VENTIMIGLIA: COSA SUCCEDE IN CITTA’ [ITA] VINTIMILLE: CE QUI SE PASSE EN VILLE [FR]

Negli ultimi giorni i media hanno ricominciato a parlare di ciò che accade al confine tra Italia e Francia.
Le parole sono sempre le stesse: “invasione”, “crisi”, “emergenza”, ecc. Leggendo i giornali si ha l’impressione che il “problema migranti” sia improvvisamente riemerso dal nulla, come se in questi mesi a Ventimiglia non si fossero più viste persone in viaggio. La verità è che i migranti non sono tornati, semplicemente il flusso non si è mai interrotto.

Ventimiglia è zona di frontiera: in tanti hanno continuato e continuano ad arrivare per provare ad attraversare il confine. E così non si ferma la caccia ai migranti lungo tutta la Costa Azzurra, continuano i respingimenti e le deportazioni, non si ferma il lavoro dei passeur. Insomma, il dispositivo di confine continua a funzionare a pieno regime. E a subirlo è soprattutto chi non ha la disponibilità economica per garantirsi un passaggio tramite trafficanti di esseri umani.

Il numero di persone che dorme all’addiaccio in stazione aumenta di giorno in giorno. In tanti scelgono infatti di non accettare l’“accoglienza” offerta dal centro della Croce Rossa. Come mai? Perché da dopo gli attentati di Parigi l’accesso al centro è vincolato al rilevamento delle impronte digitali, così come previsto dall’infame Regolamento di Dublino, secondo cui i migranti devono essere identificati – se necessario, anche con l’uso della forza – e presentare domanda di protezione internazionale nel primo paese d’approdo. Per chi è in transito l’ingresso nel centro della Croce Rossa comprometterebbe quindi la possibilità di richiedere asilo altrove, fuori dall’Italia, così come desiderato dalla stragrande maggioranza delle persone in viaggio.

L’accoglienza offerta dalla Croce Rossa non è neutrale: l’istituzione non svolge un ruolo meramente umanitario ma è un attore chiave del governo delle migrazioni. In cambio di un pasto caldo e una brandina, viene intensificato il controllo su chi è in transito. Capirlo è piuttosto intuitivo, basterebbe infatti affacciarsi all’ingresso del centro e vedere i poliziotti che lo presidiano. Non è allora esagerato ridefinire come ricatto umanitario il lavoro svolto dalla Croce Rossa.

E se molta gente dorme in stazione, senza cibo salvo quel poco che Caritas e solidali più o meno organizzati riescono a fornire, ad aggravare la situazione vi è inoltre l’ordinanza emanata dal sindaco Ioculano che vieta di condividere del cibo coi migranti sul territorio del Comune di Ventimiglia. Uno dei titoli più interessanti delle scorse settimane enunciava: «I No Borders sfamano i migranti. Compatta l’amministrazione “Faremo valere l’ordinanza”». Interessante perché grottesco, impreciso e chiarificatore al contempo. Per Ioculano e l’amministrazione comunale guidata dal Partito Democratico condividere un pasto con le persone in viaggio è una pratica da sanzionare, chi lo fa va fermato, multato e criminalizzato. La solidarietà va repressa perché permette che i migranti possano sfuggire al ricatto umanitario, autodeterminarsi e magari pure organizzarsi contro il confine. Ciò mostra la dimensione assolutamente grottesca del potere, che si accanisce in modo esplicitamente razzista verso il più umano dei gesti, quello di condividere del cibo, svelando al contempo la forza potenzialmente sovversiva della solidarietà in questi tempi sempre più bui.

Di fronte alla resistenza dei migranti, Ioculano, il giovane e sorridente sindaco renziano, sa che un’ordinanza non può né potrà comunque bastare. A parer suo il problema va risolto “a monte”, espressione diplomatica per dire che alle persone andrebbe fisicamente impedito di raggiungere Ventimiglia, negando loro la libertà di circolazione anche all’interno del territorio nazionale. Chiediamoci allora dove sia “a monte”: in un hotspot, in un CIE, in un campo profughi in Turchia, in una prigione in Libia? Sicuramente lontano dai nostri occhi. D’altronde non si può certo permettere che la quiete della mite cittadina rivierasca sia turbata da orde di migranti…il turismo ne risentirebbe! Quello che Ioculano e più in generale le classi dirigenti nazionali ed europea non ci dicono è che un tale obiettivo può essere raggiunto solamente al prezzo di deportare e detenere in massa centinaia di migliaia di persone: precisamente ciò che hanno cominciato a fare.

E poi i “No Borders”. Che fanno cose, danno cibo, si assembrano, organizzano presidi, manifestano. Insieme agli immigranti clandestini, categoria contro la quale il potere ha buon gioco nell’organizzare la paura con lo scopo di deresponsabilizzarsi. Ancora oggi sulla stampa, leggiamo cose mai successe: allontanamento di attivisti, sgomberi di presunti accampamenti. Fantascienza pura creata ad arte per agitare e spaventare gli animi. Falsità per alimentare la tensione e spostare il problema. Sentiamo allora l’esigenza di fare chiarezza: i No Borders non esistono, o se esistono sono ben più di quei gruppuscoli di cui parla la stampa locale. No Borders è un’attitudine etica condivisa da un vastissimo movimento di persone, che – ovunque, dalle isole greche al Brennero, da Lampedusa a Calais, ma anche in Australia, in Marocco o in Messico – ha consapevolmente scelto di sfidare i confini imposti dal potere e affermare la libertà di movimento per tutte e tutti. Sono No Borders i migranti che tutti i giorni attraversano le frontiere della Fortezza Europa, sono No Borders tutte le persone che, ciascuna a proprio modo, supportano il loro viaggio. In altre parole, No Borders è una scelta di parte che tutte e tutti possiamo compiere.

Questo e tanto altro succede oggi a Ventimiglia e non solo.

La solidarietà è la nostra arma, usiamola!

alcune/i solidali di Ventimiglia e dintorni
dalla parte di chi viaggia, nemici delle frontiere

E perchè no, anche i migranti!

E perchè no, anche i migranti!

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VINTIMILLE: CE QUI SE PASSE EN VILLE

Ces derniers jours, les médias ont recommencé à parler de ce qui se passe à la frontière franco-italienne.

Les mots sont toujours les mêmes: “invasion”, “crise”, “urgence”, etc. En lisant les journaux, on a l’impression que le “problème migrants” a subitement resurgi de nulle part, comme si pendant ces mois on n’avait plus vu de personnes en voyage à Vintimille. La vérité est que les migrants ne sont pas revenus: pour cause, le “flux” de gens n’a jamais cessé.

Vintimille est une zone frontalière: beaucoup ont continué et continuent à arriver ici pour essayer de passer la frontière. La chasse aux migrants dans toute la Côte d’Azur ne s’arrête pas, les refoulements et les déportations continuent, le travail des passeurs ne s’arrête pas non plus. En somme, les dispositifs aux frontières continuent à tourner à plein régime, et s’applique avant tout à qui n’a pas les moyens de s’offrir un passage par le biais de trafficants d’êtres humains.

Le nombre de personnes qui dorment à la gare augmente de jour en jour. Nombreux choisissent de ne pas accepter “l’accueil” du centre de la Croix Rouge. Mais pourquoi ? Depuis les attentats de Paris, l’accès au centre est soumis à la prise d’empreintes digitales, comme le prévoit le règlement de Dublin, selon lequel les migrants doivent être identifiés -si nécessaire, par contrainte physique- et présenter leur demande d’asile dans le premier pays d’arrivée en Europe. Pour la grande majorité des personnes en transit ici, un passage par le centre de la Croix Rouge compromettrait le rêve d’une possible protection ailleurs, hors d’Italie.

L’accueil offert par la Croix Rouge n’est pas neutre: l’institution ne suit pas un rôle purement humanitaire mais constitue un acteur de la gestion des migrations. En échange d’un repas et d’un lit de camp, ceux qui sont en transit doivent accepter un contrôle renforcé. Comprendre ceci est plutôt élémentaire, pour peu que l’on se rapproche de l’entrée du centre et qu’on y voit les policiers qui y président. Il ne semble alors plus excessif de redéfinir comme un chantage humanitaire le travail effectué par la Croix Rouge.

Et alors que tant de gens dorment à la gare, sans nourriture sauf le peu que Caritas et quelques solidaires plus ou moins organisés sont capables de leur fournir, la situation est aggravée par l’ordonnance émanant du maire Ioculano et interdisant de partager toute nourriture avec les migrants sur le territoire de la commune de Vintimille. Un des titres les plus intéressants dans la presse des derniers jours annonçait : “les noborders donnent à manger aux migrants. La municipalité unanime: “nous allons faire respecter l’ordonnance”. Intéressant mélange d’absurdité, d’imprécision et de clarté. Pour Ioculano et l’administration municipale menée par le Parti Démocratique, partager un repas avec les personnes en voyage est une pratique à sanctionner, et ceux qui l’enfreignent doivent être poursuivis, amendés et criminalisés. La solidarité doit être réprimée parce qu’elle donne la possibilité aux personnes migrantes d’échapper au chantage humanitaire, de pouvoir décider pour elles-mêmes, et peut-être de s’organiser contre la frontière. Cette histoire nous révèle la dimension absolument grotesque du pouvoir qui s’acharne de façon explicitement raciste contre le plus humain des gestes, celui de partager ce que l’on a à manger, et rappelle en même temps la force potentiellement subversive de la solidarité dans cette période toujours plus sombre.

Face à la résistance des migrants, Ioculano, le jeune maire souriant au style renzi, sait qu’une ordonnance ne peut et ne pourra être suffisante. Selon lui, le problème se résoudra “en amont”, expression diplomatique pour dire que ces personnes devraient être physiquement empêchées de rejoindre Vintimille, niant leur liberté de circulation à l’intérieur même du territoire national. Demandons-nous alors quel sera cet “amont” : un hotspot, un CIE, un camp d’exilés en Turquie, une prison en Lybie ? Une seule certitude: loin de notre regard. Pas question de laisser troubler l’ordre et la tranquillité citadine de la Riviera par les migrants… le tourisme s’en ressentirait! Ce que Ioculano et plus généralement les classes dirigeantes nationales et européenne ne disent pas, c’est qu’un tel objectif ne peut être atteint que si l’on accepte de déporter et détenir en masse des centaines de milliers de personnes: précisément ce qu’ils ont commencé à faire.

Ensuite viennent les No Borders. Ils font des choses, donnent à manger, se rassemblent, organisent des camps, manifestent. Tout ceci avec des immigré-es clandestin-es, catégorie contre laquelle le pouvoir a beau jeu d’organiser la peur afin de se déresponsabiliser. Aujourd’hui encore dans la presse, on peut lire: dispersion d’activistes, expulsion de campements présumés. Pures fantaisies créées dans le but d’agiter et d’effrayer les esprits. Mensonges pour alimenter la tension et détourner l’attention des problèmes réels. Nous ressentons le besoin d’apporter des clarifications: les No Borders n’existent pas, ou s’ils existent, ils sont bien plus que ces groupuscules qu’évoque la presse locale. No Borders est une attitude éthique partagée par un très large mouvement de personnes qui, partout depuis les îles grecques jusqu’à Brennero, de Lampedusa à Calais, mais encore en Australie, au Maroc ou au Mexique, a consciemment décidé de combattre les frontières imposées par le pouvoir et affirmer la liberté de mouvement pour toutes et tous. Sont No Border les migrants qui tous les jours traversent les frontières de la Forteresse Europe, comme le sont aussi toutes les personnes qui, chacun-e à sa manière, soutiennent leur voyage. En d’autres termes, No Border est un choix partisan, l’affirmation d’un engagement que toutes et tous nous pouvons partager.

Voilà un peu de ce qui se passe aujourd’hui, à Vintimille et ailleurs.

La solidarité est notre arme, prenons-la !

Quelques solidaires de Vintimille et des alentours, de la part de qui voyage, contre toutes les frontières