la police italienne continue les rafles et les déportations vers le sud de l’Italie. Les migrants sont privés de leur liberté, de façon souvent violente, et les personnes solidaires sont durement réprimés/ées.
Pendant ce temps, la mobilisation grandit dans la vallée de la Roya contre l’abandon des lignes ferroviaires Nice-Tende-Cuneo-Vintimille et pour empêcher que la vallée ne devienne un grand axe routier pour le transport international de marchandises. Le doublement du tunnel du col de Tende et, en conséquence, l’augmentation du nombre de poids-lourds qui y circulent chaque jour menacent sérieusement l’environnement naturel de la vallée et le mode de vie rural de ses habitants.
Aujourd’hui, au sein de ces territoires, la logique du système qu’on nous impose apparaît au grand jour: les personnes sont bloquées alors que tout est fait pour faciliter les flux des marchandises.
Contre toutes les frontières et contre la dévastation du territoire, les solidaires de Ventimiglia et de la vallée de la Roya vous invitent à participer à cette journée d’action pour la liberté de toutes et de tous!
Amenez vos vélos!
Infos pratiques:
Pour ceux qui viennent de l’Italie en train rendez vous à la gare de Vintimille a 10:00
Possibilité d’hébergement militant (nous contacter: sauvons.la.roya@gmail.com; noborders@anche.no)
Sur la situation à Vintimille: noborders20miglia.noblogs.org
Sur la situation dans la Roya: sauvons-la-roya.fr
SU QUESTE GIORNATE TERRIBILI
Non c’è stato alcuno sgombero del campo di Ventimiglia. È bastata la minaccia di un’azione di forza della polizia a far ripiegare il campo di fortuna sorto qualche settimana fa sulle rive del fiume Roya. È evidentemente la scelta di una comunità fragile, poco sicura di se stessa perché nata in mezzo alle ostilità, in quest’europa in guerra. I/le migranti in viaggio hanno sperato fino all’ultimo che di fronte a una scelta tanto umile l’intervento militare non ci sarebbe stato.
Domenica quindi all’ora indicata dall’ordinanza del sindaco Ioculano migranti e solidali si trovavano in spiaggia, in assemblea, a discutere di dove andare, come rimanere visibili, come riuscire a rimanere a Ventimiglia senza essere deportati. Ai telefoni dei/delle solidali presenti cominciano a giungere telefonate allarmanti. Avvocati, associazioni e altre fonti sono unanimi: ci sono almeno 150 uomini delle forze dell’ordine a Imperia che si preparano ad una grossa operazione. Pullman e aerei sono pronti per il giorno successivo.
L’assemblea ricomincia e alla scelta di resistere prevale il bisogno di protezione. Non tutti sono d’accordo, ma alla fine ci si dirige verso la chiesa più vicina. L’idea è di occuparla senza mediazioni. Le porte della chiesa vengono chiuse, si prova a forzare e il prete pare spaventato, ma poi interviene il Vescovo, di nuovo lui, Suetta, che quando le cose precipitano è sempre pronto a metterci una buona parola.
Molte persone, circa duecento, trovano quindi rifugio in chiesa. In città ce n’è almeno un altro centinaio. In molti non ci stanno e si dirigono verso il confine, altri provano a nascondersi in città. Diversi solidali, vista la situazione, preferiscono restare in strada e continuare a monitorare quanto accade. Si smonta il campo in spiaggia e si cerca comunque di supportare i/le migranti in chiesa. La loro scelta non piace a tutti/e, ma sebbene sia evidente la difficoltà a costruire insieme un discorso collettivo non schiacciato dalla paura, rimane la determinazione di tante persone a non andarsene da Ventimiglia.
Lunedì mattina, poco prima delle 6, è scattata l’operazione di “sgombero” della città. La situazione è grottesca: squadroni di carabinieri, militari, agenti di polizia e della guardia di finanza sfilano per la città dando la caccia ai/alle migranti. Gruppi di almeno una ventina di agenti rastrellano e inseguono poche persone che si nascondono o che non sanno nemmeno cosa stia succedendo.
Una disparità di forze terribile e agghiacciante. La città è militarizzata. I controlli si concentrano dapprima nella zona della spiaggia, della stazione e nel lungo Roia. Le persone vengono fermate, alcune chiuse dentro la sala d’attesa della stazione e viene loro tolto il telefono. Verso le 9 del mattino parte il primo autobus pieno di persone senza documenti, pare diretto verso qualche centro vicino a Ventimiglia.
Per tutto il giorno tra la frontiera alta e la città continuano questi rastrellamenti. Vengono fermate le persone che arrivano con il treno da Genova. Altri due autobus partono verso le 13, questa volta la direzione è Genova dove ad aspettarli pare ci siano dei voli della Mistralair, compagnia area delle Poste Italiane, diretti verso i cara di Mineo e di Bari. Gli ultimi due autobus partono, invece, verso le 16 in direzione dell’autostrada. Non è chiara quale sia la loro meta.
La situazione in stazione a Ventimiglia torna alla normalità: nel corso del pomeriggio i rastrellamenti avvengono direttamente a Genova Principe, dove almeno una decina di persone sono state fermate. Dopo il primo giorno di rilancio del piano Alfano la strategia delle autorità appare la stessa di qualche settimana fa: deportare le persone senza documenti presenti a Ventimiglia e bloccare nuovi arrivi in città. Solo che a questo punto il fallimento di questa politica razzista e violenta può essere mitigato dal protagonismo di santa romana chiesa.
In chiesa le assemblee si susseguono, mentre le notizie di quanto accade a Ventimiglia riempiono i media locali e nazionali. Le cronache dicono che le operazioni di polizia scorrono tranquille, come se la pulizia etnica di una città fosse ordinaria amministrazione. Il resto della scena è tutta del vescovo Suetta, sempre pronto alle emergenze, che propone una tendopoli nel giardino del seminario gestita da Croce Rossa e Protezione Civile. Le tendopoli poi diventano tre, ma in realtà si sa ancora poco delle trattative tra Vescovo, Sindaco e Prefetto. Suetta sembra non aver alcun problema a stare allo stesso tavolo dei responsabili delle deportazioni in corso.
I limiti di queste giornate sono evidenti. La scelta dell’assemblea è stata più un’espressione del bisogno di protezione e della volontà di superare il confine, che una scelta politica. Chiesa cattolica e Croce Rossa hanno mostrato un attivismo già visto in passato e stanno continuando a spostare il discorso pubblico sui bisogni, eludendo la questione centrale, quella del confine e della sua chiusura e guardandosi bene dal denunciare violenze e deportazioni, a cui peraltro la CRI ha spesso e volentieri partecipato. Per la polizia la giornata è stata fin troppo tranquilla, con duecento persone protette dalla chiesa non restava che rastrellare le strade prendendo i/le migranti in piccoli gruppi e aspettando quelli/e che arrivavano in stazione.
Restano comunque delle possibilità. Le persone rifugiate in chiesa sono sfuggite alla deportazione e da due giorni sono in assemblea permanente con i/le solidali presenti. Domani si dovrà uscire da quella maledetta chiesa e a quel punto si capirà meglio dove va la determinazione delle persone in viaggio e di chi le supporta e fino a che punto le autorità sono disposte ad arrivare pur di tener fede ai loro propositi razzisti. La strategia del governo è fallimentare, su questo non ci sono dubbi, e le persone continueranno ad arrivare a Ventimiglia e a bruciare il confine, tutti i giorni.
alcune/i solidali di Ventimiglia e dintorni al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera
P.S. mentre finiamo di scrivere queste righe la polizia è entrata dentro la chiesa dove si sono rifugiate le persone senza documenti e ha preso tutte le/gli europee/i solidali. Quindici persone sono state portate nella caserma di polizia e stanno subendo una perquisizione personale ed un identificazione fotodattiloscopica. Seguiranno aggiornamenti.
reparti dei carabinieri sfilano nel centro di Ventimiglia, ha inizio la caccia ai/alle migranti
reparti antisommossa dei carabinieri a guardia dei pullman per le deportazioni
LIBERTÀ PER LE PERSONE IN TRANSITO A VENTIMIGLIA! [ITA/FR]
È scaduto alle 13 di oggi il termine di 48 ore per lo sgombero del campo di fortuna sulle rive del Roia ordinato dal sindaco Ioculano in nome della sicurezza e dell’igiene pubblica. Le circa 200 persone in viaggio hanno deciso di riunirsi in spiaggia, dove è in corso un’assemblea sul da farsi. Il campo di fatto non esiste più, ma nel frattempo a Imperia si sono concentrati 150 uomini delle forze dell’ordine e sono pronti almeno 5 pullman per le deportazioni. Domattina dovrebbe scattare l’operazione di polizia il cui obiettivo annunciato è l’allontanamento con la forza di centinaia di persone dalla città di confine.
Chiediamo a tutte/i le/i solidali di mobilitarsi in solidarietà alle persone in transito a Ventimiglia, per la libertà di circolazione, contro detenzioni e deportazioni. In caso di azione di forza da parte della polizia invitiamo, laddove fosse possibile, a rendere concreta la solidarietà con azioni di blocco della circolazione e di denuncia dei responsabili e dei complici delle deportazioni.
Mentre nel mar Mediterraneo migliaia di persone continuano a morire per riuscire a raggiungere le coste dell’europa, l’accoglienza riservata ai/alle superstiti la vediamo nei territori di confine dove si moltiplicano le violenze e gli sgomberi della polizia, senza che queste riescano a piegare la volontà delle persone in viaggio. A Idomeni come a Calais, a Lampedusa come a Ventimiglia continua la lotta per la libertà di migliaia di uomini e donne. Noi siamo con loro, e non resteremo ferme/i di fronte al nuovo apartheid europeo.
Contro sgomberi e violenze,
estendere la solidarietà, bloccare le deportazioni!
alcuni/e solidali di Ventimiglia
al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera
[FR}
« Aujourd’hui [29 mai] à 13 heures ont pris fin les 48 heures accordées pour l’évacuation du camp de fortune érigé sur les rives de la Roya, ordonné par le maire local au nom de la sécurité et de l’hygiène publique. Les 200 personnes en voyage ont décidé de se réunir sur la plage, où une assemblée est en cours pour décider ce qu’il faudrait faire. De fait, le camp n’existe plus, mais 150 hommes des forces de l’ordre se sont entretemps réunis à Imperia, où 5 bus sont de plus prêts pour les déportations. Demain matin, l’opétation de police dont l’objectif annoncé est l’éloignement par la force de centaines de personnes de la ville-frontière devrait être déclenchée.
Nous appelons tou-te-s les personnes solidaires à se mobiliser en solidarité avec les personnes en transit à Vintimille, pour la liberté de circulation, contre les détentions et les déportations. En cas d’action de force de la part de la police, nous invitons là où cela est possible à rendre concrète la solidarité à travers des actions de blocage de la circulation et de dénonciations des responsables et des complices des déportations.
Tandis que des milliers de personnes continuent de mourir en mer Méditerranée pour parvenir à atteindre les côtes de l’Europe, nous pouvons observer l’accueil réservé aux survivant-e-s sur les territoires de frontières, où se multiplient les violences et les expulsions par la police sans que celles-ni ne parviennent toutefois à faire plier la volonté des personnes en voyage. A Idomeni comme à Calais, à Lampedusa comme à Vintimille, la lutte pour la liberté de milliers d’hommes et de femmes continue. Nous sommes avec elles et eux, et nous ne resterons pas à rien faire face au nouvel apartheid européen.
Contre les expulsions et les violences
étendre la solidarité, bloquer les déportations !
quelques solidaires de Vintimille
aux côtes de celles et ceux qui voyagent, contre toutes les frontières ! »
NUOVO SGOMBERO IN ARRIVO PER I/LE MIGRANTI A VENTIMIGLIA – appello alla solidarietà [ITA]
Il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano ha firmato l’ordine di sgombero del campo di fortuna nato in via Tenda. Quarantotto ore il tempo concesso alle persone in viaggio per andare non si sa bene dove. La motivazione: le precarie condizioni igienico-sanitarie. Il circo mediatico si è riattivato, lo spettacolo può cominciare.
Dopo un mese di rastrellamenti, deportazioni e violenze sono riesplose le contraddizioni delle politiche razziste all’opera sui due lati del confine. Il fallimento del piano Alfano era in realtà già evidente una settimana dopo l’annuncio, quando il 15 maggio almeno duecento tra migranti e solidali sono scesi/e in piazza per protestare contro le violenze della polizia e la chiusura del confine. Secondo le autorità, locali e nazionali, a Ventimiglia quel giorno i/le migranti non ci sarebbero dovuti essere.
E invece nel frattempo sulle rive del fiume Roya, sotto un ponte, è nato un campo di fortuna che ospita tra le cento e le duecento persone in viaggio verso il nord europa. In questo luogo, scelto perché meno esposto alle continue vessazioni delle forze di polizia, migranti e solidali hanno ricominciato a organizzare la propria libertà contro il regime di frontiera. In due settimane, nonostante le difficoltà, l’autogestione dei bisogni ha mostrato come il problema non stia nella dimensione umanitaria della questione, la tanto proclamata “accoglienza”, ma continui a essere la chiusura del confine. Dal primo giorno si sono tenute diverse assemblee, è stata montata una cucina da campo che funziona in autogestione, sono stati creati dei provvisori bagni a secco e ogni mattina dei gruppi autorganizzati procedono alla pulizia del campo, con tanto di raccolta differenziata. Ogni sera gruppi di persone partono in direzione della Francia. Qualcuno ci richiama da oltre confine, qualcuno torna indietro dopo l’ennesimo respingimento.
Tanta la solidarietà degli/delle abitanti del quartiere, che hanno dimostrato di essere ben diversi/e dalla giunta che li/e vorrebbe rappresentare. Ogni giorno donne e uomini dei palazzi adiacenti al campo hanno portano viveri, acqua e beni di prima necessità. È stata chiesta l’istallazione di bagni chimici per ovviare alle ragioni igienico-sanitarie, che oggi sono alla base dell’ordine di sgombero. Ioculano ha invece deciso di seguire la linea dura e, alla luce del fallimento dei disegni totalitari richiesti e annunciati, si assume oggi la responsabilità di nuove, inutili, violenze e deportazioni.
È di qualche giorno fa il ritiro dell’ordinanza che vietava la distribuzioni di cibo e bevande ai/alle migranti in transito, perché “inutile e non rispettata”. Sembrava quasi che il giovane sindaco renziano avesse avuto dei ripensamenti, che le contraddizioni generate da una politica razzista e inumana avessero imposto un cambio di strategia. La sua posizione si chiarisce invece con l’autosopensione di protesta dal partito democratico. Ioculano se la prende con il suo partito perché credeva che la polizia razziale potesse funzionare, che i famosi controlli “a monte” avrebbero risolto il problema, e sembra dire che se non ha funzionato è perché non si è fatto abbastanza. Non ci sono state abbastanza deportazioni, abbastanza rastrellamenti, abbastanza detenzioni…
Quindi l’ordine di sgombero. C’è poco da dire su un atto tanto infame, salvo forse che se l’autorità pensa di risolvere la questione con un pugno di camionette ci sentiamo di garantire che non sarà così. Si dovranno confrontare con la determinazione di migranti e solidali a non farsi determinare dall’alto, e comunque vada non fermeranno il movimento di migliaia di persone che vogliono scegliere liberamente dove andare. Ventimiglia è uno dei tanti luoghi dove si sperimenta l’apartheid globale, dove la guerra in corso si trasforma in caccia ai/alle migranti. Qui come a Lampedusa, Calais, Idomeni e nei tanti luoghi di detenzione e segregazione dei migranti si continua a resistere e lottare per la libertà di tutte e tutti.
A chi lotta contro le frontiere, a chi sostiene i/le migranti in viaggio rinnoviamo l’appello alla solidarietà diffusa. In caso di azioni di forza da parte della polizia è necessario che la risposta sia ovunque ci siano solidali. Ciò che immaginiamo è una risposta collettiva fatta di blocchi della circolazione e azioni dirette su autori e complici del regime di confinamento, diffusi sul territorio e con le pratiche che ogni realtà, più o meno organizzata, vorrà mettere in campo. Oggi al campo si terrà un pranzo collettivo ed un’assemblea di migranti e solidali per decidere come rispondere alla repressione e continuare la lotta contro il confine.
Solidali di Ventimiglia e abitanti della Val Roya invitano inoltre tutte/i a partecipare sabato 18 giugno ad una Critical Mass Breil-Ventimiglia-Menton con l’obiettivo, in una dimensione aperta e popolare, di far convergere la lotta contro le frontiere e quella contro le infrastrutture inutili ed il traffico merci in questa valle di confine. “Bloccare la circolazione per liberare le persone!” le parole d’ordine di una giornata su due ruote che vuole inceppare il dispositivo di confine e disturbare il normale flusso di merci che attraversano questo territorio.
Libertà per tutte/i, con o senza documenti!
Contro sgomberi, violenze e deportazioni:
estendere la solidarietà, rilanciare la lotta!
alcune/i solidali di Ventimiglia e dintorni
al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera
DAL RICATTO UMANITARIO SUL CIBO ALLE VIOLENZE DI OGGI [ITA]
Il sindaco di Ventimiglia ritira l’ordinanza sulla somministrazione di cibo e bevande Quando a luglio scorso il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano emanò un’ordinanza che vietava la somministrazione di cibo e bevande ai migranti in transito sul territorio comunale, diverse voci si levarono a denunciare quello che a tutti gli effetti si configurava come un reato di solidarietà. Mentre al presidio in frontiera la cucina autogestita continuava a funzionare a pieno regime gli unici a subire questo provvedimento furono alcune associazioni islamiche di Nizza, che tutte le sere andavano a distribuire cibo alle persone in stazione. L’ordinanza aveva due principali obiettivi: disincentivare la solidarietà verso le persone in viaggio e designare la Croce Rossa Italiana come gestore unico dell’emergenza. Al campo i suoi effetti furono esattamente opposti: la cucina autogestita venne potenziata e i migranti decisero di non accettare più il cibo dalla stessa organizzazione che collaborava alle deportazioni da Ponte San Luigi al centro di accoglienza in stazione. Dopo lo sgombero del campo la Croce Rossa ritrovava la sua centralità, e ad attaccare il suo ruolo restavano solo un pugno di razzisti infastiditi dalla presenza “straniera” in città. A dicembre si cominciava ad applicare anche a Ventimiglia il cosiddetto “approccio hotspot”. Dato che i centri di identificazione in sud italia non riuscivano a contenere i flussi di persone in arrivo, le identificazioni dovevano poter aver luogo ovunque, anche col ricatto e l’uso della forza. Il centro di accoglienza in stazione diventava un hotspot, l’accesso ai migranti vincolato all’identificazione, alle impronte digitali e alla domanda di asilo sul territorio italiano. Prendeva corpo così il ricatto umanitario di questura e prefettura, complice la Croce Rossa, e l’ordinanza di Ioculano, quasi dimenticata dai più, tornava ad essere di una certa importanza nel dispositivo di frontiera. Per i migranti che giungevano a Ventimiglia quest’inverno la questione si poneva così: se vuoi mangiare e avere un posto dove dormire devi farti identificare, altrimenti per te non restano che la strada e la fame. Ben pochi ovviamente cedevano a tale ricatto, arrivati/e a Ventimiglia per proseguire il proprio viaggio non erano disposti/e a farsi incastrare dalla procedura di Dublino. Tante persone, da dicembre ad oggi, hanno quindi dormito in strada e senza alcun sostegno alimentare salvo quel poco che Caritas distribuisce giornalmente. I/le solidali sul territorio hanno deciso allora di sostenere questa scelta di dignità e cominciare la distribuzione di cibo e coperte sia in stazione che in spiaggia. Queste pericolose attività sono state subito notate dalla stampa, che ne ha fatto un caso. L’amministrazione, come titolava qualche giornale, è rimasta compatta nel condannare queste gravi violazioni agli ordini dell’autorità. La questura ha continuato a identificare chiunque si avvicinasse ai migranti con fare solidale. Nel frattempo si moltiplicavano gli appelli del sindaco Ioculano per la chiusura del centro della CRI e la risoluzione del problema “a monte”. Se il ricatto umanitario non bastava a far desistere i migranti dall’arrivare a Ventimiglia e cercare di oltrepassare il confine, allora bisognava usare la forza. Nessuno lo diceva, ma il succo era questo. La solidarietà verso i migranti continuava, e i pasti condivisi diventavano occasione di incontro e protesta. Arrivato Alfano in città ecco l’annuncio di un piano per svuotare Ventimiglia dalla presenza migrante. Violenze e deportazioni si sono moltiplicate nell’ultimo mese, eppure i migranti sono continuati ad arrivare e a tentare di attraversare il confine. Due settimane fa è nato un campo di fortuna sotto un ponte, un posto brutto, marginale, senza acqua ne elettricità. Il piano Alfano è ufficialmente fallito e le istituzioni locali sono rimaste disorientate. Di nuovo il territorio si è attivato, sono arrivate coperte, cibo e qualche giorno fa è stata montata una cucina da campo, subito autogestita dai migranti. Il 23 maggio infine Ioculano ha ritirato l’ordinanza sul cibo, perchè “non ha avuto alcuna utilità” e “non viene comunque rispettata”. Qui si interrompe la narrazione ed è forse il momento per qualche valutazione sul merito di questo provvedimento e sull’opposizione sociale che ha generato. Inutile per sua stessa ammissione, l’ordinanza che vietava la distribuzione di cibo e bevande ha rappresentato un dispositivo razzista e inumano. Nata per disincentivare i solidali e riconfermare il ruolo della CRI, l’ordinanza è poi stata funzionale al ricatto umanitario che sosteneva l’applicazione del cosiddetto “approccio hotspot”. Falliti entrambi non è rimasta che la violenza pura e semplice. Oggi siamo in una nuova fase, e abbiamo l’impressione che la questione del cibo non sarà più così rilevante. Forse Ioculano, che si è contraddetto decine di volte in questi mesi, lo sa e vuole ripulirsi immagine e coscienza in vista di tempi peggiori. Per chi si oppone al confine la scelta di non riconoscere alcun valore all’ordinanza era scontata. Il fatto nuovo è stata la presa di posizione di tante persone del territorio, che ha messo in imbarazzo l’amministrazione fino al ritiro del provvedimento. Il campo di via Tenda sta ricevendo in questi giorni una solidarietà per nulla scontata. Tante persone stanno portando beni di prima necessità e ci auguriamo che così continui ad essere. Nel frattempo i meccanismi umanitari vengono spezzati dall’autogestione del campo stesso, dove si cucina e si mangia assieme senza bisogno di “distribuzioni”. La Croce Rossa è venuta un paio di volte e ha dovuto constatare a malincuore che il suo intervento non serviva. Ora, concluso questo triste gioco delle parti su un bisogno primario, si tratta di riportare l’attenzione sul problema reale: il regime di confinamento delle persone in viaggio e le violenze che questo genera. Più di duecento persone sono bloccate a Ventimiglia e non passa giorno senza che ci giunga notizia di nuove identificazioni, respingimenti e violenze. Rendere ingestibile il confine, così come è stata resa inutile l’ordinanza sul cibo, è l’obiettivo che in tanti e tante continuiamo a darci. Estendere la solidarietà, per un mondo senza confini! Alcune/i solidali di Ventimiglia al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera
Domenica 13 Maggio: una risposta collettiva al piano Alfano [ITA]
Possiamo dichiarare che il triste tentativo del Ministro Alfano di “ripulire” la città di Ventimiglia, in vista della stagione turistica, è miseramente fallito. La chiusura del centro della Croce Rossa su pressione del Sindaco Ioculano e le continue retate, deportazioni e minacce non sono riuscite a sortire l’effetto sperato: decine e decine di persone tentano ogni giorno di sfidare il dispositivo, arrivano a Ventimiglia, provano a prendere i treni, ad attraversare la frontiera e a resistere alle identificazioni. Il campo che è nato in riva al Roia è la dimostrazione di come la determinazione di migranti e solidali in lotta contro le frontiere non si fermi davanti a minacce ed ultimatum. Insieme si può rispondere, autodifendendosi da rastrellamenti e detenzioni.
Al campo di fortuna sotto il ponte, hanno iniziato ad arrivare sempre più migranti e solidali da varie città italiane e francesi, una rete di solidarietà che è l’espressione dell’esperienza dell’anno passato.
Dalla cucina condivisa, le lunghe assemblee in più lingue, le chiacchiere notturne è emersa la necessità di rivendicare pubblicamente quello che sta succedendo. Nessuno vuole creare un ghetto dove nascondersi dalle retate della polizia, quanto piuttosto il punto di partenza di un percorso. E proprio dal campo siamo partiti domenica per raggiungere il centro di Ventimiglia, per smettere di essere invisibili e per denunciare tutti/e insieme quello che sta succedendo in città. Circa 200 migranti supportati dai/dalle solidali provenienti da molte città italiane e dalla Francia hanno manifestato nella piazza del comune presidiato da un grande schieramento di forze dell’ordine. Quello stesso municipio su cui spicca un’ipocrita striscione che chiede “verità per Giulio Regeni”, ma allo stesso tempo ospita il consiglio comunale che vieta di distribuire cibo ai migranti. Per quasi due ore si sono susseguiti interventi a sostegno della lotta da parte dei/delle solidali e tante testimonianze dirette di chi si scontra in prima persona contro il sistema della Fortezza Europa. Dalla terribile situazione in Libia fino all’arrivo in Europa è una continua lotta contro polizia, militari, leggi assurde, botte, torture, arresti, identificazioni, deportazioni e rischio di espulsione. Ma queste testimonianze non sono una lamentela: sono un desiderio irrefrenabile di Libertà: di potersi muovere oltre confini e barriere e di determinare la propria vita al di là di un pezzo di carta o di uno status giuridico. Un’energia che ci spinge a continuare ad organizzarci e a lottare!
Gli striscioni e cartelli portati dai/dalle migranti erano chiari: “no one is illegal”, “where is freedom”, “stop fighting against migrants” o ancora “siamo venuti per la pace e la libertà, basta con torture e deportazioni”. La denuncia e la protesta era chiara; sia nel richiedere libertà di movimento sia nel denunciare le violenze della polizia e la paura dei rastrellamenti che vorrebbe far vivere centinaia di persone come fuggiaschi/e, ed ancora la complicità del comune di Ventimiglia con il piano alfano. Il luogo prescelto per il presidio non era casuale: davanti alla sede di un comune che si occupa solo delle lamentele dei commercianti e vuole i migranti fuori dalla città, e alla sede delle Poste Italiane che con la propria compagnia aerea, Mistralair, deportano i/le senza documenti.
Diversi sono stati anche i ventimigliesi che, nonostante la campagna di criminalizzazione portata avanti contro migranti e cosiddetti “No Borders”, si sono fermati ad ascoltare per capire la reale situazione. Durante il ritorno al campo non sono mancate le provocazioni della polizia con spintoni e uso della forza contro lo spezzone della Clown Army che chiedeva documenti agli stessi poliziotti. Forse una settimana di arresti, deportazioni, botte e minacce non è bastata a chi pensava di fermare il flusso persone che provano ad attraversare la frontiera di Ventimiglia. Sappiamo che quanto avvenuto fino ad ora potrà ripetersi, è per questo che invitiamo tutti a stare al fianco di chi viaggia.
La libertà è dove ci si organizza insieme!
alcune/i solidali a Ventimiglia
al fianco di chi viaggia, contro ogni frontiera